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María del Carmen Barrios Giordano ed Edgar Alejandro Hernández
Leggi i suoi articoliIn un lungo post pubblicato sul suo blog il 2 aprile Hilda Trujillo Soto, vicedirettrice e poi direttrice dei musei Diego Rivera Anahuacalli e Frida Kahlo di Città del Messico dal 2002 al 2020, ha accusato l'ente che gestisce entrambi i musei di cattiva amministrazione e di negligenza. L'accusa più grave mossa da Trujillo Soto è che nel 2009 e nel 2013, a fronte della presentazione di prove che alcune opere appartenenti alla Casa Azul, il museo dedicato a Kahlo, potevano essere state rubate e vendute a collezionisti privati negli Stati Uniti, i trustee hanno chiuso un occhio.
Le opere di Rivera (1886-1957) e Kahlo (1907-54) occupano un posto d’onore nell’immaginario messicano e godono di una protezione speciale ai sensi della legge messicana: in quanto «monumenti artistici della Nazione», possono essere acquistate e vendute all'interno del Messico, ma possono lasciare il Paese solo temporaneamente, a meno che l’Instituto de Bellas Artes y Literatura (Inbal) non rilasci una speciale licenza d’esportazione.
Il 3 aprile l’Inbal ha diffuso una dichiarazione in risposta alle accuse di Trujillo Soto in cui chiarisce di non aver rilasciato permessi per «esportazioni definitive» di opere di Rivera o di Kahlo. Oltre allo status giuridico speciale delle loro opere, nel 1955 Rivera affidò le collezioni del Museo Anahuacalli e della Casa Azul a un trust gestito dalla banca centrale messicana, il Banco de México (Banxico). Rivera incaricò il trust (Fideicomiso de los Museos Diego Rivera y Frida Kahlo) di gestire i musei e di conservarne collezioni «per il popolo messicano», trasferendogli a tal fine i diritti d’autore sulla sua opera e sulle opere di Kahlo conservate nella Casa Azul.
Alla morte di Rivera la sua mecenate di lunga data, Dolores Olmedo, ottenne il controllo del comitato tecnico, l’organo direttivo del fondo fiduciario e ricoprì la carica di direttrice di entrambi i musei fino alla sua morte, avvenuta nel 2002. Le succedette come direttore generale dei musei il figlio, Carlos Phillips Olmedo. Nello stesso anno il trust assunse Trujillo Soto affidandole il ruolo di vicedirettrice e nel 2009 la promosse a direttrice. «So da tempo che diverse opere di Frida Kahlo sono scomparse dalla Casa Azul, afferma Helga Prignitz-Poda, storica dell’arte tedesca, grande esperta di Frida Kahlo e cocuratrice del suo catalogo ragionato. Vorrei ringraziare Trujillo Soto per aver portato alla luce questa vicenda».
Anche Linda Downs, ex direttrice esecutiva della College Art Association (Caa) di New York e specialista di Rivera, ha confermato a «The Art Newspaper» di essere venuta a conoscenza nel 2014 della scomparsa di quaderni e schizzi di Rivera dall’archivio della Casa Azul. I rappresentanti della Casa Azul non hanno risposto alle richieste di commento sulle opere mancanti dalla collezione e dall'archivio. Trujillo Soto ha ribadito a «The Art Newspaper» i dettagli del suo post sulle opere mancanti.
In una risposta pubblica a Trujillo Soto il 3 aprile, il trust ha rilasciato una dichiarazione in cui, tra l'altro, si afferma che «la persona che oggi muove queste accuse non ha mai presentato una denuncia formale durante la sua collaborazione professionale con il trust. Al contrario, il suo contratto è stato risolto dopo che sono state riscontrate irregolarità nella sua amministrazione e per aver avvantaggiato terzi con i beni sotto la sua custodia».
«Irregolarità amministrative»
A ottobre 2020 Phillips Olmedo e i trustee informarono Trujillo Soto che il suo ruolo di direttrice era ormai superfluo e diramarono un comunicato stampa in cui la nominavano consulente per progetti speciali. A febbraio 2021 Trujillo Soto ha citato in giudizio il trust, sostenendo di non aver più ricevuto lo stipendio. Secondo il suo avvocato, María del Rocío Pecina Castro, la controversia è ora pendente dinanzi alla Settima Sezione del Tribunale Federale di Conciliazione e Arbitrato del Messico. «Se avvantaggiare terzi significa assumere specialisti qualificati e non cercare di fare tutto internamente, allora sì, è quello che faccio», ha dichiarato Trujillo Soto a «The Art Newspaper». Alla domanda sulle presunte irregolarità nella sua amministrazione, ha risposto: «Che le dimostrino».
Al centro delle accuse di negligenza e di cattiva gestione mosse da Trujillo Soto nei confronti del trust e dei musei vi sono due episodi distinti che farebbero pensare al furto di alcune opere della Casa Azul.
Il primo riguarda il diario tenuto da Kahlo negli ultimi dieci anni di vita. Era stato esposto alla Casa Azul fino al 2003, quando, secondo Trujillo Soto, Phillips Olmedo lo avrebbe rimosso dalla sua teca e riposto in una cassaforte in un bagno della Casa Azul. Nel 2009 il museo acquistò nuove attrezzature che richiedevano lo spostamento della vecchia cassaforte. Trujillo Soto chiamò un fabbro per aprire la cassaforte, il cui contenuto venne poi inventariato dal personale. Confrontando il diario con la sua riproduzione, il personale si rese conto che mancavano sei fogli. Dai documenti che Trujillo Soto include nel suo post, ed esaminati da «The Art Newspaper», risulta che lei informò immediatamente dell’accaduto il trustee di Banxico nel comitato tecnico, José Luis Pérez Arredondo, dimessosi da Banxico lo scorso anno come responsabile degli audit interni. Pérez Arredondo non ha risposto alle ripetute richieste di commento.
Secondo Trujillo Soto, Phillips Olmedo, allora direttore generale, era nella Casa Azul quando il personale si accorse della mancanza delle pagine dal diario. Anche Phillips Olmedo non ha risposto alle ripetute richieste di commento da parte di «The Art Newspaper». Nel 2018 una ristrutturazione interna ha posto il comitato tecnico sotto la supervisione del nuovo Ufficio per l’Educazione Finanziaria e lo Sviluppo Culturale di Banxico, guidato da Jessica Serrano Bandala. Secondo Trujillo Soto, l'incidente relativo alla scomparsa dei fogli del diario fu comunicato a Serrano Bandala; alle ripetute richieste di commento da parte di «The Art Newspaper» neppure Serrano Bandala ha dato risposta e così pure Luis Rodrigo Saldaña Arellano, l’attuale trustee di Banxico presso il comitato tecnico. La sorte dei sei fogli del diario è a tutt’oggi ignota.
Il secondo episodio descritto nel post di Trujillo Soto risale al 2013. Nel 2011-12, Phillips Olmedo, allora direttore generale, assunse ricercatori esterni per confrontare con le collezioni dei musei l’inventario autenticato da Rivera del 1957 degli oggetti presenti sia nell’Anahuacalli che nella Casa Azul. Secondo Trujillo Soto, quando i ricercatori consegnarono i loro risultati a Phillips Olmedo e a José Luis Pérez Arredondo, i dati raccolti suggerivano che molte opere dell'inventario del 1957 erano scomparse e che i registri delle aste indicavano che erano state vendute negli Stati Uniti. Né Pérez Arredondo né Phillips Olmedo hanno risposto alle ripetute richieste di commento di «The Art Newspaper» su questa indagine interna. Secondo Trujillo Soto, anche Serrano Bandala è venuto a conoscenza dei risultati dell’indagine tra il 2018 e il 2020. Serrano Bandala e Saldaña Arellano non hanno risposto alle ripetute richieste di commento di «The Art Newspaper» sugli oggetti mancanti custoditi dal trust.
Che cosa manca all’appello
Tra gli oggetti di Kahlo mancanti elencati nell’inventario di Rivera del 1957 figurano il dipinto «Frida en llamas» (Frida in fiamme) del 1954, il dipinto «Congreso de los pueblos por la paz» (Congresso dei popoli per la pace) del 1952, «La Libertad Americana» (La libertà americana), un'opera su carta senza data, il disegno «El sol se asomó a la ventana» (Il sole fece capolino dalla finestra) del 1932 e quattro opere a matita su carta senza data: «Retrato de Irene Bohus» (Ritratto di Irene Bohus), «Dibujo para una cervecería» (Disegno per una birreria), «Fantasía de una estufa (La casa en llamas)» (Fantasia di una stufa. La casa in fiamme) e «Dibujo drolático (Objeto de partes) «Disegno bizzarro (Oggetto composto da parti)»; il disegno del 1935 «Mi chata ya no me quiere» (La mia piccola non mi ama più); il disegno del 1936 «Dibujo estudio para “Mis abuelos, mis padres y yo”» (Studio per “I miei nonni, i miei genitori ed io”); e una stampa e otto prove della litografia del 1932 «El aborto», una delle quali reca la scritta «19a» e «últimas pruebas» (prove finali).
Secondo Trujillo Soto tutte queste opere sono state probabilmente vendute attraverso la galleria newyorkese Mary-Anne Martin Fine Art, specializzata in arte moderna messicana e latinoamericana. Il 4 aprile il sito web della galleria è rimasto per diverse ore inaccessibile. È poi tornato online e la pagina dedicata a Kahlo riporta le sue date, ma nessun’altra informazione o inventario. In precedenza il sito aveva elencato almeno due delle opere presumibilmente scomparse dalla Casa Azul: «Frida en llamas» (con il titolo «Autorretrato de un girasol») e «La Libertad Americana». Martin non ha risposto alle ripetute richieste di commento da parte di «The Art Newspaper». Sofía Lacayo Remy, ex dipendente della galleria, ha dichiarato a «The Art Newspaper» di aver trattato diverse opere su carta di Kahlo, tra cui stampe di «El aborto», tra il 1996 e il 2001. Secondo Lacayo Remy, in quegli anni la galleria non ha consultato l’inventario di Rivera del 1957 per le ricerche sulla provenienza.
Le affermazioni di Trujillo Soto arrivano in un momento in cui il trust sta finalizzando gli accordi di prestito per la mostra «Frida: The Making of an Icon», in programma al Museum of Fine Arts di Houston (Mfah), che aprirà il 18 gennaio 2026, per poi trasferirsi alla Tate Modern di Londra. In risposta a una richiesta di informazioni sulle accuse di Trujillo Soto, un portavoce del Mfah ha dichiarato: «Non possiamo conoscere le attività delle precedenti amministrazioni della Casa Azul. Siamo rimasti impressionati dalla professionalità e dall'impegno dell'attuale amministrazione». Un portavoce della Tate dal canto suo ha dichiarato: «Non spetta alla Tate fare commenti su un’altra organizzazione».