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Letizia Riccio
Leggi i suoi articoli«Stile Arbasino. Ascoltare gli italiani» è il titolo del convegno, con la proiezione di un docufilm, e della mostra dedicata allo scrittore Alberto Arbasino aperta a Palazzo Firenze, nella sede romana della Società Dante Alighieri della quale fu a lungo vicepresidente. L’esposizione (fino al 23 dicembre e poi dal 7 al 21 gennaio 2026), curata da Valeria Noli, contiene un sunto della densa storia arbasiniana, fra lettere, manoscritti, edizioni pregiate dei suoi volumi, un video Rai nel quale intervista Jorge Luis Borges, foto al fianco dei protagonisti del Novecento, come Andy Warhol, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini; e l’allestimento scenografico del suo angolo di lavoro, il cui originale è custodito nella sala a lui intitolata presso il Gabinetto G.P. Vieusseux di Firenze. A questa storica istituzione toscana (fondata nel 1820), Alberto Arbasino (Voghera, Pavia, 1930-Milano, 2020) ha donato alcuni arredi, (fra i quali, quadri di Giosetta Fioroni, Toti Scialoja, Antonietta Raphaël e altri artisti novecenteschi) e l’intero archivio. Una parte di questo materiale, nel 2022, è divenuto un’esposizione permanente presso la sede del Gabinetto. Mentre, per il 2027, il direttore del Gabinetto, Michele Rossi, ha annunciato un grande evento dedicato ad Arbasino, in coincidenza con la fine della sistemazione del corposo archivio.
L’allestimento della mostra romana e la sua inaugurazione sono state l’occasione per la firma di una convenzione tra la Società Dante Alighieri e il Gabinetto Vieusseux, che è stata siglata nel corso dell’incontro dedicato ad Arbasino. Più che di un convegno, benché seguìto dalle numerosissime sedi della Dante sparse in tutto il mondo, si è trattato di un incontro fra amici, ognuno dei quali ha portato la sua testimonianza, il suo ricordo speciale di una figura tanto popolare e amata quanto contraddittoria. Il presidente della Società Dante Alighieri, Andrea Riccardi, ha parlato di «una mostra che restituisce in maniera viva la figura di Alberto; per lui la lingua era un laboratorio e la sua presenza alla Dante era assidua. Speriamo che gli editori comprendano l’importanza di ripubblicare le sue opere». La nipote (figlia del fratello Mario), Silvia Arbasino, è intervenuta portando il ricordo di «zio Nino»: «Solo lo scrittore era Alberto, per la famiglia e per chi lo conosceva a Voghera era Nino. Era uno zio presente, anche se quando ero piccola ne avevo soggezione. Tutti gli anni veniva a Milano per la Prima della Scala e poi cenava a casa nostra. E ogni domenica alle 18 c’era la telefonata con mio padre e i familiari». La sindaca di Voghera, Paola Garlaschelli, ha ricordato l’istituzione di un premio della città intitolato ad Arbasino, giunto alla seconda edizione, la cui sezione giovanile ha visto la partecipazione delle scuole. Racconta Garlaschelli: «Un gruppo di studenti ha persino creato un rap sulla casalinga di Voghera, definizione coniata da Arbasino. Il premio, insieme al docufilm Rai girato nella nostra città, ha fatto riscoprire, soprattutto ai giovani, l’attualità del lavoro dello scrittore».
Il docufilm citato dalla sindaca è «Stile Alberto», scritto e diretto da Michele Masneri e Antongiulio Panizzi e prodotto da Rai Cinema. Il film è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2025 e, durante i giorni dei Festival, trasmesso su Rai3; ora è reperibile su Rai Play e nei prossimi mesi verrà proiettato in alcune sale italiane, a partire dalla Cineteca di Bologna. Si tratta di un ritratto postumo e ironico, con la voce narrante di Masneri, rappresentante di quello che egli stesso definisce «arbasinismo», ovvero una vera adorazione per Alberto Arbasino (che il regista ha conosciuto e frequentato) e per le sue produzioni letterarie: da Fratelli d’Italia , nelle varie edizioni e riscritture, a La bella di Lodi, libro dal quale venne tratto un film di Mario Missiroli con Stefania Sandrelli, solo per citarne un paio. Ma il pubblico dello scrittore apprezzava soprattutto il suo stile, nella letteratura e nella vita, a metà tra i salotti mondani e la scrittura elevata di Carlo Emilio Gadda, autore venerato da Arbasino. Il ritratto contenuto in «Stile Alberto» unisce i vari aspetti della personalità poliedrica, arguta e mai banale di Arbasino; sino all’epilogo a Voghera, con il regista e la nipote Silvia di fronte alla tomba che contiene le spoglie di Nino, morto nel marzo 2020 e tumulato senza familiari e senza funerale per via delle restrizioni della pandemia, proprio lui che aveva lasciato disposizioni minuziose per la sua morte e persino regali ai suoi amici più cari.
Una veduta della mostra «Stile Arbasino. Ascoltare gli italiani», Roma, Palazzo Firenze