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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliL’arte mediorientale è kitsch? L’Institut des Cultures d’Islam si pone l’interrogativo attraverso una quindicina di artisti originari di Marocco, Siria e Turchia, nella mostra «Kitsch ou pas kitsch?», aperta fino al 17 gennaio.
Se spesso si usa definire kitsch le creazioni contemporanee di artisti mediorientali, la questione è molto più complessa. C’è un’arte infatti che rivendica quelle paillette, quei colori shock e quel cattivo gusto e li trasforma in arma politica.
«Queste opere ci fanno riflettere sui motivi che ci spingono a definire qualcosa come kitsch. Ma l’uso del termine è diverso in Occidente e in Oriente, spiega la curatrice della mostra, Victoria Ambrosini-Chenivesse. Il kitsch è più del cattivo gusto orientale presunto dagli occidentali. È un rovesciamento estetico, un capovolgimento politico. È, come dire, un’estetica popolare che permette agli artisti di elaborare un discorso politico».
La Nefertiti del franco-marocchino Mehdi-Georges Lahlou, che gioca a ribaltare le icone, ha perso la sua leggendaria bellezza. L’iraniana Sissi Farassat applica luccicanti paillette sui passaporti, mentre Shirin Aliabadi punta il dito contro le mode estetiche delle giovani di Teheran realizzando ritratti pop di finte bionde col cerottino sul naso e il foulard sui capelli. Della libanese Lara Baladi è esposto «Oum El Dounia» («madre della terra»), arazzo parodia delle cartoline orientali.
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