Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Giusi Diana
Leggi i suoi articoliA un anno esatto (era il 31 ottobre del 2024) dalla proclamazione di Gibellina (Tp) a prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea, siamo tornati per vedere come ci si sta preparando allo storico appuntamento del 2026. A influire sulla decisione della Giuria il fatto di essere stata una città pioniera di ciò che oggi definiamo «rigenerazione urbana», ma per comprendere meglio le criticità attuali bisogna analizzare i numeri. A Gibellina, che è un piccolo paese di 3.690 abitanti, sono presenti due musei (uno è il Museo Civico d’Arte contemporanea, ossia il Mac, l’altro è il Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi) e ben 5.365 opere d’arte, tra quelle esposte e conservate nei depositi (dati aggiornati a giugno 2024). Solamente le sculture e le installazioni, spesso monumentali, nelle piazze e negli spazi all’aperto sono circa 70, e richiedono una manutenzione ben pianificata, pena il degrado.
Il Mac intitolato a Ludovico Corrao espone 400 opere distribuite in otto sale e si estende su una superficie di 2.500 metri quadrati, ma per mancanza di fondi continua a non avere un direttore o un curatore scientifico. Alcune opere d’arte sono in realtà delle architetture monumentali (la «Stella», il «Meeting» e il Teatro di Consagra, ma anche il «Cretto» di Burri) e come tali presentano tutte le problematiche connesse al degrado dei materiali (calcestruzzo e ferro) con cui sono state costruite le periferie delle città italiane a partire dagli anni ’70. Come ci ha raccontato il sindaco Salvatore Sutera, con un finanziamento regionale si sta mettendo in sicurezza una delle cinque piazze del Sistema delle Piazze di Laura Thermes e Franco Purini, e si interverrà sul monumento di Giuseppe Uncini, oltre a collocare una nuova segnaletica per il «Cretto» di Burri; inoltre si procederà con l’efficientamento energetico del Palazzo Di Lorenzo di Francesco Venezia, dove la galleria superiore verrà chiusa con delle grandi vetrate. A breve partiranno anche i lavori per la nuova illuminazione delle opere d’arte all’aperto. Questo è ciò che si riuscirà a fare, se tutto va bene, entro la fine dell’anno, mentre l’Info point nell’Ex chiesa di Santa Caterina, a 200 metri dal «Cretto» di Burri a Gibellina Vecchia, è già stato riaperto.
Dopo oltre 50 anni dall’edificazione della città nuova, senza interventi finanziari costanti nel tempo volti alla pianificazione di una campagna di restauro e manutenzione, da parte delle istituzioni preposte (Regione Sicilia e Libero Consorzio comunale di Trapani), il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il mantenimento di una tale mole di opere d’arte e strutture architettoniche è troppo gravoso per le risorse di un piccolo Comune, come sottolineano in molti. Intanto il 10 ottobre un milione di euro sono stati stanziati per Gibellina Capitale dall’Assemblea regionale siciliana, nell’ambito della «manovra quater», finalizzandoli proprio a interventi di carattere permanente, ed è stato indetto un bando regionale rivolto alle scuole siciliane per attività didattiche sull’arte contemporanea a Gibellina.
Abbiamo intervistato Andrea Cusumano, docente, artista ed ex assessore alla Cultura del Comune di Palermo, direttore artistico di Gibellina Capitale dell’arte contemporanea.

L’interno dell’ex Chiesa Gesù e Maria e centro sociale di Nanda Vigo (1979-80) a Gibellina (Tp) restaurato
A Gibellina quali edifici sono già stati recuperati, tra quelli che ancora versano in stato di degrado?
È stata già recuperata l’ex Chiesa di Gesù e Maria di Nanda Vigo (con fondi del MiC per Gibellina Capitale, Ndr), che in realtà Vigo aveva pensato come sede della Proloco. Venne trasformata in chiesa in attesa che partissero i lavori di costruzione della chiesa progettata da Ludovico Quaroni ed è rimasta abbandonata e chiusa per 30 anni. Tolte le superfetazioni, è tornata allo stile brutalista originario e verrà trasformata nel luogo delle residenze, ma la vedo bene anche come luogo da destinare alle performance. Giorgio Andreotta Calò, che è un mio collega dell’Accademia di Venezia, verrà qui con i suoi studenti e produrrà un suo lavoro. E darà così il via a un percorso. Dal 2027 offriremo lo spazio dell’ex Chiesa di Gesù e Maria di Nanda Vigo alle Accademie italiane, come luogo di residenze. Ne ho già parlato con l’Accademia di Belle Arti di Palermo e vorrei proseguire con Catania, Napoli e Catanzaro, per iniziare da quelle del Sud. Il Comune non è in grado di gestire tutti questi spazi. Va bene concludere i restauri, ma se non si ha un vero progetto, dopo 3 anni si torna ad avere di nuovo una discarica... Parliamo di un centro di 3.700 abitanti. Gestire il Sistema delle Piazze sarebbe difficile anche per una città come Palermo. Chiaramente non si può pensare che questo progetto possa restaurare l’intera città, ma si può innescare una serie di processi che portino al recupero funzionale di molti di questi spazi. Se non entro la fine dell’anno, comunque in tempi brevi.
Con quali obiettivi e quali vantaggi per Gibellina?
Non ha molto senso puntare su un incremento turistico, non stiamo parlando né di Napoli né di Palermo. Ci sarà un incremento, ma Gibellina non cambierà. Non è pensabile immaginare che si possa riportare i giovani a Gibellina. Per fare questo ci vuole l’economia. Quello che però si può fare è provare a costruire delle reti strutturali e di creatività in modo tale che siano presenti negli anni a venire.
Ci sono novità sul recupero del Teatro di Consagra?
Sul progetto di Mario Cucinella, per il Consagra Innovation Hub, è previsto l’inizio del cantiere per l’autunno del 2026, ma prima sarà messo in sicurezza e utilizzato per iniziative culturali del programma di Gibellina Capitale.
La prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea sarà in Sicilia. Quale rapporto ha il Meridione con il contemporaneo?
C’è un elemento comune a molti «Sud del mondo», che è la dimensione umana. Napoli, Palermo e molte altre città del Sud sono realtà non solo complesse, ma anche complicate da gestire, da capire. Città molto disfunzionali, ma in cui è possibile esperire la poesia del vivente. È un fatto che non può non essere presente agli artisti. Esattamente per questo motivo, nel progetto di Gibellina è prevista una mostra dedicata a Peppe Morra, attraverso gli artisti che ha incontrato, collezionato e supportato; una figura a Napoli in qualche modo parallela a quella di Ludovico Corrao a Gibellina. Erano anche amici. Sarà una mostra diffusa tra Gibellina, Salemi, Alcamo e altri luoghi. Peppe in questo momento sta portando l’arte a Caggiano, in Provincia di Salerno (Progetto Caggiano-Fondazione Morra, Ndr), luogo apparentemente periferico rispetto ai circuiti dell’arte contemporanea. Le cose nascono con l’incontro e il Sud credo abbia questa predisposizione ad accogliere le storie degli uomini e delle donne. E anche quelle degli artisti.
Aspetti negativi?
La parte istituzionale fatta di professionalità che non hanno le necessarie competenze, l’incapacità di rapportarsi con il resto del mondo, la carenza di risorse... C’è un lato umano che supplisce alla carenza istituzionale, che non è stata in grado di supportare una creatività che al Sud è sicuramente vivace, ma che merita di più anche dal punto di vista del rigore scientifico. Devo dire che sul fronte della formazione invece si sono fatti passi avanti importanti e le nostre Accademie sono cresciute molto negli ultimi anni.

Andrea Cusumano. Photo: Fausto Brigantino
Altri articoli dell'autore
Nell’Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza è allestita la quarta opera del progetto «Crossing Borders, Popoli in movimento»
Alla Dimora delle Balze, nelle campagne di Noto, quattro serate (31 luglio, 7, 21 e 28 agosto) con 25 opere di 16 artisti internazionali
L’intervento ha riguardato in particolare la collezione permanente d’arte contemporanea dell’istituzione di Castelbuono, per presentare al meglio le opere acquisite negli ultimi dieci anni
Prima lo scavo, poi lo studio e la catalogazione con il restauro, infine la mostra nella Sala Reale della stazione Palermo Centrale con i tantissimi reperti della necropoli di Himera grazie al Gruppo FS