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Alexandre Crochet
Leggi i suoi articoliÈ stata una sfida affrontare un tema così vasto come la storia delle gallerie d’arte in Francia dal XIX secolo. Ci sono riuscite cinque ricercatrici: Alice Ensabella, Nathalie Moureau, Agnès Penot, Léa Saint-Raymond e Julie Verlaine (coordinatrice del progetto). Su iniziativa di Georges-Philippe Vallois, presidente del Comité professionnel des galeries d’art dal 2011 al 2019, il lavoro ha beneficiato del sostegno finanziario di una trentina di membri dell’associazione. Si basa, tra l’altro, sui ricchi archivi talvolta donati dalle gallerie alle istituzioni. Mentre molti storici, tra cui Krzysztof Pomian, hanno studiato la storia dei musei, pochi ricercatori si sono occupati della complessa evoluzione delle gallerie, nonostante esse «siano di fatto al centro della struttura che collega artisti, critici, curatori e collezionisti», come sottolinea Vallois nella sua prefazione. Dietro il successo pubblico o commerciale degli artisti, molto spesso ci sono gli sforzi dei loro mercanti.
Le autrici di questa poderosa «Bibbia» sull’argomento raccontano con dovizia di particolari l’affascinante storia e il divenire dell’ambiente e della professione, dagli anni ’40 dell’Ottocento fino all’era dei social network. Il libro si sofferma sulle figure chiave del mondo dell’arte e della sua storia, tra cui la dinastia dei Van Gogh, i «mercanti di padre in figlio», Paul Durand-Ruel, Paul Guillaume; le gallerie Bernheim, Jeanne Bucher, Aimé Maeght, Denise René, Ileana Sonnabend, un’americana a Parigi, Daniel Templon, Durand-Dessert, Farideh Cadot, partita poi «all’assalto di New York», e molti altri, sullo sfondo degli scossoni della storia, delle guerre, delle crisi economiche.
Le autrici cercano di individuare ciò che unisce le gallerie in un panorama di contrasti e quindi di stabilire delle sorte di «famiglie», vere o false che siano. «Alla varietà dei profili che compongono l'insieme delle gallerie, corrisponde una pluralità di traiettorie: mentre alcune brillano, altre rimangono nell’ombra», scrivono. Il libro esamina anche il fenomeno relativamente recente delle megagallerie e il ruolo che queste hanno assunto rispetto a quelle nazionali. Infine, si fa anche il punto sulle gallerie fondate al tempo della crisi degli anni ’90 e ancora attive, in funzione del loro peso sul mercato. Una bibliografia e indici (dei nomi delle persone e di quelli delle gallerie) completano l’opera. Così, come sottolinea ancora Georges-Philippe Vallois, «in questi tempi difficili, è essenziale ricordare che l’importanza della Francia fu intimamente legata alla sua capacità di attrazione. Nel XX secolo, l’immigrazione degli artisti fu una delle forze trainanti della sua vitalità e della sua ricchezza culturale. È aprendosi al mondo e incoraggiando l’arrivo di creatori di ogni provenienza sociale che il nostro Paese potrà conciliare la memoria del suo patrimonio con un futuro decisamente internazionale».
Histoire des galerie d’art en France du XIXe au XXIe siècle
a cura di Alice Ensabella, Nathalie Moureau, Agnès Penot, Léa Saint-Raymond e Julie Verlaine, 576 pp., ill., Flammarion, Parigi 2024, € 38

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