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L'ex carcere borbonico di Santo Stefano a Ventotene

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L'ex carcere borbonico di Santo Stefano a Ventotene

Carcere di Ventotene, nel luogo simbolo del progetto europeo un centro dedicato alla memoria

Stefano Luppi

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Isola di Ventotene (Latina). In occasione del vertice europeo odierno di Matteo Renzi, François Hollande e Angela Merkel, nel luogo simbolo del progetto europeista, dove nel 1941 Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi idearono il «Manifesto per un'Europa libera e unita», il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini annuncia la creazione presso l'ex carcere di Santo Stefano di un centro dedicato alla memoria e alla alta formazione europea e del Mediterraneo. Il processo amministrativo è già iniziato e i lavori di restauro dell’ampia struttura tardosettecentesca dovrebbero partire a inizio 2017.

«Il percorso di recupero e restauro dell'ex carcere, spiega il ministro Franceschini, è già stato finanziato con 70 milioni di euro nella delibera Cipe del maggio scorso». Alcuni cantieri dedicati alla messa in sicurezza dell’ex struttura penitenziaria sono già partiti, inoltre è stato costituito un tavolo di coordinamento comprendenti tutte le amministrazioni coinvolte (Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dei Beni culturali e del turismo, Ministero dell'Ambiente, Ministero della Difesa, Demanio, Regione Lazio, Comune di Ventotene e Ente riserva naturale statale) ed entro settembre saranno avviate le procedure di affidamento delle progettazioni definitive ed esecutive, permettendo così di completare entro il 2016 le procedure autorizzative.

Santo Stefano, chiuso definitivamente nel 1965, è stato uno dei primissimi edifici carcerari al mondo a essere costruiti secondo i principi del Panopticon enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham. L’opera del 1795, dovuta al maggiore del Genio Antonio Winspeare e all’architetto Francesco Carpi su incarico di Ferdinando I re delle Due Sicilie, si rifà appunto alle idee di Bentham e del suo Panopticon che prevedeva che tutti i detenuti del carcere, rinchiusi nelle proprie celle disposte a semicerchio, potessero essere individualmente sorvegliati senza saperlo da un unico guardiano posto al centro dell’edificio.
Attualmente l’ex carcere è in una condizione complessa, divorato com’è da salsedine e abbandono, ma è un luogo simbolico tra i più importanti d’Italia, anche in chiave di lotta antifascista.

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Stefano Luppi, 22 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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