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François-Xavier Lalanne in his atelier with Loulou, Ury, 2000s

© Capucine de Chabaneix / Les Lalanne © 2024 Artist Rights Society (ARS), New York, NY/ ADAGP, Paris, France

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François-Xavier Lalanne in his atelier with Loulou, Ury, 2000s

© Capucine de Chabaneix / Les Lalanne © 2024 Artist Rights Society (ARS), New York, NY/ ADAGP, Paris, France

Breve storia del bestiario milionario di François-Xavier Lalanne

Una riflessione sul percorso nel mondo e nel mercato dell'arte del designer francese e della moglie Claude, alla luce del nuovo grande record conseguito da Sotheby's

François-Xavier Lalanne e Claude Lalanne hanno costruito, insieme, una delle narrazioni più singolari del design del Novecento. Quando si incontrano, nei primi anni Cinquanta, lui proviene da una formazione da pittore e scultore con un gusto per l’ironia e per la zoologia fantastica; lei arriva dal mondo dell’architettura e delle arti decorative, attratta dalle potenzialità della materia e dalle sue metamorfosi. La loro unione non è solo sentimentale, diventa un laboratorio continuo in cui immaginazione e artigianato si contaminano.

Fin dall’inizio, il percorso dei Lalanne sfugge alle categorie nette. Non sono designer nel senso industriale del termine, e non sono scultori puri, perché quasi ogni loro creazione custodisce una funzione: un animale diventa un contenitore, un mobile si trasforma in creatura ibrida, un oggetto d’uso rivela un’identità scultorea. Questa natura molteplice si chiarisce nel 1964, quando François-Xavier presenta i suoi primi «Moutons de Laine». Si tratta di pecore monumentali, placide e ironiche, che invitano lo spettatore a formare greggi che, a seconda del numero e della conformazione degli elementi, possono fungere da sedia, poltrona, divano, letto. Parallelamente Claude sviluppa un linguaggio opposto e complementare, fatto di foglie galvanizzate, rami intrecciati, fiori solidificati in metallo. Se le opere di François-Xavier dialogano con la zoologia immaginaria di un naturalista anomalo, quelle di Claude emergono da un giardino alchemico.

François-Xavier Lalanne e Claude Lalanne su «Moutons de Laine»

François-Xavier Lalanne (1927-2008), «Rhinocrétaire I», 1964

La loro storia creativa procede così, per contrappunti. Nello studio comune di Ury, fuori Parigi, lavorano fianco a fianco ma ognuno con un proprio ritmo. Le idee rimbalzano, si contaminano senza confondersi. Lui costruisce un bestiario domestico in cui rinoceronti diventano scrivanie e scimmie si trasformano in lampade; lei scolpisce la fragilità della natura e la porta nella dimensione del quotidiano, tra tavoli a foglia di ginkgo e specchi circondati da rami. Ciò che li unisce è la volontà di sorprendere senza forzare, lasciando che la materia riveli un carattere inaspettato. La funzione non è un limite ma un appiglio narrativo.

A rendere speciali le loro opere è proprio questa capacità di sovvertire la percezione. Un oggetto dei Lalanne si riconosce immediatamente, ma non si esaurisce in un colpo d’occhio. Richiede un avvicinamento, la ricerca di meccanismi nascosti, sportelli celati, interstizi in cui la scultura si fa oggetto. È un design che non punta alla serialità, ma a un rapporto diretto con chi lo guarda e lo usa. Lo humour, la delicatezza formale, la cura maniacale per la tecnica e la trasformazione del reale in qualcosa di appena laterale rendono il loro lavoro difficilmente assimilabile alle correnti ufficiali. Per questo la loro leggenda cresce nel tempo, anche quando, negli anni Settanta e Ottanta, il mercato dell’arte guarda altrove.

La riscoperta avviene a partire dai primi Duemila, quando collezionisti e gallerie riconoscono la potenzialità iconica del loro universo. Le aste internazionali iniziano a registrare cifre crescenti, e i pezzi storici diventano oggetti di desiderio per un pubblico trasversale, dal design al collezionismo d’arte. Dopo la morte di François-Xavier nel 2008 e quella di Claude nel 2019, l’interesse non si affievolisce, ma come spesso accade si consolida. Soprattutto negli ultimi anni il mercato dei Lalanne ha conosciuto una vera e propria esplosione di valore. Il nome di François-Xavier, in particolare, è salito alla ribalta globale quando nel 2023 Christie’s a Parigi ha battuto «Rhinocrétaire I», la scultura-scrivania a forma di rinoceronte del 1964, ottenendo una cifra superiore a 18 milioni di euro, più di tre volte la stima iniziale e al tempo record assoluto per l’artista in asta. 

Francois-Xavier Lalanne, «Hippopotame Bar», aggiudicato per 31,4 milioni di dollari da Sotheby's il 10 dicembre 2025

Poco meno di due anni dopo, un’altra versione della stessa opera, «Grand Rhinocrétaire II», è stata venduta per 16,4 milioni di dollari. Intermezzi altrettanto significativi sono stati l’aggiudicazione del «Bar aux Autruches», una sorta di bar-scultura con protagonisti gli struzzi, passata di mano per oltre 11 milioni di euro a Sotheby’s Parigi. L’entusiasmo dei collezionisti si è poi riversato, nel 2024, su altri capolavori della collezione: «Très Grand Centaure», una creatura mitologica di larga scala, è stata venduta a New York per circa 7,5 milioni di dollari. Subito dietro, la monumentale scultura «Le Très Grand Ours», un orso in bronzo, ha raddoppiato la sua previsione di vendita ottenendo 6,1 milioni di dollari.

E tuttavia è del dicembre 2025 il risultato che ridefinisce ancora una volta gli standard. Da Sotheby’s New York l’eccezionale «Hippopotame Bar» di François-Xavier Lalanne è stato aggiudicato per 31,4 milioni di dollari, oltre tre volte la stima massima, segnando la più alta cifra mai raggiunta da un’opera di design in asta e certificando la posizione dei Lalanne come fenomeno dominante in un segmento che negli ultimi mesi ha conosciuto, come detto, una crescita vertiginosa. Questo pezzo unico del 1976, realizzato per la mecenate Anne Schlumberger, combina metalli lavorati a mano – rame, maillechort, acciaio inox, ottone – e legno dipinto, con una patina sfumata in toni profondi e caldi che rivela la maestria di Lalanne nel coniugare disegno, volume e ritmo. All’interno una serie di meccanismi nascosti svela un bar completo: portabottiglie girevole, scomparti per bicchieri, secchiello per il ghiaccio e vassoio porta hors-d’œuvre, documentando attraverso i disegni progettuali degli archivi Schlumberger il passaggio dall’idea alla complessa realizzazione della pièce.

Gli oggetti dei Lalanne, un tempo considerati eccentrici territori di mezzo tra arte e design, ora occupano quindi stabilmente un posto d’onore nei cataloghi di Sotheby’s, Christie’s e di tutte le più importanti case d’asta al mondo, dove superano frequentemente le stime e attirano offerte internazionali. Sintomo che il loro stile si è ritagliato un posto di primo piano nell’immaginario e nella sensibilità contemporanea, destinato negli anni a venire a consolidarsi anche a livello museale.

Davide Landoni, 11 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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