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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliArte, architettura e design si uniscono con la solidarietà in occasione della 50ma Arte Fiera. La «Coscienza» è un fenomeno complesso e misterioso che da secoli interroga filosofi e scienziati, ha basi biologiche cerebrali che coinvolgono processi cognitivi superiori, come attenzione, memoria e pensiero astratto. La coscienza è il cuore dell’edizione 2024 di «do ut do», progetto charity dell’Associazione Amici della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli che unisce arte ed etica, in programma per Arte Fiera 2024 nello stand curato da Mario Cucinella.
«Do ut do» esplorerà il tema della coscienza con un progetto diffuso che coinvolge 13 artisti e 24 opere, con la Fondazione Massimo e Sonia Cirulli di San Lazzaro di Savena tra le sedi espositive principali. Dall’1 al 4 febbraio la collezione della Fondazione Cirulli sarà in dialogo con opere di artisti come Oliver D’Auria, Maurizio Finotto, Andrew Huston «Canal Grande, rouge et noir», Nino Migliori, Luigi Ontani, Ornaghi e Prestinari e Simone Pellegrini. Spiega Karole Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e della Fondazione Solomon R. Guggenheim per l’Italia e ambasciatrice del progetto: «Il mondo di oggi è più turbolento che mai, il che rende urgente interrogarsi sul significato di una coscienza morale ed etica, su ciò che crediamo sia giusto e su ciò che si decide sia giusto». Prevista anche la pubblicazione di un volume riassuntivo dell’iniziativa.
«Per noi di Fondazione Cirulli, aggiunge Margherita Cirulli, responsabile dell’organizzazione e figlia dei fondatori Sonia e Massimo, la “Coscienza” scelta come tema implica la responsabilità dell’operare. La fondazione si pone come un laboratorio di storia e cultura del ’900 italiano, il secolo della modernità e della grande creatività che ha visto artisti e designer mettere in campo le proprie conoscenze per intercettare le sfide della vita moderna. Con questa consapevolezza e in questa direzione Fondazione Cirulli prepara percorsi espositivi e didattici che documentano, grazie alla ricchezza e all’eterogeneità del materiale conservato, la straordinaria vivacità culturale del ’900, in un dialogo costante tra arte, storia, economia e società». La Fondazione ha sede in un luogo simbolo del design e dell’architettura internazionali: l’edificio progettato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1960 per l’industriale bolognese Dino Gavina.

«Canal Grande (rouge et noir) » di Andrew Huston (particolare)
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