Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Nella mostra della Casa dei Tre Oci anche 20 soggetti italiani
Protagonista degli anni d’oro del fotogiornalismo, Werner Bischof (1916-1954) fu il primo fotografo a unirsi, nel 1949, ai fondatori dell’agenzia Magnum, di cui quest’anno ricorre il settantesimo, celebratissimo, compleanno (cfr. articolo a fianco).
Fino al 7 gennaio la Casa dei Tre Oci accoglie 250 sue fotografie, in gran parte vintage, oltre a memorie, documenti, lettere e pubblicazioni, riuniti dal figlio Marco nella mostra «Werner Bischof. Fotografie 1934-1954», realizzata per il centenario della nascita.
Organizzata da Fondazione di Venezia e Civita Tre Venezie con Magnum Photos e Werner Bischof Estate, la rassegna espone per la prima volta 20 fotografie di soggetto italiano, che si aggiungono a quelle dei Paesi più lontani, dall’India al Giappone, dalla Corea all’Indocina fino a Panama, al Cile e al Perù. Sarà proprio in Perù che Bischof morirà sulle Ande, in un incidente stradale, pochi giorni prima della morte di Robert Capa in Indocina.
Grande reporter dall’occhio «neorealista» e «umanista», attento alle drammatiche disparità sociali di un’Europa che usciva prostrata dalla guerra e alla miseria di Paesi come l’India, di cui seppe documentare con grande sensibilità le drammatiche condizioni (ma, al tempo stesso, segnalare i primi lampi di futuro), Bischof è stato un viaggiatore instancabile (per «esplorare il vero volto del mondo» diceva) e ha documentato i Paesi più esotici, senza però dimenticare le città degli Stati Uniti, indagate (anche con immagini a colori) nel loro tumultuoso sviluppo metropolitano.
Insieme alle fotografie di reportage, sempre riflessive e tramate di valori profondamente umani e umanitari, Bischof realizzò paesaggi e nature morte (specie in Svizzera, tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso), cui è dedicata una sezione della mostra.
Altri articoli dell'autore
Dal 30 aprile nel comune di Bellano trova casa, grazie alla donazione della famiglia, l’intero corpus grafico e un centinaio di dipinti dell’artista scoperto nel 1983 da Giovanni Testori
Per molti anni ripudiate dai critici e dagli stessi designer («escluse le “tre M” Mari, Munari e Mendini), le affinità elettive tra design e arte sono indagate dall’istituzione milanese
10 Corso Como dedica al maestro romagnolo una mostra incentrata sulla realtà più labile che esista, selezionando scatti in cui si aprono riflessioni sugli statuti della fotografia e sull’atto stesso del fotografare
Con un convegno in programma il 22 e 23 maggio sarà presentato il restauro degli affreschi realizzati nella Chiesa di San Salvatore nel 1375 dal Maestro di Lentate