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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliUn festival non è una formula, ma una comunità di persone, relazioni, progetti e visioni. Così nel 2011 è nato Cortona On The Move, il festival internazionale di fotografia contemporanea che si svolge ogni anno a Cortona, in Toscana, dando forma a una grande mostra diffusa corredata di premi, workshop e incontri. La 15ma edizione, presentata oggi con una conferenza stampa alle Gallerie d’Italia - Torino alla presenza di Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale Gallerie d’Italia, e di Antonio Carloni, Vicedirettore Gallerie d’Italia – Torino, è un traguardo importante, il punto in cui fare un bilancio continuando a guardare al futuro: «Fin dalla sua nascita nel 2011 il festival si è distinto per coerenza e qualità. Ha raggiunto questa tappa importante, la 15ma edizione, perché non ha mai smesso di porsi delle domande, con la consapevolezza che la fotografia non debba mai accontentarsi di mostrare. La fotografia deve far vedere, cercare, dubitare e aprire spazi. Ispirandosi al tema di quest’anno, abbiamo realizzato una mostra “15 anni insieme”, che mette al centro l’incontro, la collaborazione e l’inclusione, elementi distintivi del nostro percorso passato e del nostro futuro», afferma la direttrice Veronica Nicolardi.

Dalla mostra Inferno & Paradiso di Alfredo Jaar © Hannah Reyes Morales From the exhibition Inferno & Paradiso by Alfredo Jaar © Hannah Reyes Morales

Dalla mostra Inferno & Paradiso di Alfredo Jaar © Veronique De Viguerie From the exhibition Inferno & Paradiso by Alfredo Jaar © Veronique De Viguerie
Riconciliazione tra uomini e uomini e tra uomo e pianeta, invito alla condivisione, «Come Togheter», è il titolo e il tema scelto quest’anno dal direttore artistico Paolo Woods, una dichiarazione di metodo e di visione, un’idea di cultura come processo condiviso. Dal 17 luglio al 2 novembre 23 mostre di 76 artisti da tutto il mondo puntano l’obiettivo su un pianeta sempre più diviso, polarizzato e attraversato da estremismi, lo esplorano in cera di forme di riconciliazione, a livello sociale, politico e personale. «Ci occuperemo di ferite e guarigioni. Esploreremo gli spazi tra rotture e riparazioni, conflitto e unità, per comprendere cosa significhi trovare un terreno comune: la riconciliazione non è soltanto compromesso, richiede cambiamenti di paradigma, coraggio e nuovi modi di essere. “Come Togheter” sarà bello, crudo, disordinato e ruvido, ci stimola a ricucire le relazioni incrinate, sia con se stessi, sia all’interno delle famiglie, sia lungo i confini, offrendo una visione del mondo non solo così com’è, ma anche come potrebbe essere» spiega il direttore artistico Paolo Woods.

Pagina di album privato. © Courtesy of Maaza Mengiste

Dalla serie Blood Bonds: Reconciliation in Post-Genocide Rwanda © Jan Banning
«Il programma di quest’anno cerca di raccontare il tema della riconciliazione da diversi punti di vista, con la consapevolezza che la prospettiva da cui si guarda un evento ne determina la lettura. Tra storie impegnate e altre più leggere, chiediamo ai visitatori di mettersi nei panni altrui» dichiara il collettivo Kublaiklan, che per il secondo anno consecutivo segue la curatela fotografica del festival.
Alfredo Jaar, per la mostra «Inferno & Paradiso», si è fatto inviare da 20 importanti fotoreporter dall’Ucraina, dal Sudan, dal Sudamerica e dall’Asia coppie di immagini, la più dolorosa e la più bella, che comporrà tutte insieme in una grande installazione.
Christopher Anderson & Marion Durand, presentano invece «Family Trilogy». Lui, reporter di Magnum Photo inviato in alcuni degli scenari più difficili al mondo, si è reso conto che uno dei posti dove ci sono i conflitti più difficili da sanare sono i contesti familiari. Così ha fatto un lavoro sui suoi figli e la sua famiglia, con i testi di Marion Durand che raccontano come si sono riconciliati. «Distance & Belonging» di Taysir Batniji, artista palestinese vincitore di Paris Photo, presenta una serie di tre lavori sull’esilio, la distanza e l’appartenenza, mentre la mostra «L’occhio coloniale» è un tentativo di riconciliazione dell’Italia con il suo passato imperialista, poco raccontato, una mostra in collaborazione con Archivio Storico Luce, Archivio Memorie Coloniali-MOXA, Maaza Mengiste, scrittrice etiope americana.

Dalla serie Atlas of the New World © Edoardo Delille & Giulia Piermartiri

Dalla serie Family Trilogy © Christopher Anderson & Marion Durand
Pia-Paulina Gulimoth, artista transgender americana, racconta con «Flowers Drink the River» la sua transizione, le sue uscite notturne fatte di nascosto per scoprire la natura del Maine dove lei abita, un territorio non sempre e non troppo inclusivo, che lei ricostruisce con immagini naturalistiche intrise di poesia. «Blood Bonds: Reconciliation in post – Genocide Rwanda» del fotografo olandese Jan Banning è un reportage realizzato in Ruanda presso i tribunali della riconciliazione. Banning ha fotografato il momento successivo ai processi per genocidio, documentando il percorso di riconciliazione tra vittime e carnefici, invitati a trascorrere del tempo insieme. Ne sono emerse fotografie molto dirette dalle quali non si può sapere chi è stato la vittima e chi è stato il carnefice. «Simona Kossak: Born to Be Wild» di Lech Wilczek, racconta invece la natura con immagini intime di riconciliazione con l’ambiente naturale, realizzate in fuga da Cracovia. «Order/Chaos — Photographs of American Groups 1865-1965» di W.M. Hunt è invece un’originale selezione di grandi scatti di gruppo del fotografo e collezionista americano, realizzate nei primi cento anni della fotografia, un racconto trasversale della storia del mezzo. Patrick Waterhouse usa delle immagini di archivio dove la popolazione indigena australiana dei Warlpiri dipinge sulle immagini con la pittura a punti tipica della cultura aborigena.

Dal progetto Valdichiana On The Move © Laura Pannack

Untitled (House), 2023 Dalla serie Epitome © Vic Bakin
Federico Vespignani, reporter che come giornalista non è potuto entrare a Gaza, ha raccontato la distruzione attraverso le fotografie che i soldati caricano sulle app di incontro: foto ritratti con le macerie della distruzione alle spalle. Parisa Azadi fotografa canadese-iraniana, che dopo tanti anni in Canada torna in Iran, cerca con il lavoro esposto una riconciliazione con la sua origine: vista da sempre come iraniana in Canada e canadese in Iran, tenta di ricomporre questa duplice identità. Mika Sperling racconta invece l’abuso subito da parte del nonno: la serie ricostruisce il tentativo da parte dell’artista di fare questo racconto a sua figlia, un’opera sensibile e necessaria. Vic Bakin, giovane autore ucraino, ha lavorato sulla condizione di diventare uomini durante il conflitto con l’Ucraina circostanza per la quale sono stati richiamati alle armi molti suoi coetanei. Ray Banhoff, scrittore e fotografo, è invece autore di un’opera più ironica e leggera che lo ha portato ad attraversare tutta l’Italia in cerca di sosia, impegnati a riconciliarsi con la propria immagine.

Dalla serie Ordinary Grief © Parisa Azadi

Dalla serie Maria © Maria Abranches
«Cronache d’acqua – Immagini dal Sud Italia», secondo capitolo del lavoro realizzato in collaborazione con Gallerie d’Italia, racconta l’emergenza planetaria di scarsità di risorse idriche attraverso le opere di cinque fotografi che documentano il rapporto con l’acqua del Sud Italia. Edoardo Delille & Giulia Piermartiri presentano un lavoro inedito mostrandoci il mondo come sarà: utilizzano un filtro speciale per proiettare su ritratti scattati alle Maldive o sul Monte Bianco i futuri paesaggi disegnati dal cambiamento climatico. E poi Yael Martinez, ospite con un progetto che dà voce alle vite, salvate da Medici Senza Frontiere, dei migranti che fuggono da Honduras e Guatemala per raggiungere gli Stati Uniti attraverso il Messico. Maya Valencia, giovanissima fotografa che recupera la dimensione domestica e quotidiana della casa della nonna alle Baleari, Laura Pannack, con un progetto realizzato per la Valdichiana 2025 Capitale Toscana della Cultura, Eleonora Agostini, che esplora i reperti e lo spazio museale attraverso il concetto di frammento, e infine una mostra fotografica per celebrare i 40 anni dell’associazione di danza Sosta Palmizi e i 15 anni di Cortona On The Move.
Appuntamento dunque a Cortona dal 17 al 20 luglio per le 4 giornate inaugurali scandite da un calendario fittissimo.
Main partner Gallerie d’Italia - Intesa Sanpaolo, catalogo Allemandi, media partner Il Giornale dell’Arte.
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