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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliL’arte del Rinascimento venne usata dal Regime Fascista come strumento di propaganda, in modo complesso e articolato. Il notevole volume di Lorenzo Carletti e Cristiano Giometti, frutto di una lunga e appassionata ricerca, fa il punto specialmente sul folle biennio 1938-1940, in cui molti capolavori ebbero il destino di venire sballottati da una parte all’altra del mondo, in un vero e proprio delirio diplomatico-promozionale.
Gli autori ricostruiscono efficacemente i retroscena della «Mostra del ritratto italiano» a Belgrado (1938), intesa a siglare i patti con il despota locale Milan Stojadinović. Non meno rocamboleschi i trasbordi verso gli Stati Uniti nel 1939, per le due Grandi Esposizioni, rivali, a New York, gigantesca e affollatissima e a San Francisco, approdando poi al MoMA. In esposizione erano i pesi massimi del canone artistico nazionale, da Masaccio, alla «Primavera» di Botticelli, alla «Madonna della seggiola» di Raffaello. Il mondo degli storici dell’arte alzò qualche timida e velata protesta a questi insani spostamenti (che spesso danneggiavano le opere), ma più spesso (come accadde a Cesare Brandi) si ritrovarono a fare la cronaca di condizioni improbabili di presentazione, per cui le opere tornavano indietro ammaccate e con qualche danno.
Insomma l’antica tentazione all’uso del patrimonio primario nazionale, a scopo decorativo-propagandistico, che ogni tanto torna d’attualità anche oggi, in quel momento ebbe i suoi discutibili trionfi, mentre infinite opere partivano verso sedi diplomatiche e luoghi d’autorità nazionale all’estero, talvolta senza mai far ritorno in patria, quando ancora manca il progetto di un mobilier national, alla francese, che faccia il minuzioso elenco di tutti i beni d’arte nazionali.
Raffaello on the road. Rinascimento e propaganda fascista in America (1938-1940), di Lorenzo Carletti e Cristiano Giometti, prefazione di Tomaso Montanari, 236 pp., Carocci, Roma 2016 € 25,00

La copertina del volume
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