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Un'immagine della scorsa edizione Arte Fiera a Bologna

Courtesy of Arte Fiera

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Un'immagine della scorsa edizione Arte Fiera a Bologna

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Arte Fiera guarda avanti: Cosa sarà e il futuro possibile dell’arte in Italia

Con una nuova direzione artistica, cinque sezioni curate e una visione aperta al cambiamento, la 49ma edizione rilancia la sua centralità come snodo critico e culturale del sistema dell’arte italiano

Margherita Panaciciu

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A Bologna, l’arte non si limita a transitare ma torna, si radica e si trasforma. E torna con forza anche Arte Fiera (dal 6 all’8 febbraio 2026) la più longeva tra le fiere italiane, che si prepara a celebrare la sua 49ma edizione. Dopo il successo del 2025, la mostra-mercato si presenta al pubblico con una nuova direzione artistica, una struttura rinnovata e un titolo dal sapore enigmatico e futuribile: Cosa sarà. È proprio in questa domanda, che suona come un’apertura, un invito, quasi un manifesto, che si condensa lo spirito dell’edizione 2026. Più che un’affermazione, è una soglia: suggerisce l’imponderabilità del futuro, l’energia potenziale che muove ogni gesto artistico, la tensione verso il possibile che attraversa l’intero ecosistema dell’arte contemporanea. Dietro questa visione c’è Davide Ferri, curatore sensibile e raffinato, alla sua prima prova come direttore artistico di Arte Fiera dopo cinque edizioni di Pittura XXI. Al suo fianco, Enea Righi, confermato nel ruolo di direttore operativo, figura di riferimento per la gestione e lo sviluppo progettuale.

La fiera, che sin dalla nascita nel 1974 ha saputo intercettare i movimenti profondi del sistema dell’arte italiano, si conferma oggi più che mai come snodo strategico e culturale, capace di tenere insieme rigore curatoriale e mercato. Non è un caso che si svolga a Bologna, città dalla forte vocazione intellettuale e ponte naturale tra Nord e Sud, tra istituzioni consolidate e nuove energie. Qui l’arte trova un terreno fertile, plurale, policentrico, capace di accogliere tanto la storia quanto la sperimentazione. Il nuovo impianto della manifestazione non tradisce la sua struttura originaria, ma la reinterpreta con attenzione. Nei padiglioni 25 e 26, che da sempre ospitano Arte Fiera, le sezioni dedicate all’arte storicizzata dialogano con quelle contemporanee, in un continuo attraversamento di epoche e linguaggi. La luce naturale che filtra per l’intera giornata accompagna questo paesaggio visivo, contribuendo a creare un’esperienza di visita unica, in equilibrio tra contemplazione e scoperta. Al centro della fiera, la Main Section riunisce gallerie consolidate, italiane e internazionali, attive nella promozione di artisti del Novecento e contemporanei. Attorno ad essa si sviluppa un nucleo curatoriale forte, articolato in cinque sezioni su invito, affidate a figure di rilievo della critica e della curatela, ognuna portatrice di una visione autonoma e precisa.

Tra le novità più attese, Ventesimo+, progetto ideato da Alberto Salvadori per il padiglione dedicato al moderno. Salvadori, fondatore della Fondazione ICA di Milano, concepisce questa sezione come un’ampia riflessione sul collezionismo e le sue forme possibili: un percorso che, partendo dal Novecento italiano e internazionale, esplora le pieghe e le intersezioni tra epoche, approcci, stili, invitando a superare le rigide distinzioni cronologiche. La collezione diventa così gesto narrativo e costruzione personale. Accanto a lui, Marta Papini, curatrice indipendente e già responsabile del progetto «Radis» della Fondazione CRT, riformula la sezione dedicata alla fotografia con il nuovo titolo Fotografia e dintorni. L’intento è quello di espandere il perimetro del medium, attraversandone le derive concettuali, i dialoghi con altri linguaggi, la tensione tra documento e sperimentazione. Ne emerge una visione d’insieme stratificata, in cui autori storicizzati convivono con nuove voci emergenti, senza gerarchie rigide né linee divisorie. Multipli, curata da Lorenzo Gigotti, editore e co-direttore di NERO, è una delle sezioni più trasversali: un’indagine sulle pratiche artistiche orientate alla riproducibilità, dall’editoria all’arte sonora, dalle grafiche ai libri d’artista. Gigotti propone un modello di collezionismo orizzontale, diffuso, partecipativo. L’opera d’arte come oggetto che circola, che parla a pubblici nuovi, che sfugge alla dimensione dell’unicità per entrare in quella del dialogo.

La pittura, protagonista per eccellenza della storia dell’arte, si riafferma nella sezione Pittura XXI, affidata quest’anno a Ilaria Gianni. La curatrice romana, co-direttrice dello spazio indipendente IUNO, propone un’indagine sul linguaggio pittorico dal 2000 ad oggi, individuando in questo mezzo un campo di resistenza e reinvenzione. Qui sono espopspe opere di autori emergenti e mid-career, italiani e internazionali. Infine Prospettiva, giunta alla sua seconda edizione sotto la guida di Michele D’Aurizio, è dedicata alle gallerie più giovani e ai linguaggi in trasformazione. Con presentazioni monografiche e progetti mirati, questa sezione funziona come radar sul presente: un luogo in cui osservare il sorgere di nuove sensibilità, nuove modalità espositive, nuovi approcci al gesto artistico.

 

Il comitato di selezione di Arte Fiera. Courtesy of Arte Fiera

Il comitato di selezione si amplia e si rinnova, per accogliere voci differenti e visioni complementari. Oltre a Federica Schiavo, Fabrizio Padovani e Carlo Repetto, entrano Benedetta Spalletti, Gian Marco Casini, Davide Mazzoleni ed Enzo Savoia. Insieme, formano un gruppo che incarna la varietà del sistema galleristico nazionale e internazionale, e contribuisce a definire una proposta fieristica di alto profilo.

Confermata la storica collaborazione tra Arte Fiera e Fondazione Furla, con la curatela di Bruna Roccasalva per il programma di performance. Un ritorno significativo, perché la performance è parte fondativa della storia della fiera bolognese, e in questa nuova edizione diventa ancora una volta dispositivo di attivazione, riflessione, presenza. Prosegue anche il sostegno di BPER, che si conferma Main Partner dell’evento, rafforzando il suo impegno nella promozione dell’arte come motore di sviluppo territoriale e strumento di coesione sociale. E si rinnova la collaborazione con i galleristi italiani tramite ANGAMC, con cui Arte Fiera ha avviato un tavolo permanente di confronto, a testimonianza di una volontà di dialogo concreto tra fiera e gallerie.

L’anima di Arte Fiera si riflette anche nei suoi nuovi progetti editoriali e digitali. «Let’s Walk» è il nuovo format video pensato per raccontare il legame profondo tra Arte Fiera e la città, per riscoprire spazi dimenticati o simbolici attraverso lo sguardo di chi Bologna la vive o l’ha vissuta in profondità.  Torna poi «Let’s talk», format video già consolidato, «dedicato alla riflessione e alle anticipazioni sulle novità di Arte Fiera 2026 e delle sezioni curate – affidate alle voci dei direttori e dei curatori della prossima edizione: Davide Ferri (direttore artistico), Enea Righi (direttore operativo), Marta Papini (Fotografia e Dintorni), Lorenzo Gigotti (Multipli), Ilaria Gianni (Pittura XXI), Michele D’Aurizio (Prospettiva), Alberto Salvadori (Ventesimo+), Guendalina Piselli (Book Talk), Bruna Roccasalva (curatrice del programma sulla perfomance e direttrice artistica di Fondazione Furla)», si legge nella comunicazione ufficiale della fiera. Una narrazione che si sviluppa prima, durante e dopo l’evento, e che fa della fiera non un appuntamento isolato, ma un organismo vivo, in continua relazione con il proprio pubblico. Non è un caso, allora, che il titolo della kermesse, Cosa sarà, si trasformi da semplice interrogativo a chiave di lettura. 

Margherita Panaciciu, 02 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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