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L'ingresso della fiera ArtVerona 2024

Courtesy ArtVerona

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L'ingresso della fiera ArtVerona 2024

Courtesy ArtVerona

ArtVerona si reinventa: addio ai confini tra moderno e contemporaneo

Nuovo volto, nuovo spirito, nuovo dialogo: la ventesima edizione della fiera d’arte si apre alla parola, al linguaggio e alla contaminazione, sotto la guida di Laura Lamonea

Camilla Bertoni

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Nuovo il logo, nuovi i colori con cui si manifesta, nuovo il tema, nuove le sezioni e i progetti speciali di cui si compone. Nuova soprattutto l’idea che la sottende, a partire dall’abolizione della tradizionale e consolidata divisione tra moderno e contemporaneo in nome di un dialogo che permea tutte le sue iniziative. È la nuova ArtVerona secondo l’idea di Laura Lamonea, la direttrice artistica nominata per il prossimo triennio, impegnata per portare al varo la ventesima edizione della mostra mercato di arte moderna e contemporanea che si terrà nei padiglioni 11 e 12 del quartiere di Veronafiere tra il 10 e il 12 ottobre. E se il dialogo è il filo conduttore, il tema a cui si intitola la nuova edizione si riferisce alla parola, scritta e orale: «Conversazione e scrittura».

«In realtà tutta la ricerca ruota intorno al linguaggio, spiega Lamonea, in nome del recupero della parola in maniera collettiva, partendo dall’esempio degli artisti verbovisuali che furono per principio transnazionali, presenti trasversalmente nelle gallerie partecipanti ad ArtVerona. L’idea di intitolare la manifestazione alla “conversazione” nasce dal porre l’accento sulla parola come apertura di significato, dal desiderio di mettere in connessione gli elementi di cui si compone il sistema dell’arte: le gallerie, le istituzioni, la ricerca, i curatori, gli artisti, l’editoria… È un invito a comunicare di più, a fare in modo che tutti gli attori di questo sistema siano attivi e in connessione: il mercato trae beneficio da una ricerca fervida, non ha senso considerarli elementi distinti. La conversazione è alla base del metodo che abbiamo messo in campo, a partire dal podcast mensile per parlare di collezioni pubbliche e private, istituzioni, artisti…». Se la prima rivoluzione è quella dell’abolizione della spartizione tra moderno e contemporaneo, per la prima volta insieme in vent’anni di vita della manifestazione, Lamonea minimizza: «è un cambiamento importante si, ma in realtà non ho fatto altro che mettere il punto su qualcosa che già stava accadendo. Arrivano i progetti da parte delle gallerie che via via aderiscono e si fa in modo che semplicemente possano essere messi in relazione gli uni con gli altri, che Isgrò possa dialogare ad esempio con l’opera di un’artista giovane come Serena Gamba, oppure con quella di Pacifico Silano, in un continuo affiancamento che va a comporre un unico cerchio. Cerchiamo di fare in modo che anche il nuovo collezionismo che con questo progetto vorremmo coinvolgere, possa ugualmente approcciarsi sia all’opera storicizzata che a quella recente, ovviamente con una fascia di impegno economico molto diversa».

 

Laura Lamonea, la direttrice artistica di ArtVerona

Non a caso, e sempre in nome del metodo del dialogo, accanto alla Main section così trasversalmente concepita, oltre a Steps, a cura di Giulia Civardi, con le gallerie più giovani, una delle nuove sezioni di cui si compone ArtVerona 2025 è Effetto sauna, a cura della stessa Lamonea: «Un titolo che riprende l’esperienza del fondatore del Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca, Knud W. Jensen, che negli anni ’50 decise di alternare due temperature visive, quella “calda”, con opere di artisti già noti nei circuiti dell’arte, e quella “fredda”, dedicata a talenti ancora da scoprire. Un’idea, commenta la direttrice, che ha riscontrato una bella adesione da parte delle gallerie invitate a presentare l’opera di artisti non rappresentati dal mercato, indipendentemente dalla loro età, accogliendo anche (di nuovo il metodo: la conversazione) consigli o suggerimenti».

Non bastasse, a sparigliare ulteriormente le carte nella nuova edizione di ArtVerona ci sarà anche una sala cinema per la fruizione libera di una selezione di video in collaborazione con archivi come il CNAP - Centre national des arts plastiques di Parigi o ARGOS di Bruxelles, con autori come Meriem Bennani, Jordi Colomer, Alexandre Erre, Cyprien Gaillard, Camille Henrot, Randa Maroufi, Hito Steyerl. La sala è stata concepita dallo studio Cookies, così come la biblioteca (due architetture smontabili e forse recuperabili?) posta nello spazio di connessione tra i due padiglioni, dedicata alle riviste d’arte da tutto il mondo che si occupano anche di cinema o di design, «perché l’arte si nutre di multidisciplinarietà». Ai video è dedicata anche una sezione specifica a cura di Lamonea e Élisa Ganivet: «un tributo al teorico Philippe Dubois e alla complessità del linguaggio delle immagini in movimento, anticipa la direttrice, un invito alle gallerie a partecipare con un progetto video in dialogo con altre forme espressive, costruendo installazioni complesse all'interno dello spazio espositivo».  
C’è spazio anche per la pittura, quella del qui e ora, con un omaggio a Francesca Alinovi, nella sezione a cura di Leonardo Regano, e per l’editoria. Non ultimo, fra i dialoghi che ArtVerona mette in campo, quello con la città, «per scoprirla nelle sue stratificazioni, anche grazie al contemporaneo che Verona affronta in maniera meno diretta rispetto ad altri linguaggi, portandosi nei luoghi meno frequentati, dalla Dogana d’acqua alla Rondella delle Boccare».

Camilla Bertoni, 12 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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