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Michela Moro
Leggi i suoi articoliIntervista ad Attilio Meoli, socio fondatore e amministratore unico di Art-Rite e a Federico Bianchi, socio e capo del dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea di Art-Rite.
Nella storia della vostra casa d’aste e dall’inizio della vostra attività, quali sono stati i vostri top lot storici?
F.B.: Premesso che non disponiamo di un ampio track record in quanto abbiamo iniziato a operare nel febbraio di quest’anno (2018), possiamo, per contro, già indicare alcune vendite a nostro avviso significative, quali, ad esempio: Alighiero Boetti, «Centonovantasettequattro» del 1974, penna a sfera su carta, 70x100 cm, aggiudicato a 119.370 euro (diritti inclusi); Vincenzo Agnetti, «Dimensione e infinito sono un unico muro» del 1970, bachelite incisa, 70x70 cm, aggiudicato a 59.100 euro (diritti inclusi); Georges Mathieu, «Composizione» del 1953, pastello e gouache su carta Canson applicata su tela, 50,5x65,2 cm, aggiudicato a 30.195 euro (diritti inclusi); Paolo Scheggi, «Curved Intersurface» del 1966, acrilico su tre tele sovrapposte, 70x50x5 cm, aggiudicato a 113.220 euro (diritti inclusi); Agostino Bonalumi, «Blu» del 1989, tela estroflessa e vinavil colorato, 80x99 cm, aggiudicato a 49.875 euro (diritti inclusi). Promettiamo che, per il 2019, forniremo dati più eterogenei relativamente ai top lot, in quanto opereremo, già da inizio anno, anche con i due nuovi dipartimenti di Gioielli e di Comics.
Quali sono le categorie di compratori oggi - età, sesso, professione…?
A.M.: Distinguiamo innanzitutto i compratori offline e online. Il nostro modello di asta «U-3 Under 3k euros», sta ottenendo un discreto successo in quanto registriamo una sempre più ampia platea di appassionati d’arte che privilegiano il canale online. Volendo poi delineare un profilo dell’acquirente medio, possiamo affermare che in linea con il dato generale gli acquirenti sono soprattutto appassionati di sesso maschile e di età compresa fra i 45 e i 60 anni. Più rari i casi di acquirenti di età inferiore e di sesso femminile. Riteniamo che il dato tendenziale possa variare, sia rispetto all’età, sia rispetto al sesso poiché, istituendo due nuovi dipartimenti, Gioielli e Comics, il primo potrà incontrare il maggior interesse del pubblico femminile, e il secondo l’interesse dei più giovani. In merito alla professione i nostri clienti sono, nella maggior parte dei casi, imprenditori o esponenti degli ordini professionali.
Perché comprano arte?
A.M.: A nostro avviso le motivazioni profonde legate all’acquisto dell’opera d’arte sono da ricondurre sia alla sfera emotiva sia alla sfera razionale. Al primo ambito possiamo correlare il godimento estetico/intellettuale procurato dall’oggetto oltre al piacere dell’atto dell’acquisto in asta, che rappresenta una scossa adrenalinica non indifferente in caso di «offerta vincente». Al secondo, una valutazione dell’opera d’arte come status symbol, un oggetto che identifica e certifica la posizione del possessore nella scala sociale. Centrale è poi la ormai consolidata consapevolezza che l’opera d’arte rappresenta una forma di impiego della liquidità come pianificazione del proprio portafoglio di investimento.
Su quali categorie di opere, autori, epoche suggerite di investire?
F.B.: Ovviamente le indicazioni di acquisto che forniamo ai nostri clienti sono coerenti coi nostri dipartimenti, operativi o in fase di attivazione. Pertanto, indirizzeremo i clienti verso l’acquisto di opere di arte moderna e contemporanea, con particolare attenzione ai segmenti artistici e temporali più sorvegliati dal mercato internazionale. Oggi le ricerche degli anni ’60-’70 sono quelle più in auge, ma tendiamo anche a suggerire ai collezionisti e agli appassionati un ritorno di interesse sulla «figurazione» storica tra le due guerre e di quella più recente, neoespressionista, degli anni ’80, oggi ingiustamente negletta, e dove quindi si possono pianificare investimenti oculati, che consentano prospettive di incremento del valore nel medio-lungo periodo. Inoltre, promuoveremo l’investimento in oggetti preziosi (settore che acquisisce sempre più ampie fette di mercato). Infine, e questa rappresenta una sfida che lanciamo al mercato, nel 2019 ci proporremo come operatori professionali per tutti gli amanti delle tavole originali dei disegnatori di fumetti (tutt’ora percepita come forma d’arte meno «nobile» dal più vasto pubblico che frequenta il mondo delle aste di arte moderna e contemporanea), settore «cenerentola», nel quale crediamo molto e che rappresenta una coerente evoluzione della nostra proposta complessiva nell’ambito delle arti figurative.
Qual è la vostra previsione per il mercato del 2019?
A.M.: Il nostro auspicio per il 2019 è che sia foriero di rinnovati successi per il mercato dell’arte. L’incessante progresso della tecnologia creerà nuove opportunità per gli operatori del mercato: da un lato consentendo lo sviluppo, fino a poco tempo fa impensabile ai più, di nuove forme d’arte (si pensi alla generazione di opere d’arte attraverso algoritmi sviluppati da intelligenze artificiali) e dall’altro favorendo l’evoluzione di nuovi processi e servizi operativi e finanziari: l’utilizzo della tecnologia blockchain a servizio della certificazione di autenticità delle opere d’arte; l’utilizzo della stessa tecnologia per sviluppare la cosiddetta «tokenization» dell’opera d’arte, consistente nell’assegnare, attraverso il «token» (gettone), una porzione del valore complessivo dell’opera d’arte, con la finalità di parcellizzarne il valore, consentendo, pertanto, a più soggetti/investitori di possedere e scambiare una porzione del suo valore.
Potete già fare qualche anticipazione delle vostre proposte del prossimo anno?
F.B.: L’idea è quella di selezionare con sempre maggior accuratezza le proposte di opere d’arte da porre in vendita, per cui il potenziale degli oggetti messi all’incanto sarà legato alla loro storia e validità artistica, in funzione del loro valore economico. Vogliamo fidelizzare una clientela che ci percepisca come consulenti per le loro collezioni, non semplicemente come intermediari.
Com’è composto oggi il vostro staff?
A.M: Attualmente l’organico della casa d’aste è composto da dodici persone, di cui otto impiegate nei dipartimenti. Per conoscerci meglio si può consultare il nostro website www.art-rite.it alla sezione about/team. Nel corso del 2019 prevediamo altri inserimenti nell’organico al fine di offrire un servizio sempre adeguato alle esigenze espresse dalla nostra clientela.
Quali strategie suggerite per rilanciare i settori in sofferenza quali mobili antichi, argenti, tappeti orientali ecc.?
F.B: Riteniamo che il ciclo di ripresa di questi settori sia più lungo del previsto. Non sappiamo suggerire strategie perché non siamo direttamente coinvolti con i dipartimenti specifici. Nei primi decenni del giro del secolo si tende sempre più a scremare il «prodotto» dei secoli precedenti (è un fattore di presa di distanza psicologica). Questo sta avvenendo anche per il ’900, ma in particolare l’800 e il ’700 sono i decenni che hanno patito di più questa «storicizzazione dei gusti». Pensiamo che nei prossimi anni si possa concretizzare un riposizionamento commerciale di questi settori.

A sinistra Attilio Meoli, a destra Federico Bianchi
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