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Un render del futuro Centre Pompidou Francilien-Fabrique de l’Art a Massy

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Un render del futuro Centre Pompidou Francilien-Fabrique de l’Art a Massy

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Aprirà nel 2026 il Pompidou Francilien di Massy

La nuova «Fabrique de l’Art» nell’Île-de-France, a una ventina di km dalla capitale, sarà un polo di eccellenza per la conservazione e il restauro delle opere della collezione della casa madre parigina e un luogo di creazione

Philippe Régnier

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Uno chiude, l'altro apre. Mentre l’iconico edificio parigino di Renzo Piano e Richard Rogers accoglierà gli ultimi visitatori il 22 settembre prima di essere sottoposto a un vasto cantiere, a Massy (Essonne), nella regione dell'Île-de-France, il Centre Pompidou Francilien-Fabrique de l’Art prosegue i lavori per aprire nell’autunno 2026. La struttura grezza è stata completata, con i suoi volumi spettacolari, una lunghezza quasi identica a quella del suo fratello maggiore parigino, ma un’altezza dimezzata. Con una superficie di 30mila metri quadrati, sarà al contempo un polo di eccellenza per la conservazione e il restauro delle opere della collezione del Centre Pompidou, a una ventina di km dalla «casa madre» parigina, e un luogo di diffusione culturale e di creazione, profondamente radicato nel suo territorio.

Casco in testa, la ministra della Cultura francese Rachida Dati ha visitato il cantiere mercoledì 2 luglio insieme a Valérie Pécresse, presidente della Regione Île-de-France, François Durovray, presidente del consiglio dipartimentale dell’Essonne, Grégoire de Lasteyrie, presidente della Comunità urbana Paris-Saclay, e Nicolas Samsoen, sindaco di Massy. 

Guidati dall’architetto Philippe Chiambaretta, dello studio Pca-Stream, i visitatori hanno scoperto i diversi spazi «grezzi», che diventeranno in futuro i magazzini e una caffetteria al piano terra, sale espositive e laboratori didattici innovativi per bambini al primo piano, e un grande belvedere di 1.500 metri quadrati accessibile a tutti al secondo e ultimo piano dell’edificio, collegato al piano inferiore da una scala in legno che ricorda il tram parigino. 

L’architetto, che ha ricevuto l’approvazione di Renzo Piano per questi riferimenti, ha orientato l’edificio verso l’adiacente lago, immaginando una balconata per consentire ai visitatori di contemplarlo. In contrapposizione alla piazza minerale che si estende davanti al Centre Pompidou di Parigi, la sua versione dell’Île-de-France si apre su un paesaggio naturale, con uno specchio d’acqua e alberi. Proseguendo il parallelismo, durante la visita il sindaco di Massy, Nicolas Samsoen, ha persino lanciato l’idea di installare intorno al lago sculture di Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, riecheggiando la Fontana Stravinskij di Parigi.

Contrariamente al programma iniziale, il primo livello consentirà quindi di conservare le opere. «Un edificio che ospita le riserve del Centre Pompidou e del Musée National Picasso-Paris è fondamentalmente un caveau a prova d’acqua che conterrà tra le 150mila e le 200mila opere d’arte e capolavori del XX e XXI secolo, precisa  Chiambaretta. Ciò richiede un lavoro di classificazione in base al peso, al volume e alla fragilità, che è stato predisposto in anticipo dal Centre e ci ha portato a suddividere le riserve in diverse zone. Con resistenze al peso diverse, altezze diverse, ma ovunque condizioni di protezione massime: temperatura, umidità, effrazione, incendio, allagamenti, tutto deve essere controllato. A ciò si aggiungono i diversi laboratori di restauro delle opere, le zone di ricevimento, di apertura delle casse, di imballaggio per i prestiti ecc. Per ottimizzare il volume, il costo e il materiale, abbiamo progettato una sorta di matrice tridimensionale di 9 metri di lato, in cui abbiamo inserito tutto il programma, come un immenso gioco di Tetris».

La presenza di tanti rappresentanti politici accanto alla ministra della Cultura si spiega con l’importante contributo degli enti locali che hanno sostenuto l’edificazione del Centre Pompidou Francilien con 42 milioni di euro, pari al 40% del budget di costruzione. Con un budget complessivo di 105 milioni di euro (al netto delle tasse), il progetto è finanziato secondo «il modello di un contratto di partenariato che consente di realizzarlo senza richiedere sovvenzioni al Ministero in un momento in cui quest’ultimo sta sovvenzionando in modo significativo il progetto di restauro del Centre Pompidou e di ripartire su 25 anni il budget destinato al progetto dal Centre Pompidou», spiegano dal Beaubourg. 

Dal punto di vista operativo, il Centre Pompidou Francilien richiederà circa il 6% del bilancio annuale del Centre Pompidou per 25 anni.

Certo, il nuovo complesso non sarà la prima istituzione culturale nazionale a insediarsi nel «Grand Paris». Il sito degli Archives nationales a Pierrefitte-sur-Seine (Seine-Saint-Denis) è aperto dal 2013 e attualmente propone la mostra permanente «Gli archivi esplorano il tempo». Ma il Centre Pompidou Francilien sarà una struttura fuori dal comune in periferia. Lo ha ribadito il 2 luglio la ministra, da sempre molto impegnata ad avvicinare al mondo della cultura i pubblici più lontani e a rafforzare il tessuto territoriale, in particolare con la sua politica a favore delle zone rurali: «Potremmo avere il Pompidou più bello del mondo, ma se gli abitanti di Massy non ci vanno, non funzionerà», ha dichiarato Rachida Dati sul cantiere. 

Philippe Chiambaretta ha sottolineato la presenza di spazi di convivialità, alcuni dei quali, come la terrazza, non erano inclusi nel programma iniziale del concorso, che consentiranno di organizzare ricevimenti e proiezioni su un grande schermo di 9 metri di altezza. Un altro maxischermo, installato sulla facciata, consentirà inoltre di trasmettere contenuti che il pubblico potrà guardare seduto sui prati davanti al Centro.

Questo nuovo spazio è stato inizialmente concepito per rispondere allo straordinario aumento del numero di opere della collezione del Musée National d’Art Moderne, passate, secondo Xavier Rey, direttore dell’istituzione, dalle circa 16.600 all’apertura del Centre Pompidou nel 1977 alle oltre 125mila di oggi. In questo contesto, lo Stato continuerà a sostenere la politica di acquisizione dell'istituzione? «Sì», ha risposto senza tentennamenti Rachida Dati, dichiarando di volerla utilizzare come leva per una maggiore diffusione degli artisti della scena francese a livello internazionale. Opere che partiranno da Massy, dai depositi del Centre Pompidou Francilien, per poi diffondersi in tutto il mondo.

Philippe Régnier, 08 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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