Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliDakar. Lo Stato del Senegal lo aspettava da più di mezzo secolo: il Musée des civilisations noires, un’idea del 1966 del primo presidente senegalese, il poeta e intellettuale Léopold Sédar Senghor, ha aperto le porte il 6 dicembre. «È un progetto panafricano perché intende mostrare tutte le sfaccettature del continente e riabilitare la culla dell’umanità. Ma non vogliamo un museo d’arte africana, ha osservato il suo direttore, Hamady Bocoum, parlando alla stampa francese, il suo contenuto non si riduce al periodo coloniale e alle arti antiche. La storia del continente è più ricca e il suo patrimonio straordinario. Sarà un museo polisemico».
Unico in Africa, il nuovo museo, alle porte del quartiere amministrativo di Dakar, di fronte al Grand Théâtre, occupa un edificio monumentale a pianta circolare di 14mila metri quadrati, color ocra, che ricorda l’architettura tradizionale della Casamance, regione del sud del Senegal. Nonostante il lungo periodo di incubazione, il cantiere era stato avviato solo sette anni fa, finanziato interamente da un fondo cinese che ha investito nel progetto 30 milioni di euro. Hamady Bocoum ha insistito sul carattere «moderno» del museo, in risposta alle polemiche che puntano il dito sulle condizioni di conservazione delle opere d’arte nei musei africani, giudicate non ottimali, e nel pieno del dibattito sulla restituzione delle opere africane spoliate.
Il museo può accogliere 18mila oggetti. Comprende un auditorium per 150 persone e una sala di mediazione all’ultimo piano. Nasce senza percorso permanente: «Abbiamo sviluppato una politica di partnership, ha spiegato Bocoum. Abbiamo già stretto accordi con i musei di tutto il mondo, tra cui il quai Branly di Parigi». Per la mostra inaugurale «Civiltà africane: creazione continua dell’umanità», il museo parigino, che possiede una ricca collezione di opere africane arrivate in Francia in epoca coloniale come bottino di guerra, e oggi al centro del progetto di restituzione a diversi Paesi africani, ha prestato a Dakar 18 maschere tradizionali.
Un’altra istituzione parigina, il Musée de l’Armée, che occupa un’ala del palazzo de Les Invalides, ha prestato a sua volta un oggetto di grande valore storico e simbolico per il Senegal: la sciabola di Al-Hagg ‘Umar, militare e capo spirituale dell’impero Toucouleur, in un territorio oggi a cavallo tra Senegal, Mali e Guinea, sconfitto dai francesi nel 1864. Il museo presenta 7 milioni di anni di storia dell’Africa, dai primi ominidi rinvenuti nel Ciad fino a opere di artisti contemporanei. Al centro del percorso, un gigantesco baobab di metallo, opera dell’artista di Haiti Édouard Duval-Carrié.
Il Senegal potrebbe rivendicare dalla Francia circa 5mila oggetti: «La maggior parte di questi oggetti, detti d’arte africana, ha spiegato ancora Bocoum, per noi sono oggetti di culto. E molti di quelli esposti nei musei europei rappresentano l’Africa come subalterna». Salva modificheE, in una dimensione più ampia, il colonialismo rappresenta solo un breve periodo nella storia del continente.

Hamady Bocoum. Copyright: Musée des civilisations noires

Il Musée des civilisations noires a pianta circolare di 14mila metri quadrati
Altri articoli dell'autore
Alla Galleria David Zwirner, sei nuove sculture e disegni inediti della scultrice pakistano-americana raccontano un ipotetico mondo estinto
Gli artisti contemporanei Antonio Obá, Agrade Camíz, Vinicius Gerheim e Marina Perez Simão inaugurano la prima edizione di un nuovo festival estivo
La fiera francese dedicata alle arti dell’Asia, alla sua ottava edizione, continua a crescere. «La sua posizione geografica è ideale per gli amanti internazionali dell’arte», ha osservato il presidente Christophe Hioco
Dal 7 giugno più di sessanta opere della collezione di età romana del Louvre sono esposte al Musée Fenaille