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Le tre installazioni al Kunstverein Gartenhaus creano una coreografia ipnotica simulando movenze umane seducenti, ma automatici, sfociando talvolta nel patetico
- Riccardo Deni
- 01 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Una veduta della mostra «Nights Out», 2025, di Anna Franceschini al Kunstverein Gartenhaus di Vienna
Anna Franceschini a Vienna per un ballo meccanico
Le tre installazioni al Kunstverein Gartenhaus creano una coreografia ipnotica simulando movenze umane seducenti, ma automatici, sfociando talvolta nel patetico
- Riccardo Deni
- 01 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliDa sempre interessata ai modi in cui i beni di consumo vengono esposti, Anna Franceschini (Pavia, 1979) intreccia cinema, scultura e performance in un’indagine sullo statuto dell’oggetto e sull’ambiguità della sua vitalità.
Le sue «macchine nubili», dispositivi che iniettano una dimensione femminile nelle «macchine celibi» di duchampiana memoria, sono esemplari della sua pratica artistica, volta a sovvertire il paradigma di «cinema come macchina» e convertirlo in «macchina come cinema»: un corpo meccanico animato attraverso movimento, luce e montaggio.
Così, le tre installazioni esposte al Kunstverein Gartenhaus di Vienna (la prima personale a lei dedicata in Austria) creano una coreografia ipnotica simulando movenze umane seducenti (enfatizzate dalle tre parrucche sintetiche ciascuna), ma automatici, sfociando talvolta nel patetico. Sospese tra produttività e stanchezza d’animo, offrono al tempo stesso lo specchio di un capitalismo che confonde vita e lavoro, soggetto e merce.
«Nights Out» (fino al 15 novembre) non rappresenta un sogno meccanico, ma un’alternativa alla nostra realtà quotidiana, in cui la materia sembra acquisire un’anima proprio mentre rivela la fatica del movimento che la attraversa: il ritmo industriale diventa gesto teatrale.
Il lavoro di Franceschini si pone quindi come un invito a riflettere sull’essenza stessa di un oggetto e sul modo in cui, con un po’ di fantasia, ogni cosa può uscire dai binari della propria funzione e diventare altro. Anche critica di una società oberata dalla portata della produzione seriale.