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La Galleria Nazionale dell’Umbria rinnova l’appuntamento «Un capolavoro a Perugia» con un omaggio al maestro livornese
- Alessia De Michelis
- 03 luglio 2025
- 00’minuti di lettura


Amedeo Modigliani, «Nu Couché», 1917
Courtesy of © Pinacoteca Agnelli, Torino. Photo: Sebastiano Pellion di Persano
Amedeo Modigliani protagonista dell’estate perugina
La Galleria Nazionale dell’Umbria rinnova l’appuntamento «Un capolavoro a Perugia» con un omaggio al maestro livornese
- Alessia De Michelis
- 03 luglio 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliDopo il successo del dipinto «Le tre età» di Gustav Klimt la scorsa estate (che ha attirato oltre 60mila visitatori), la Galleria Nazionale dell’Umbria rinnova l’appuntamento, «Un capolavoro a Perugia», invitando Amedeo Modigliani (Livorno, 1884-Parigi, 1920): fino al 15 settembre sarà esposto il celebre «Nu couché» (1917-18), in prestito dalla collezione permanente della Pinacoteca Agnelli di Torino.
L’opera, tra le più emblematiche della poetica modiglianesca, rappresenta l’occasione per esplorare il complesso percorso artistico e biografico del pittore livornese, detto «Modì» dai suoi contemporanei parigini, in un gioco di parole con il termine «maudit» (maledetto). Accanto al Nudo, il pubblico potrà ammirare altre otto sue opere, tra cui disegni provenienti dal Fai-Fondo Ambiente Italiano e dal Castello Sforzesco di Milano, in cui il corpo femminile è indagato con eleganza e sintesi formale.
L’allestimento crea un dialogo serrato tra i corpi di Modigliani e modelli antichi: dalla «Venere dormiente», emblema della sensualità e della seduzione nella storia dell’arte, evocata da opere della Pinacoteca Nazionale di Bologna e della Ca’ d’Oro di Venezia, fino alla «Afrodite accovacciata», con un esempio dal Parco Archeologico di Ostia Antica e una colonna lignea a forma di sirena bifida dal Castello Bufalini. Un confronto che mostra quanto il linguaggio dell’artista si nutra di suggestioni classiche.
A testimoniare la svolta pittorica dell’artista, dopo l’abbandono della scultura, anche il «Ritratto di Monsieur Chéron» (1915 ca), prestito della Fondazione Palazzo Maffei, contraddistinto dalla consueta stilizzazione ispirata alle maschere africane, in mostra insieme a manufatti del Congo e del Gabon, concessi dal Museo delle Civiltà di Roma ed esposte alla Biennale di Venezia del 1922.
Un’esposizione compatta ma potente, che restituisce la modernità e l’intensità della visione di Modigliani, artista inquieto e innovatore radicale.