Veduta della mostra «Armani Silos - Aldo Fallai per Giorgio Armani 1977-2021»

Cortesia di Giorgio Armani

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Veduta della mostra «Armani Silos - Aldo Fallai per Giorgio Armani 1977-2021»

Cortesia di Giorgio Armani

Aldo Fallai e il rapporto con Armani: storia di una collaborazione

Lo stilista, il fotografo di moda e i tre curatori della mostra «Aldo Fallai per Giorgio Armani» raccontano la mostra, svelando come funziona l’universo Armani

Ogni cosa, da Armani, è uno scambio. Per capire quanto, e come, si può provare a visitare la mostra all’Armani/Silos di Milano.

Il Silos è uno spazio inaugurato nel 2015, nato dalla trasformazione di un vecchio granaio. Il nome è un residuo della vita passata ma in fondo è anche una dichiarazione di intenti: curato da Giorgio Armani in ogni dettaglio, lo spazio espositivo esplora le zone di intersezione tra arte, moda e vita, con una particolare attenzione a quella pratica che forse più di tutte le accomuna: la fotografia.

Negli anni ha ospitato i mondi di Guy Bourdin, Sarah Moon, Peter Lindbergh, ma anche di Larry Fink, Paolo Ventura o dell’agenzia fotogiornalistica Magnum. Ora, fino all’11 agosto, è la casa del fotografo fiorentino Aldo Fallai.

Oltre a esporre più di 250 immagini che negli anni hanno contribuito a creare un immaginario sinonimo di eleganza composta, mai urlata, la mostra «Aldo Fallai per Giorgio Armani» è anche una mappa inaspettata di come funzionano le collaborazioni nell’universo Armani. Al Silos vanno infatti in scena, intersecandosi, una serie di relazioni pluridecennali: quelle tra Giorgio Armani, Fallai e i tre curatori, Giorgio, la sorella Rosanna e lo storico braccio destro Leo Dell’Orco. Ovviamente va in scena anche la relazione tra moda e fotografia, un mezzo che per Giorgio è prima di tutto «un modo per raccontare, un po’ come il cinema, ma attraverso un fotogramma anziché una sequenza. Uno strumento che affascina, con un linguaggio sintetico ed emozionale che sento a me molto vicino», come racconta al Giornale dell’Arte.

Fashion week 1984-85: Giorgio Armani. Foto © Aldo Fallai

Fallai e Armani mostrano un’Italia dal gusto europeo, cosmopolita, mai provinciale. Un paese piccolo nel mappamondo ma grande negli intenti. I tagli delle foto, le pose, una certa luce, la predilezione per il piano americano e per il bianco e nero (che per Fallai rappresenta la vera fotografia, quella che sa astrarre dalla realtà): ogni scelta negli scatti porta il segno di precisi rimandi culturali cari all’autore, dal tardo manierismo al neorealismo italiano, fino alla contemporaneità. Tutto, per Fallai (e verrebbe dire anche per Armani) può e deve essere «assorbito, respirato, amato». Nell’incertezza dilagante che ha travolto (anche) il mondo della moda, tra micro-trend che si esauriscono in una settimana, direttori creativi che sembrano danzare un complicato gioco delle sedie, strategie cacofoniche che spingono i brand in tutte le direzioni e collaborazioni usa e getta che finiscono per bruciare artisti e brand, Armani è una rara, luminosa eccezione. 

Giorgio Armani insegue la stessa idea di bellezza degli esordi, senza il minimo smarrimento, costruendo relazioni che, come la sua moda, superano la prova del tempo: una vita con la sorella, più di 45 anni con Dell’Orco, più di 30 con il fotografo Aldo Fallai. Un cammino così preciso può derivare solo da un’estrema chiarezza di visione, e quella di Armani è cristallina. Perché certo, ogni cosa da Armani è uno scambio, ma nello scambio, racconta la sorella Rosanna, «ancora e sempre» la parola finale è quella di Giorgio.

In un mondo frenetico ossessionato dal nuovo ad ogni costo Armani è un brand «nel quale la continuità è più importante del cambiamento continuo ed eccessivo», prosegue Rosanna, dove le immagini devono «raccontare uno spirito più che promuovere un prodotto». E la mostra su Aldo Fallai vuole fare proprio questo. «Il messaggio per le nuove generazioni, aggiunge lo stilista, è un’idea di calma e di bellezza. Quel che esce fuori da questa mostra è un racconto mai sopra le righe, sempre consapevole, pieno di eleganza e di grazia, ma anche di spensieratezza».

Un messaggio longevo, sempre attuale: per Dell'Orco, infatti, le immagini di Fallai funzionano oggi come allora perché raccontano una bellezza «spiccatamente senza tempo, naturale, spontanea, fatta di sguardi e di gesti», immagini che «ci hanno fatto scoprire la naturalezza vera dei nostri abiti, il loro essere strumenti quotidiani di rappresentazione». Non a caso per Giorgio Armani lo stile è un’espressione totale: «Sono convinto che caratterizzi ogni espressione dell’essere umano, dal modo in cui si veste al modo in cui si comporta, agli spazi che abita, alle cose che fa. Ho sempre lavorato sulla totalità dello stile proprio seguendo questo convincimento: non esiste eleganza nel vestirsi senza eleganza nei modi».

Questa idea di moda come strumento della quotidianità continua a tornare nelle parole dei tre curatori: le immagini di Fallai sono messe in scena che sembrano rubate alla vita. Ricordano, secondo Rosanna, «le foto trovate in un cassetto di parenti bellissimi». Sono fotografie fatte di segni, atteggiamenti, piccole attitudini, immagini che sembrano consigli, suggerimenti. Per trasmettere l’idea di moda di Armani, dice Fallai, «non c’è bisogno di follia: è sufficiente star seduti a prendere un caffè. La posizione, il gesto di tenere la tazzina, la cravatta che indossi… tutto definisce la tua immagine». E le foto diventano una sorta di storyboard che tratteggia l’universo Armani, che illustra pezzi di vita, gesti della realtà. «In fondo, continua l’artista, si può attraversare la strada correndo con le scarpe in mano o camminando lentamente».

Veduta della mostra «Armani Silos - Aldo Fallai per Giorgio Armani 1977-2021». Cortesia di Giorgio Armani

Lo stesso approccio poetico, delicato, è dedicato ai soggetti: la macchina fotografica di Fallai lambisce appena i modelli creando, secondo l’artista stesso, «immagini che sono il contorno delle persone che vengono raccontate. Non senza un velo di mistero».

Quella di Fallai è una fotografia fatta di dettagli (un sorriso, un gesto, uno sguardo), e proprio quei dettagli si trattengono nella memoria dopo aver visitato la mostra. Non è un caso che l’approccio curatoriale, come racconta Giorgio, sia stato prevalentemente istintivo, e le immagini siano esposte in rigoroso ordine sparso: «Abbiamo scelto le immagini più significative seguendo il filo delle emozioni, di quel che ci ricordavano».

In un mondo di immagini «intrinsecamente dimenticabili» (così Rosanna), dove «la forma espressiva si riduce ad un like» (così Aldo), la fotografia di Fallai è un esempio di grazia quotidiana, applicata alla vita. Sì, perché per Fallai (ed è una definizione a cui tiene molto) la fotografia è rigorosamente un’arte applicata. Come, si direbbe per Armani, la moda: «Lascerei l’arte nei musei, dichiara lo stilista. La moda riguarda la quotidianità. E la vita».

Da sinistra: Rosanna Armani, Giorgio Armani e Leo Dell’Orco

Chiara Bardelli Nonino, 09 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

Aldo Fallai e il rapporto con Armani: storia di una collaborazione | Chiara Bardelli Nonino

Aldo Fallai e il rapporto con Armani: storia di una collaborazione | Chiara Bardelli Nonino