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Il grande rilievo in marmo di Carrara di Jef Lambeaux (1898) all’interno del Tempio delle Passioni umane a Bruxelles

Foto: Barbara Antonetto

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Il grande rilievo in marmo di Carrara di Jef Lambeaux (1898) all’interno del Tempio delle Passioni umane a Bruxelles

Foto: Barbara Antonetto

Al settantesimo compleanno del Brafa ci saranno anche i restauratori dell’Agnello mistico

L’edizione 2025 della più antica mostra mercato europea si terrà a Bruxelles dal 26 gennaio al 2 febbraio nella veste eclettica che ormai da anni la contraddistingue: ospite d’onore Joana Vasconcelos a sottolineare il dialogo tra arte antica e arte contemporanea

Barbara Antonetto

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Il successo di una fiera si misura dalla qualità delle opere esposte e dai risultati di vendite, ma un indicatore importante è anche la partecipazione della città. Lo si può constatare a Bruxelles, dove vari mesi prima del Brafa si percepisce un fermento, un desiderio di concorrere alla preparazione della mostra non solo da parte delle gallerie, ma anche di vari istituzioni culturali non commerciali. Dal 26 gennaio al 2 febbraio è in programma la 70ma edizione di quella che nel 1956 è nata come Foire des Antiquaires de Belgique. Nella Salle Arlequin della Galerie Louise l’allora presidente della Camera belga degli antiquari Charles Van Hove riunì i principali galleristi del Paese. Nonostante esistessero Grosvenor House a Londra e Prinsenhof a Delft, l’iniziativa vide crescere di anno in anno il numero dei partecipanti, molti dei quali dall’estero, tanto che nel 1968 si spostò in una sede più consona, il Palais des Beaux-Arts. Nel trentennio di presidenza di Christian De Bruyn (1971-2002) le partecipazioni internazionali hanno conosciuto un costante impulso. 

Il carattere distintivo che ha reso il Brafa la mostra antiquaria più longeva del settore consiste nel fatto che non è organizzata da un ente fieristico, bensì dagli antiquari stessi, la maggior parte dei quali ha dato prova di grande fedeltà alla manifestazione: uno su tutti la galleria N. Vrouyr di Anversa, specializzata in tappeti e tessuti, presente fin dal 1956. Il trasferimento nel 2022 all’Expo di Bruxelles, la sede delle Esposizioni Universali del 1935 e del 1958, ha aggiunto un ulteriore valore storico alla manifestazione. Ora però si guarda al futuro, alle nuove esigenze del mercato dell’arte e al dialogo tra antico e contemporaneo. Il presidente eletto lo scorso giugno, Klaas Müller, lavora per allargare il ventaglio dell’offerta mantenendo un equilibrio fra le diverse tipologie di oggetti in vendita e l’alto livello di qualità garantito dal Comitato scientifico. Dei 130 espositori da 15 Paesi che partecipano all’edizione 2025 una dozzina espongono per la prima volta. Le richieste di partecipazione erano ben di più, ma il Comitato ha operato una selezione qualitativa che, come era prevedibile, ha superato a pieni voti Colnaghi, galleria specializzata in dipinti antichi fondata nel 1760 a Londra che oggi ha sedi anche a New York, Madrid e Bruxelles (Brafa ha infatti contribuito a fare della capitale belga una piazza appetibile per molte gallerie straniere che hanno aperto un’antenna in città). 

Nello stand di Colnaghi troveremo tra il resto un acquerello su carta patinata di Jacob Jordaens raffigurante musicisti in una loggia (1635 ca). Dipinti, ma dell’Otto e Novecento (Scuola di Barbizon, Impressionismo e Postimpressionismo), sono l’offerta anche di un’altra new entry, Stoppenbach & Delestre (Londra). Tra i nuovi espositori si annoverano poi uno specialista di mobili gustaviani del Sette e Ottocento, Hoffmans Antiques (Stoccolma), uno di gioielli e argenti portoghesi, J Baptista (Lisbona), uno di arti applicate del XX secolo, Kunstconsult (Zaandam, Paesi Bassi), uno di cristalli e fossili, Stone Gallery (Baarn, Paesi Bassi), uno di arte contemporanea, Galerie Nathalie Obadia (Parigi e Bruxelles dove si è appena tenuta un’interessante personale di Nú Barreto, artista della Guinea Bissau), uno di ceramiche antiche, Christophe Perlès (Parigi), e uno specialista in vasi Lalique, Galerie Bg Arts (Parigi). La 70ma edizione registra anche un ritorno importante, quello della Galleria Patrick Derom (Bruxelles), che in un elegante spazio nel quartiere Sablon tratta dipinti dal 1880 ai giorni nostri rappresentativi di diversi movimenti artistici, dal Simbolismo alla Pop Art all’arte contemporanea.

Dalle specializzazioni dei nuovi espositori si evince che uno dei tratti distintivi del Brafa è l’interazione tra antico e contemporaneo e l’ampio ventaglio di epoche e generi: cornici, gioielli, vetri, fotografia, numismatica, fumetti, argenti, fossili, dipinti, arredi, oggetti d’arte, grafica, design, ceramiche, sculture, orologi, strumenti scientifici, miniature, libri antichi, autografi; dagli Old Master all’arte moderna, dai reperti archeologici all’arte contemporanea, dall’arte asiatica all’arte africana, Arte Nouveau e Art Déco…

Tra gli espositori che stanno preparando lo stand per l’edizione 2025 si contano una decina di gallerie italiane. Valerio Turchi (Roma), specializzato in archeologia greca e romana, proporrà tra il resto una scultura romana in marmo del II sec. d.C raffigurante Diana Cacciatrice avvolta in uno splendido panneggio mosso dall’incedere della dea. Romigioli (Legnano) ha già scovato tre chicche, tra cui un ritratto nelle vesti di Giuditta di Eleonora Alvarez de Toledo (moglie di Pietro de Medici) realizzato su tavola di Michele di Rodolfo del Ghirlandaio tra il 1572 e il 1576 e proveniente da una collezione privata. Roberta Tagliavini, titolare e fondatrice nel 1967 della galleria Robertaebasta (Milano e Londra) e riconosciuta esperta di armi decorative e design del Novecento, ha scelto una lampada caleidoscopio del 1970 circa firmata da Gabriella Crespi. La Gioielleria Nardi di Venezia rende omaggio alla città di provenienza con un ciondolo in oro tempestato i zaffiri gialli e diamanti raffigurante la Basilica della Salute. Arriverà invece da Perugia con l’Alta Epoca Fabio Mearini nel cui stand troveremo un oggetto particolarmente interessante: un frammento marmoreo, probabilmente di un’acquasantiera toscana del Duecento, con la protome di un chierico o di un monaco. Dalton Somaré, la galleria milanese specializzata in arte antica dell’Africa e dell’Asia, avrà una straordinaria coppia di chiwara, copricapo rituale a foggia di antilope utilizzato dal popolo Bambara in Mali. Cortesi Gallery (Milano e Lugano) tratta arte dal 1950 ai giorni nostri; proporrà tra il resto un raro «Concetto spaziale, Attese» (1959) di Fontana e una ceramica smaltata in oro brunito di Heinz Mack. Quella di Barbara Bassi a Cremona è una galleria di gioielli antichi che avrà tra i pezzi forti una coppia di gemelli in platino e diamanti disegnati negli anni Sessanta da Giuseppe Capogrossi e una spilla smaltata di Roy Lichtenstein del 1968. Ars Antiqua di Milano offre belle vedute di città italiane: un golfo di Napoli di Tommaso Ruiz (1710-50) e una coppia di dipinti di Carlo Grubacs raffiguranti la Basilica di San Marco e Palazzo Ducale a Venezia. Da Wkd Jewels che ha sede ad Amsterdam e Milano gioielli di grandi nomi come il bracciale rigido Tiffany degli anni Ottanta in lapislazzuli, giada nera e madreperla.

Per festeggiare il 70mo anniversario il Brafa ha invitato come ospite d’onore Joana Vasconcelos, l’artista portoghese lanciata dalla Biennale del 2005. A vent’anni di distanza dal lampadario di assorbenti presentato a Venezia, a Bruxelles esporrà due sculture, due Valchirie realizzate con diversi tipi di tessuto, ganci e passamanerie che fungeranno da punto focale dell’allestimento espositivo mettendo in risalto l’apertura verso il contemporaneo degli antiquari del Brafa, organizzatori ed espositori. 

Altra importante novità dell’edizione 2025 è la collaborazione dell’Istituto Reale per i Beni culturali Kik-Irpa che, fondato nel 1948, ha svolto un ruolo fondamentale nella conservazione e nel restauro del patrimonio storico artistico del Belgio con un approccio pionieristico, sia dal punto di vista della documentazione funzionale al restauro e agli studi di storia dell’arte, sia dal punto di vista dell’interdisciplinarietà. L’edificio che lo ospita dal 1962 è molto interessante anche dal punto di vista architettonico in quanto è stato il primo al mondo a essere costruito, con razionalità e funzionalità all’avanguardia, appositamente per un istituto per i Beni culturali e con l’obiettivo di consentire a restauratori, chimici, fisici, ingegneri, fotografi e storici dell’arte di collaborare scambiandosi le informazioni. Oggi vi lavorano un centinaio di persone su dipinti, sculture lignee e marmoree, arazzi, gioielli, vetro, tessuti, elementi architettonici in stucco e varie altre tipologie di oggetti che vengono analizzati con tecnologie all’avanguardia (microscopia 3D, macro-Xrf, datazione con radiocarbonio ecc), ma il manufatto che ha reso il Kik-Irpa celebre a livello internazionale è stato il «Polittico dell’Adorazione dell’Agnello mistico» dei fratelli van Eyck conservato nella Cattedrale di San Bavone a Gand. A Brafa 2025 il Kik-Irpa condividerà con il pubblico qualcuna delle tante scoperte e curiosità emerse dai propri interventi e, attraverso una serie di workshop, offrirà l’opportunità di imparare a riconoscere i materiali e le tecniche con cui i manufatti d’arte sono stati realizzati nei secoli e di apprendere i «trucchi del mestiere» per dipingere, fotografare, scolpire ecc. 

Laboratorio di chimica dell’Istituto Reale per i Beni culturali Kik-Irpa di Bruxelles. Foto: Barbara Antonetto

Laboratorio dipinti dell’Istituto Reale per i Beni culturali Kik-Irpa di Bruxelles. Foto: Barbara Antonetto

I workshop del Kik-Irpa non saranno le uniche iniziative a coinvolgere i visitatori, che potranno approfondire le proprie conoscenze in campo artistico anche tramite i Brafa Art Talks della Fondation Roi Baudouin. Curatori di musei, studiosi, esperti di case d’asta, economisti e avvocati specializzati in mercato dell’arte, divulgatori e conoscitori approfondiranno svariati temi: dal dibattito sull’autentica a quello su come trasmettere le collezioni private alle generazioni future preservandole dalla dispersione, dal racconto dell’avventura professionale di Ernest Gambart, uno dei principali mercanti del XIX secolo, alla rivoluzione digitale innescata da blockchain, criptovalute e Nft. Nel contesto del Brafa la Fondation Roi Baudouin esporrà anche le più recenti delle innumerevoli opere d’arte belga (27mila opere e 27 fondi archivistici) che, al fine di preservare e promuovere il patrimonio del Paese, ha acquistato tramite mecenati e fondi filantropici e affidato a 100 tra musei e altre istituzioni. Nel 2012 è stata proprio la Fondazione intitolata a re Baldovino ad acquistare per 450mila euro a un’asta di Christies’s a Londra una straordinaria statua marmorea della Carità che lo scultore Jan van Delen aveva realizzato nel Seicento per la Cappella funeraria dei principi Thurn und Taxis in Notre-Dame des Victoires au Sablon a Bruxelles e che, derubata dai francesi nel 1794, era ricomparsa in un appartamento parigino. Ora l’opera è tornata tra le candide sculture che decorano la cappella rivestita di marmo nero che è stata appena riaperta al termine di un lungo restauro: vale assolutamente la pena fare una scappata ad ammirarla all’uscita dalla fiera.

La Cappella funeraria dei principi Thurn und Taxis in Notre-Dame des Victoires au Sablon a Bruxelles. Foto: Barbara Antonetto

La statua marmorea della Carità acquistata dalla Fondation Roi Baudouin per riportarla Bruxelles. Cappella funeraria dei principi Thurn und Taxis in Notre-Dame des Victoires au Sablon a Bruxelles. Foto: Barbara Antonetto

Il Brafa 2025 sarà in connessione con le celebrazioni per il centesimo avversario dell’Art Déco: sarà l’occasione di riscoprire luoghi «meno gettonati» di grandissimo interesse dal punto di vista artistico, e non solo, in quanto l’Art Déco subiva il fascino per la modernità e il progresso. Da questo punto di vista è particolarmente significativo il Flagey, il palazzo progettato dall’architetto belga Joseph Diongre per l’Institut National de Radiodiffusion nato pochi anni prima. Lo sviluppo della radio aveva creato l’esigenza di un edificio completamente insonorizzato in cui il livello tecnologico delle registrazioni e delle trasmissioni rispondesse all’evoluzione del mezzo: non doveva rispettare nessuna indicazione estetica, ma raggiungere un isolamento acustico totale. Dal momento della sua inaugurazione, nel 1938, il Flagey ha goduto di una notorietà internazionale e la qualità dell’acustica dei suoi studi di registrazione, riconosciuta dal mondo intero, ha attirato insigni musicisti. Nel 2025 verrà rivalutata anche la bellezza della sua architettura lineare ed essenziale e dei suoi materiali, tra cui svariate essenze lignee. Tale bellezza è la conseguenza diretta di soluzioni architettoniche pensate per soddisfare esigenze tecniche, non estetiche, ma che alla fine si sono rivelate tali. Tra i luoghi da riscoprire c’è anche, all’interno del Parco del Cinquantenario (il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza belga), la prima opera pubblica commissionata a Victor Horta nel 1886, il Tempio delle Passioni umane. Sulla parete di fondo dell’edificio troneggiano i piaceri e le disgrazie dell’umanità raffigurati in un gigantesco (11x6 metri) rilievo in marmo di Carrara completato nel 1898 da Jef Lambeaux.

Per il 70mo anniversario il Brafa supererà i 67mila visitatori registrati in dieci giorni lo scorso anno?

Sala di registrazione del Flagey, sede dell’Institut National de Radiodiffusion di Bruxelles. Foto: Barbara Antonetto

Il Tempio delle Passioni umane di Bruxelles, la prima opera pubblica di Victor Horta, 1886. Foto: Barbara Antonetto

Barbara Antonetto, 31 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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