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Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliIl Metropolitan Museum of Art di New York presenta il lavoro pittorico di Lorna Simpson, raccogliendo per la prima volta in una personale museale l’intera produzione degli ultimi dieci anni, in cui l’artista newyorkese ha riorientato la sua pratica verso la pittura. Dal 19 maggio al 2 novembre «Lorna Simpson: Source Notes» si concentra sulla pratica pittorica dell’artista nell’ultimo decennio, attraverso oltre 30 opere che esplorano temi di genere, razza, identità, rappresentazione e storia.
Nata nel 1960, Simpson iniziò a farsi notare negli anni Ottanta per la sua fotografia concettuale in cui combinava immagini e parole e proponeva una riflessione sul significato e la percezione del corpo nero, in particolare quello femminile, nella cultura americana. Negli anni, l’artista ha ampliato la sua pratica per includere vari media, tra cui il collage, il disegno e la scultura. Le sue opere sono entrate nelle collezioni dei maggiori musei americani e internazionali. L’immersione di Simpson nella pittura è iniziata nel 2014: come lei stessa ha raccontato in diverse interviste, stava attraversando un momento di inquietudine creativa ed era stata invitata a trascorrere un periodo di riflessione e relax nella casa della collezionista Pamela J. Joyner a Sonoma, in California. L’artista sentiva di voler giocare con materiali nuovi e di sperimentare con la pittura ma, essendo questo un medium con cui non si era misurata fin dai tempi della scuola, non aveva le idee chiare su che cosa e come fare. Fu il terremoto che colpì la California in quel periodo a sbalzarla fuori dalla sua zona di comfort e a farle decidere che non c’era troppo da starci a pensare, si trattava solo di prendere in mano il pennello e fare. Nel 2015 Okwui Enwezor, in qualità di curatore della Biennale di Venezia, presentò per la prima volta i suoi dipinti.
Da allora Simpson ha approfondito la sua pratica pittorica, integrando temi, stili e tecniche che hanno attraversato la sua carriera. Le idee e le immagini che ricorrono nelle sue fotografie e nei collage sono diventate la base del suo lavoro nei dipinti in cui sembrano trovare una sintesi. Il lavoro di Simpson trae spesso ispirazione, ma anche materiale fisico, da riviste vintage di cultura e società afroamericane, come «Ebony» e «Jet», ma anche dagli archivi dell’Associated Press e della Library of Congress. Queste immagini di repertorio diventano collage serigrafati, trattati con inchiostro e acrilici, su fibra di vetro, legno o argilla. Nei dipinti, materiali, segni e colori si fondono in composizioni stratificate che creano una complessità di livelli di lettura che sembra riflesso dell’esperienza dell’artista. Giocando con i media e con l’astratto mistero di immagini «rubate», richiamando la cultura popolare, mescolando figurazione e astrazione, creando dinamiche attive tra sfondo e figura e lasciando che i corpi emergano e si dissolvano nel loro contesto, Simpson riesce a creare un linguaggio estremamente personale eppure universalmente leggibile.
Nelle sue opere recenti, sfumature, acquerellature e inchiostro creano spazi nebulosi per le sue figure. Nella serie «Ice», ghiacciai e iceberg che sembrano alla deriva nel colore della tela sono accompagnati da ritagli di articoli di giornale e fotografie di donne nere. Oltre all’ovvio richiamo ai cambiamenti climatici, sembra esserci una metafora della società americana che suona tanto più preoccupante nel clima politico odierno. Pezzi di questa serie sono in mostra al Met insieme a opere della serie «Special Characters», in cui l’artista torna sul tema del femminile svelando gli stereotipi nascosti nelle immagini che consumiamo quotidianamente. La mostra, organizzata da Lauren Rosati, curatore associato del dipartimento di arte moderna e contemporanea del museo, e accompagnata dalla prima monografia accademica dedicata ai dipinti di Lorna Simpson, riunisce tele di grandi dimensioni, le opere con cui debuttò alla Biennale di Venezia nel 2015, oltre a sculture e collage.

Lorna Simpson, «Head on Ice #3», 2016. © Lorna Simpson; courtesy the artist and Hauser & Wirth; photo by James Wang

Lorna Simpson, «Mind Reader», 2019. Collection of Denise and Gary Gardner. © Lorna Simpson; courtesy the artist and Hauser & Wirth; photo by James Wang