«Testa di Leda» (1504-06 ca) di Leonardo

© Comune di Milano. Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco

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«Testa di Leda» (1504-06 ca) di Leonardo

© Comune di Milano. Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco

Al Castello Sforzesco il richiamo della sanguigna

Malgrado sia stata molto amata dai maggiori artisti fino all’Ottocento, questa tecnica non era stata ancora abbastanza studiata né sotto il profilo materico né tecnico

«Sanguigna»: un nome dalla forte connotazione emotiva, che dona ai fogli realizzati con questo medium un impatto potente, non solo visivo. Se ne servirono, dalla metà del Quattrocento, tanti maestri del Rinascimento, più di tutti Leonardo (basti pensare all’«Autoritratto» di Torino) e i suoi allievi; fu molto amato in età protobarocca e barocca, e poi di nuovo prediletto dai classicisti delle accademie ottocentesche. 

Con la sanguigna (o «pietra rossa»: un’ocra diffusa un po’ ovunque in Europa, che deve il suo colore all’ematite, un minerale ferroso che ha il colore del sangue, come dichiara il suo stesso nome) molti di quegli artisti fissavano sulla carta i loro primi pensieri, piegando il mezzo alle loro esigenze espressive e avvalendosene di volta in volta per tracciare i contorni, per realizzare i chiaroscuri a incrocio, per lo sfumato, oppure, come faceva Leonardo con la sua invenzione detta «red on red», cioè disegno rosso su carta rossa, intrecciandola con la pietra nera o con il gessetto, la biacca, l’acquarello. Eppure, a dispetto di tanta fortuna tra i maggiori artisti dal Rinascimento all’Ottocento, la «matita rossa» non è stata sinora studiata in modo approfondito né sotto il profilo materico né sotto quello tecnico

È perciò una vera primizia, e non solo per gli «intenditori», la mostra «“...Per gitar diverse linee”. Disegni a pietra rossa da Leonardo alle Accademie», che si tiene nel Castello Sforzesco, nelle Salette della Grafica, dall’8 maggio al 18 agosto (ingresso gratuito). Curata dal direttore dell’Istituto Universitario Olandese di Storia dell’Arte di Firenze (Niki Florence), Michael W. Kwakkelstein, e dal ricercatore Luca Fiorentino, di concerto con la conservatrice del Gabinetto dei Disegni e Stampe del Castello Sforzesco, Alessia Alberti, la mostra scaturisce idealmente dal convegno dedicato al solo disegno a pietra rossa tenuto al Niki Florence nel 2019. 

Attingendo alle collezioni del Castello Sforzesco, la mostra è ricca di disegni di artisti lombardi, da Leonardo a Francesco Melzi e Ambrogio Figino, poi da Cerano, Procaccini e Morazzone fino a Giuseppe Bossi e Luigi Sabatelli. Sono però esposti anche fogli anonimi, scelti per la loro qualità o perché interessanti per ragioni tecniche, ma anche per stimolare il dibattito fra studiosi, avanzando in quest’occasione nuove attribuzioni ed è questo il caso di un foglio del Castello Sforzesco, assegnato da Francesco Lofano (Università di Bari) al grande artista napoletano Bernardo Cavallino

Ada Masoero, 06 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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Al Castello Sforzesco il richiamo della sanguigna | Ada Masoero

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