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Redazione
Leggi i suoi articoliL’artista americano Mel Bochner (1940-2025) è scomparso il 12 febbraio. Sulla pagina Instagram di una delle gallerie più importanti che lo rappresentava, Peter Freeman, con sedi a New York e Parigi, si legge un laconico messaggio di commiato: «È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa di Mel Bochner il 12 febbraio 2025, figura pioneristica dell’Arte americana del XX secolo che ha usato linguaggio e matematica per sfidare tecniche e sistemi convenzionali che strutturano il nostro mondo». Bochner, nativo di Pittsburgh, aveva iniziato a dipingere alla fine degli anni Settanta realizzando composizioni molto vivaci che giocavano con l’utilizzo della parola e lavori più strettamente legati all’arte concettuale (basti pensare quando a fine anni Novanta aveva disposto lungo una parete tele di varie dimensioni, ciascuna contrassegnata da una linea orizzontale e da un numero che ne indicava la larghezza in pollici). All’attività creativa aveva affiancato anche quella didattica, all'Università di Yale dove aveva una cattedra in pittura e stampa artistica. Dal 2009 aveva iniziato a produrre i noti «monoprint» realizzati in un laboratorio-galleria di New York, la Two Palms. Tramite delle matrici colme di colore impressionava le sue preziose carte con frasi, lettere e motti dei più svariati per poi intervenire su ogni singola opera manualmente. Sfidando il mercato, l’artista ha realizzato lavori con tirature bassissime e di grandissimo pregio.
Nel 2022 l’Art Institute of Chicago gli aveva dedicato una retrospettiva sulla sua produzione di disegni. Inoltre Bochner aveva tenuto mostre personali al National Museum of Art di Osaka (2023), all’Art Institute di Chicago (2022), al Dia Beacon di New York (2019) e al Jewish Museum di New York (2014). Le sue opere si trovano nelle collezioni dell’Art Institute di Chicago, del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, del Museum of Modern Art di New York, della National Gallery of Art di Washington D.C., del Whitney Museum of American Art di New York, della Tate di Londra e del Centre Pompidou di Parigi.
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