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Francesco M. Benedettucci
Leggi i suoi articoliLo scorso 10 novembre è mancato a Roma Claudio Saporetti, per molti anni professore di Assiriologia presso le Università di Heidelberg, Pisa e Viterbo. A lui si devono fondamentali studi sull’onomastica assira e oltre 300 pubblicazioni, che spaziano dalla storia dell’arte alla letteratura, alla storia, oltre che all’archeologia, a testimoniare la sua vastissima e multiforme cultura.
Nato a Fidenza nel 1938, Saporetti, dopo le lauree in Assiriologia presso l’Università Cattolica di Milano e il Pontificio Istituto Biblico di Roma, è stato borsista presso l’Istituto di Studi Storici «Benedetto Croce» e la von Humboldt Staftung, dirigente di ricerca al Cnr e insignito dell’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica. Membro di numerose campagne archeologiche in Iraq e Giordania, è stato un vero pioniere nell’utilizzo dell’informatica per lo studio di documenti scritti in cuneiforme, con i progetti «ALTAN/AEC» (Analisi Elettronica del Cuneiforme), condotto in collaborazione con l’UCLA, ed «Eshnunna». Dopo il saccheggio del Museo di Baghdad nel 2003, Saporetti, su incarico del Ministero per gli Affari Esteri, ha curato il progetto «DR-Duplicazione e Rinascita», per la catalogazione e riproduzione virtuale dei reperti del Museo. Fondatore della rivista «Assur/Nuzi Studies» e delle serie «Analisi Elettronica del Cuneiforme» e «Collana di Studi Mesopotamici» (per l’editore Aracne), dal 1968 ha curato la pubblicazione di «Geo-Archeologia», bollettino dell’Associazione Geo-Archeologica Italiana (di cui era presidente), il cui ultimo numero è uscito nello scorso ottobre.
Prima ancora della monumentale attività scientifica, la figura di Saporetti emerge per la sincera attenzione nei confronti dei colleghi e, soprattutto, dei giovani studiosi, con i quali amava trascorrere, in un clima collaborativo e conviviale, giornate e settimane di studio, che hanno lasciato, tra tutti i partecipanti, ricordi indelebili. La medesima attenzione che rivolgeva verso un pubblico più ampio rispetto a quello della comunità accademica, compiacendosi nel condividere, in modo sempre chiaro e comprensibile, ma anche rigoroso, il suo profondo amore per la conoscenza.
Una figura di intellettuale d’altri tempi, la cui cultura e profonda umanità lasciano un reale e sincero vuoto tra tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerlo e frequentarlo.
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