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Roberto Mercuzio
Leggi i suoi articoliContinuano i lavori di restauro e di ammodernamento degli impianti al Piano Nobile del Palazzo Ducale di Urbino. Alle ore 11 del 18 dicembre saranno inaugurati alcuni spazi (in particolare, la Sala delle Veglie e il corpo di fabbrica dell’antico Castellare di Urbino) che rappresentano il penultimo lotto di lavori finanziati con i fondi Pnrr. Si tratta degli ambienti tradizionalmente noti come «appartamento della Duchessa», perché al tempo dei duchi Della Rovere (1508-1631) fu abitato dalle duchesse con la loro corte.
Dopo il riordino museografico nella Sala delle Veglie sarà possibile apprezzare l’intera parabola artistica di Giovanni Santi, pittore, poeta, scenografo e padre di Raffaello, che col suo nome evoca l’ambientazione delle piacevoli riunioni che, da sera fino all’alba, si tenevano alla corte di Guidobaldo da Montefeltro e della moglie Elisabetta Gonzaga. I lavori di pulitura e di restauro delle superfici scolpite hanno permesso di recuperare una piena leggibilità degli intagli lapidei e degli stucchi che decorano questi ambienti.
«Con la riapertura dell’Appartamento della Duchessa, ha dichiarato Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche, ci avviamo alla chiusura dei lavori prevista per il mese di maggio. Intanto, il nuovo allestimento di queste sale porterà a riflettere su alcuni grandi artisti urbinati. Raffaello, poco presente in Urbino, è frutto dell’altissimo livello culturale raggiunto dalla corte in età feltresca, come conferma l’arte del padre, Giovanni Santi, meritevole di ben più alta considerazione di quella solitamente attribuitagli, e dei suoi conterranei e coetanei, Timoteo Viti e Girolamo Genga. E ancora, il fiorire di Federico Brandani, plasticatore di eccezionale levatura».
Dopo la partenza di Luciano Laurana (1472), fu l’architetto senese Francesco di Giorgio quello incaricato di portare avanti i lavori e di terminare la costruzione di quest’ala dell’edificio. Egli progettò la rampa elicoidale e coprì le quattro sale del Castellare con volte a padiglione, e affidò allo scultore milanese Ambrogio Barocci la realizzazione degli stucchi delle volte.
Uno degli spazi dell'appartamento della Duchessa in piena fase di restauro
La decorazione della volta fu terminata oltre il settembre del 1482, perché negli scudi appesi agli angoli sono presenti sia le iniziali di Federico da Montefeltro (FE DVX), sua quelle dell’erede Guidobaldo (GVI DVX); inoltre l’intervento di Barocci nel nuovo allestimento ha permesso di riconsiderare la nascita di una scuola locale di plasticatori attiva fino al XVII secolo, di cui il massimo esponente fu Federico Brandani. Di quest’ultimo, accanto al soffitto Aquilini, tornano ad essere esposti proprio in queste sale, dopo circa un secolo e restaurati per l’occasione, alcuni tra i migliori frammenti della volta del salone roveresco al secondo piano del palazzo. Il soffitto di Brandani fin dal 1846 era stato staccato malaccortamente e depositato nel salone, che dopo l’Unità d’Italia era diventato la sala delle udienze del Tribunale. Nel 1864 si decise quindi di trasferire una prima parte degli stucchi presso il Museo annesso all’Istituto di Belle Arti e si completò l’operazione attorno al 1885 con l’intervento di Antonino Lanzirotti, primo conservatore del Palazzo Ducale. Purtroppo, i frammenti non furono mai esposti al pubblico, né al convento di San Benedetto, né al ritorno in palazzo. Si dovette attendere il riallestimento del Salotto della Duchessa da parte di Luigi Serra (1915-30) perché si potesse finalmente apprezzare la più vasta impresa giovanile di Brandani.
Principale conseguenza dell’intera operazione è l’esposizione nel cosiddetto Salotto della Duchessa delle opere di Raffaello, di cui la Galleria Nazionale delle Marche celebra l’arte attraverso alcuni capolavori entrati nella sua collezione nel corso del Novecento: dagli arazzi degli Atti degli Apostoli nel Salone del Trono alla piccola «Santa Caterina d’Alessandria», anta di un trittico per la devozione privata, e al «Ritratto di gentildonna (La Muta)», che raccontano dell’incontro con la pittura di Perugino e Pinturicchio e poi con quella di Leonardo.
Accanto a questi due dipinti sono state riallestite le opere di Timoteo Viti e di Girolamo Genga, che incrociarono più volte la loro «strada» artistica con quella di Raffaello, partendo e tornando a Urbino, con significative differenze. Di Timoteo Viti sarà esposta in sala con una nuova illuminazione la vetrata proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Torre, di recente oggetto di un restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Per connettersi idealmente alla visita della collezione al secondo piano del palazzo, lungo il percorso, nella stanza d’accesso al camminamento sul giardino pensile, si trovano opere di due tra i principali protagonisti della stagione manierista nel ducato di Urbino: Raffaellino del Colle e Francesco Menzocchi.
Infine, nella camera da letto della Duchessa saranno riallestiti tutti gli arazzi che erano parte dell’arredo originario del Palazzo Ducale di Urbino nella seconda metà del Cinquecento. Le sei opere (quattro arazzi interi e due frammenti) hanno in comune il tema della natura, con paesaggi boscosi in cui animali reali e fantastici (unicorni, grifoni) pascolano o combattono. I duchi Della Rovere condividevano con altre corti d’Italia e d’Europa la passione di decorare, in occasione di grandi feste, le sale dei loro palazzi con questi tessuti che erano simbolo di potenza e di ricchezza. Si tratta di vere e proprie scenografie che ricoprivano gli ambienti dal pavimento al soffitto, immergendo gli ospiti in spazi naturali e fiabeschi che si aprivano su orizzonti lontani.
Uno degli spazi dell'appartamento della Duchessa in piena fase di restauro
Uno degli spazi dell'appartamento della Duchessa in piena fase di restauro
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