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Mariella Rossi
Leggi i suoi articoliFino al 27 ottobre, anche Villa Manin a Codroipo (Ud) declina la propria proposta culturale in sintonia con i temi della capitale europea della cultura GO! 2025-GO Borderless. Di scena il progetto espositivo «Architetture trasparenti» realizzato con una serie di opere selezionate per la loro capacità di mettere in dubbio la percezione dello spazio, che nella mostra è sempre percorribile con il corpo e con lo sguardo. «Abbiamo scelto opere capaci di perturbare gli ambienti rendendone incerti i confini», sottolinea Guido Comis, direttore e curatore della mostra.
Il percorso di visita inizia all’ingresso della Villa Manin, alla barchessa di levante, prosegue nel corpo gentilizio e si estende nel parco storico, in un continuo dialogo tra le opere, il contesto architettonico della villa e la natura che la circonda. La mostra si sviluppa sia all’interno che all’esterno, invitando il pubblico a un confronto diretto e a un’esperienza sensoriale: tutte le installazioni possono essere interagite in vari modi, specchiandosi, attraversandole, interrogando se stessi e il proprio sguardo.
Ci sono opere di artisti storicizzati, come Dan Graham, del quale viene presentato un padiglione di vetro all’aperto; Giulio Paolini, che partecipa con un’installazione composta da una serie di paraventi in plexiglas sui quali sono disegnate figure settecentesche che innescano un rimando alla villa e ai suoi elementi architettonici. Vi è anche l’artista e architetto britannica-olandese Petra Blaisse, fondatrice dello studio Inside/Outside, invitata a instaurare un dialogo con lo spazio espositivo mediante un’installazione che coinvolge la barchessa, dove i visitatori attraversano una sequenza di quinte costituite da teli impressi con elementi architettonici che richiamano quelli della villa. Tra gli artisti anche Jeppe Hein con «Double Ellipse / mirror labyrinth» (2025) in acciaio inossidabile lucidato a specchio. Due semi ellissi si incrociano con i loro steli confondendo lo sguardo. E poi ancora lavori di Robert Irwin realizzati utilizzando materiali riflettenti, quelli di Gabriel Dawe che crea grandi arcobaleni con fili tesi che corrono da parete a parete nelle grandi sale.
Gli spazi della villa sono messi in gioco con opere che nella maggior parte dei casi sono state per essi concepite o ripensate. Gli artisti utilizzano vari mezzi espressivi come vetro, tessuti, specchi e luce, creando un ambiente ricco di stimoli sensoriali, estetici e concettuali. C’è persino uno spazio definito dal suono, opera di Christina Kubisch. Ad arricchire la mostra anche artisti italiani contemporanei come Anna Pontel e Matteo Negri.
L’esposizione è curata da Guido Comis con la collaborazione di Linda Carello e Daniele Capra, e organizzata dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale Friuli Venezia Giulia (Erpac), fa parte di «GO! 2025 & Friends», il cartellone di eventi collegato al programma ufficiale di GO! 2025 Nova Gorica - Gorizia Capitale europea della Cultura, che coinvolge tutta la regione Friuli Venezia Giulia. Erpac è un ente strumentale della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, istituito nel 2016, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, di autonomia scientifica, amministrativa, finanziaria, patrimoniale e sottoposto alla vigilanza e al controllo della stessa Regione.
Villa Manin è una delle più importanti ville venete del XVIII secolo, uno scenografico capolavoro d’architettura. La struttura si distingue per il suo imponente corpo centrale con portico a colonne e due ali laterali, gli interni sono ricchi di decorazioni e affreschi che riflettono il gusto dell’epoca, mentre il parco circostante si estende su un ampio giardino all’italiana, con laghetti e statue che arricchiscono il paesaggio. Casa dell’ultimo doge di Venezia, nel corso del Novecento ha vissuto un lento e inesorabile declino, interrotto nel 1961 dal Ministero della Pubblica istruzione che impose l’esproprio del complesso a favore dell’Ente Ville Venete che ne curò il restauro. Nel 1969 la villa è passata nelle mani della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, con l’apertura al pubblico in occasione della celebre mostra dedicata a Giambattista Tiepolo nel 1971. Da allora Villa Manin, oltre a essere uno straordinario monumento storico architettonico, è un’importante sede espositiva.