Mariangela Agliati

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Mariangela Agliati

A Rancate i collezionisti dell’Ancien Régime

Il Sette e Ottocento della quadreria dei Riva nella Pinacoteca Züst

La Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst di Rancate è oggi nel Cantone Ticino il principale polo di studio per l’arte antica del territorio, dal Rinascimento al XIX secolo. Dal 29 novembre al 28 febbraio ospita la mostra «Dentro i palazzi. Uno sguardo sul collezionismo privato nella Lugano del Sette e Ottocento: le quadrerie Riva», curata da Edoardo Agustoni e Lucia Pedrini Stanga.

Direttrice Mariangela Agliati Ruggia, come si inserisce la mostra nella programmazione della Pinacoteca?
Da trent’anni la Pinacoteca dedica le mostre temporanee allo studio della storia e dell’arte del nostro territorio. Quest’anno la nostra attenzione si è posata sulla famiglia Riva, uno dei più più antichi e illustri casati di Lugano, che rivestì una posizione di egemonia soprattutto nell’Antico Regime, con una intricata rete di contatti con le famiglie Beroldingen, Turconi, Morosini, Bellasi, Somazzi, Moroni Stampa, Rusca.

La mostra ne riunisce la quadreria, costituita da pezzi di primaria importanza, un tempo custoditi nelle dimore luganesi e nelle residenze di campagna, oggi suddivisi tra i vari rami della famiglia (marchesi, conti e nobili) in Svizzera e in Italia. I dipinti sono riconducibili a vari generi e grazie ai documenti esaminati si è compreso come le centinaia di opere fossero distribuite nei palazzi: i ritratti di famiglia e di personalità di rilievo dell’epoca (come gli Asburgo) erano conservati soprattutto nelle dimore cittadine, mentre i paesaggi, le scene religiose, storiche e di genere ornavano le ville di campagna.

In mostra anche una serie di ritratti dei landfogti provenienti dai Cantoni d’Oltralpe, che governavano la prefettura di Lugano, e una selezione di opere delle collezioni di altri casati con cui i Riva avevano rapporti o legami di parentela. Grazie a un allestimento coinvolgente, la rassegna permette inoltre di «entrare» in questi edifici ricreandone l’atmosfera con una selezione di suppellettili, argenterie, miniature, libri e documenti. È una mostra di ricerca, esito di anni di studi condotti dai curatori.


Qual è l’obiettivo della mostra e quali sono le opere esposte?

L’intento è di approfondire la vicenda del collezionismo privato nelle terre dell’attuale Cantone Ticino dal tardo Seicento all’Ottocento, ancora poco nota. La mostra indaga il gusto, la circolazione e il consumo di opere d’arte in questa zona di confine, che dal punto di vista politico guardava a nord, dipendendo dai Cantoni svizzeri, e da quello religioso e culturale a sud, verso l’Italia, dove a metà Ottocento si stabilì la parte della famiglia Riva legata al ramo dei marchesi, grazie all’alleanza matrimoniale con il facoltoso casato piemontese dei Francischelli, che a loro volta si imparentano con i Bisi, importante famiglia di artisti milanesi.

Di qui le numerose opere di Luigi, Giuseppe, Ernesta, Fulvia e Antonietta Bisi. Dalle intime stanze dei palazzi Riva sono giunti a Rancate oltre settanta dipinti, ma anche oggetti solitamente celati al pubblico. Importanti pezzi di Giuseppe Antonio Petrini, di cui la famiglia Riva fu uno dei principali committenti. Poi, Carlo Francesco e Pietro Rusca, Giovanni Battista Innocenzo Colomba, Carlo Innocenzo Carloni, Giuseppe Antonio Orelli, Gian Francesco Cipper detto Il Todeschini. Per l’Ottocento, Giovanni Migliara, Francesco Hayez, Pietro Bagatti Valsecchi e dei Bisi.

Mariangela Agliati

«Ritratto della contessa Antonietta Negroni Prati Morosini» di Francesco Hayez, 1871-72. Cortesia della Galleria d’Arte Moderna, Milano

Mariella Rossi, 28 novembre 2020 | © Riproduzione riservata

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