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Cofano arabo con iscrizioni naskhi (XII-XIII secolo)

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Cofano arabo con iscrizioni naskhi (XII-XIII secolo)

A Palermo il Thesaurus di Ruggero

Nel Palazzo Reale 56 preziosi reperti attualizzano l’eredità culturale del re normanno che volle una società fondata sul pluralismo e sulla coesistenza di mondi diversi

Mariella Rossi

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Fino al 30 settembre la mostra «Thesaurus. Alla scoperta di un patrimonio segreto», allestita nelle Sale del Duca di Montalto di Palazzo Reale, avvicina in maniera nuova a un monumento tanto popolare come la sua Cappella Palatina, tra i siti più visitati della città e della regione, Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 2015, il cui anno di dedicazione è il 1140.

La mostra riunisce una selezione di 56 reperti poco noti, provenienti dal Tesoro della Cappella Palatina o a questa collegati, oggetti preziosi dal punto di vista materiale per la loro raffinatezza e magnificenza, emblemi dell’eredità immateriale del creatore della cappella, Ruggero II, e della sua precisa visione della società, fondata sul pluralismo tra mondo arabo, latino, greco ed ebraico, e sulla coesistenza di religioni, linguaggi e culture, vero focus della mostra. Si tratta di un modello culturale che ebbe il suo centro nevralgico a Palermo, ma che appare quanto mai attuale ancora oggi, come sottolinea Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II, che ha prodotto la mostra all’interno di un programma continuativo di ricerca e valorizzazione. L’idea di tesoro in senso letterale come scrigno ricorre nei 16 oggetti in mostra, tra cassettine, cofanetti e cofani.

Di particolare rilievo sono un cofanetto del XII secolo in avorio intagliato su anima lignea, che presenta scene dipinte riferibili a due diverse iconografie, cristiana e islamica, e una cassettina con chiusura a scorritoio, che rappresenta gli stilemi tipici della cultura bizantina e vede un analogo presente al Metropolitan Museum of Art di New York. Notevole anche un cofano di forma ellittica e coperchio bombato (XII-XIII secolo) in legno, avorio, mastice nero e ottone a fusione, tra i pezzi più pregiati del Tesoro della Cappella Palatina, la cui rara ornamentazione, attribuita a maestranze siculo-islamiche, è caratterizzata da un testo epigrafico con iscrizioni arabe in caratteri naskhi.

Due sono i balzi temporali innescati dal percorso espositivo, che si spinge indietro a un sigillo mesopotamico cilindrico in aragonite intagliata del III millennio a.C., scoperto solo all’inizio degli anni Ottanta all’interno di uno dei cofani, e due opere d’arte contemporanea, un olio su tela (2011) e una scultura (2018), entrambe di Mimmo Paladino e intitolate «Stupor Mundi». La mostra, che include una serie di argenti di Sei e Settecento, tra piatti da parata, vasi con frasche, reliquiari, un repositorio e un tabernacolo, è completata da una pubblicazione che fa il punto sulle ricerche attorno alla Cappella Palatina.

La mostra è realizzata grazie alla collaborazione con il Fec Fondo Edifici di Culto (Ministero dell’Interno), la Prefettura di Palermo, l’Arcivescovado e il Museo Diocesano di Palermo, l’Arcivescovado e il Museo Diocesano di Monreale, la Soprintendenza di Palermo, la Soprintendenza dei Beni Archivistici, il Museo Regionale di Messina (MuMe), la Biblioteca Regionale di Palermo e l’Archivio Paladino.

Cofano arabo con iscrizioni naskhi (XII-XIII secolo)

Mariella Rossi, 30 gennaio 2024 | © Riproduzione riservata

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