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Luana De Micco
Leggi i suoi articoli«Philip Guston a casa di Pablo Picasso?». A chi si pone la domanda, il Musée Picasso di Parigi risponde con la mostra «Philip Guston. L’Ironia della storia», presentata dal 14 ottobre al primo marzo 2026: «Nei primi anni ’20, scrive il museo in una nota, Philip Guston scopre l’opera del pittore spagnolo nell’impressionante collezione d’arte moderna di Louise e Walter Arensberg a Los Angeles, aperta agli artisti. Una rivelazione che orienta per molto tempo la sua opera giovanile. Anni dopo, nel 1937, il dipinto che Guston realizzò in risposta al bombardamento di Guernica dialoga con l’incisione “Sogno e menzogna di Franco” che Picasso aveva inviato a una mostra di New York, organizzata in solidarietà con il popolo spagnolo, per la difesa della democrazia nel mondo».
Per la retrospettiva su Philip Guston (1913-80) sono allestite circa 70 opere tra disegni, dipinti, stampe e anche un film, provenienti da collezioni pubbliche e private, in collaborazione con la Guston Foundation e la figlia dell’artista, Musa Mayer. Guston viene ricordato come uno dei maggiori esponenti dell’Espressionismo astratto della Scuola di New York insieme a Jackson Pollock, Mark Rothko e Willem de Kooning. I primi lavori furono essenzialmente figurativi. Per lui l’arte era uno strumento di denuncia: i primi disegni del 1931 si scagliavano contro gli abusi del Ku Klux Klan, mentre, nel ’34 fu in Messico dove, grazie all’aiuto di José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros, dipinse il monumentale e celebre affresco «The Struggle Against Terrorism», contro l’ascesa dei fascismi in Europa e negli Stati Uniti. Negli anni ’50 Guston si avvicinò all’esperienza astratta, diventando una figura centrale della scena artistica newyorkese. Le sue opere vennero esposte nel ’58 nella mostra «The New American Painting» del MoMA di New York, che rivelò l’Espressionismo astratto made in Usa. Il percorso della mostra del Musée Picasso ricorda come in Guston restò sempre forte il legame con i maestri antichi, da Piero della Francesca a Paolo Uccello e Luca Signorelli. Un episodio fondamentale della sua vita, che è al centro della mostra parigina, fu l’incontro con un illustre vicino di casa, a Woodstock, lo scrittore Philip Roth che, nel 1969, lavorava a Our Gang (pubblicato in Italia nel 1972 con il titolo La nostra Gang), romanzo di satira politica sull’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. Guston gli fece eco realizzando la serie «Poor Richard», più di 80 disegni ironici, di cui diversi sono presentati nel percorso della mostra, in cui il pittore rappresentò Nixon come un volto senza corpo e il naso a forma di pene. Per l’iconografia trasse spunto dalle tavole politiche di Picasso del ’37 e dai disegni pungenti di George Grosz. La dozzina di fogli del fondo grafico dei «Nixon Drawings», prestata dalla Guston Foundation, rappresenta uno dei momenti forti dell’allestimento. Poi, nel 1970, l’artista statunitense operò a sorpresa una svolta radicale e controversa: abbandonò l’astrazione e tornò alla figurazione, ispirandosi all’estetica della satira grafica e della caricatura, come si vede in «Dawn» (1970), prestato dal Glenstone Museum di Potomac. «Lo shock fu enorme, scrive il museo, quando, nell’ottobre ’70, Philip Guston espone le sue opere recenti che mostrano personaggi incappucciati, in uno stile che ricorda quello dei fumetti». Negli ultimi anni, dopo un attacco cardiaco, Guston realizzò delle opere su carta ispirate alle pitture cinesi della dinastia Song (960-1279) e nelle quali l’artista, scrive «perviene a uno stato di grazia tecnica e iconografica».
Nelle stesso date (14 ottobre-1 marzo 2026) il Musée Picasso propone in parallelo anche un secondo focus, su Raymond Pettibon, con la mostra «Underground», in cui sono allestiti circa 70 disegni e una dozzina di fanzine. Pettibon, artista statunitense, autodidatta, 68 anni, è emerso nei tardi anni ’70 all’interno della scena punk californiana. I suoi disegni attingono a fonti diverse, dalla letteratura alla storia dell’arte, dalla cultura popolare alla religione, dalla politica allo sport. La sua opera, «inquietante e indisciplinata», osserva il museo, traccia il «ritratto acerbo di una società americana nichilista e violenta, segnata dalla fine del sogno hippie e dal ritorno del conservatorismo, mettendo continuamente in dubbio il sogno americano, come aveva potuto fare a suo tempo Philip Guston». Come mai accostare queste due figure? La scelta del museo non è neutra: Guston e Pettibon, spiega il Musée Picasso, sono «due figure dell’arte nordamericana, unite da una stessa forza sovversiva e un comune gusto per la satira e l’ironia critica. Entrambi hanno fatto del disegno un mezzo di resistenza, deviando i codici della pittura, del fumetto o del linguaggio politico per interrogarsi sulla loro epoca. Queste due mostre mettono in luce due approcci singolari, caratterizzati da un’acuta consapevolezza delle tensioni sociali, culturali e politiche del loro tempo».

Philip Guston, «The Studio», 1969. © The Estate of Philip Guston. Photo: Genevieve Hanson, courtesy of Hauser & Wirth