«Tronco sonoro» (1992), di Piero Gilardi

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«Tronco sonoro» (1992), di Piero Gilardi

A Palazzo Saluzzo Paesana oltre l’estetica Pop

Una rilettura di Bonomi, Cella, Gilardi, Spoldi e Plumcake dal ’68 ad oggi

La mostra «Viaggiando oltre il perimetro dell’immagine» offre molteplici letture delle opere di Corrado Bonomi, Gianni Cella, Piero Gilardi, Plumcake e Aldo Spoldi, nel periodo che va dal 1968 ad oggi. Caratterizzata da immagini scultoree e installative in una rilettura dell’estetica pop, la mostra si articola in cinque personali che danno vita «a vere e proprie “macchine del tempo”, sottolinea il curatore Lorenzo Bruni, a partire dai movimenti studenteschi e dalle proteste figlie del ’68 con Gilardi e Spoldi, passando per il “secondo boom”, quello mediatico, degli anni ’80 con Plumcake e Cella, fino alle riflessioni legate al “crossover” tra i linguaggi artistici tipico degli anni ’90 con Bonomi».

Le opere, dal 4 al 27 maggio, sono presentate come interventi corali in dialogo con il luogo che le ospita, ovvero l’appartamento padronale del settecentesco Palazzo Saluzzo Paesana, il più vasto e articolato palazzo nobiliare di Torino: il perimetro dell’opera stessa viene esteso all’ambiente in cui è inserita per coinvolgere lo spettatore nell’interpretazione non solo dell’arte, ma in generale della società, alla luce dell’attualità delle intuizioni critiche degli artisti. È il caso dell’installazione «Poiesis» (2004) di Piero Gilardi, con i tre alberi in gommapiuma che rimandano alle tre religioni monoteiste dalle cui radici comuni emerge un nuovo virgulto, oppure dei «Totem» (1989) di Corrado Bonomi, sculture ottenute impilando taniche di plastica unite da tubature di metallo e tracce pittoriche che indagano gli strati terrestri attraverso sezioni stratigrafiche.

Il percorso prosegue nella sala dedicata al progetto della «Banca di Oklahoma» e all’intervento di Corrado Bonomi negli spazi della cucina, con le opere pittoriche del ciclo «Mare» raffiguranti creature marine dipinte in confezioni vuote di latta e le sculture dedicate ai dittatori del secolo passato, mentre una sala è dedicata al fotografo Met Levi, personaggio virtuale di Spoldi, a documentare i cambiamenti sociali, politici e artistici di quegli anni. Il dialogo tra opere di periodi diversi avviene tra il lavoro di Gianni Cella «America prima dell’immigrazione» (2019), maschere in resina che rimandano all’immaginario delle varie tribù nordamericane prima della colonizzazione, e le sagome dei Plumcake, come quella del 1990 esposta alla Biennale di Venezia, in cui un giovane, in resina rossa, sembra sorridere incurante di quello che gli accade attorno con la sua lampada accesa che emana, in maniera fumettistica, un cono di luce a terra. Nel caso di Aldo Spoldi, è la sua nuova opera installativa costituita da sagome dipinte, «La risata di Dio», che si sviluppa sulle pareti della sala. Il progetto, sostenuto da Gruppo Zenit, vede la collaborazione degli artisti e della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, nell’ideazione del percorso e nella realizzazione del catalogo (Allemandi).

Karin Gavassa, 03 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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