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Una veduta di Palazzo Barberini a Roma

Foto tratta da Wikipedia, CC BY 2.0, Jean-Pierre Dalbéra, Parigi

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Una veduta di Palazzo Barberini a Roma

Foto tratta da Wikipedia, CC BY 2.0, Jean-Pierre Dalbéra, Parigi

A Palazzo Barberini i forzieri degli antiquari (terza parte)

Arte e Collezionismo a Roma • La parola ai mercanti: Raffaello Pernici (Raffaello Pernici Best Ceramics), Marco Voena (Robilant + Voena) e Davide Masoero (Secol-Art)

Nicoletta Biglietti, Jenny Dogliani e Davide Landoni

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Raffaello Pernici

Raffaello Pernici Best Ceramics

Qual è, secondo lei, lo stato attuale del mercato delle ceramiche e porcellane artistiche?
Il mercato dell’arte e dell’antiquariato a mio avviso richiede sempre più professionalità, garanzie e qualità che solo un mercante con grande esperienza e preparazione riesce a fornire; in quest’ottica è lo specialista (nel mio caso di ceramiche e porcellane artistiche, ma credo che lo stesso valga anche per le altre specialità) che grazie a preparazione specifica, selezione delle opere e varietà della proposta della propria galleria deve saper soddisfare clienti giustamente sempre più esigenti. In questi termini, con opere di gran livello e grandi firme, posso testimoniare che il mercato è molto vivo e fiorente.

In generale, come vede il momento attuale di questo comparto in Italia? Quali sono le epoche e gli stili decorativi più richiesti oggi dai collezionisti di ceramiche e porcellane artistiche?
Sempre puntando sulla qualità delle opere e sulla selezione delle grandi manifatture,  secondo me il momento è molto positivo anche grazie alle grandi mostre che si stanno succedendo negli ultimi anni in vari musei che puntano alla riscoperta e alla valorizzazione della produzione di ceramiche artistiche italiane, in particolar modo del Novecento, con grande attenzione a nomi come Galileo Chini, Gio Ponti e Lenci. Questo concorda anche con la tendenza attuale del gusto (e quindi del mercato) che vede più o meno stabile l’interesse per opere classiche mentre in forte crescita quello per l’Art Nouveau, l’Art Déco e il Novecento in generale.

Ritiene che il settore necessiti di un rinnovamento? Se sì, quali strategie o idee proporrebbe per renderlo più dinamico e attrattivo, soprattutto verso un pubblico più giovane?
In un certo senso sì. Memore di numerose partecipazioni a mostre all’estero, in particolare a Londra, prima della Brexit e della pandemia, dove sono ancora membro della Lapada (una delle principali Associazioni Antiquarie del Regno Unito), ritengo che ci sia bisogno di rompere un po’ gli schemi fra antiquariato e arte moderna, purtroppo qui in Italia ancora spesso visti come settori distinti, in modo tale da attirare anche le nuove generazioni. In questo senso io sono sicuramente avvantaggiato, con la mia ampia a selezionata proposta che spazia dal Classico al Liberty, al Déco e al Novecento, permettendomi così di posizionarmi in modo trasversale fra i due comparti.

Quali sono, a suo avviso, le principali difficoltà legate alle normative vigenti in materia di commercio di beni artistici?
Sicuramente quest’anno, grazie al decreto legge che ha ridotto al 5% l’aliquota Iva su antiquariato e opere d’arte, si è fatto un enorme passo avanti per incentivare il commercio di questo settore rendendo l’acquisto di questi beni più appetibile sia a livello nazionale che internazionale.Adesso aspettiamo con fiducia delle semplificazioni burocratiche relative all’esportazione che gioverebbero molto con la clientela estera.

Al di là della fiera Arte e Collezionismo, quali sono i vostri progetti futuri per promuovere la vostra attività, sia in Italia che all’estero?
Oltre alla partecipazione alle principali mostre italiane, in special modo negli ultimi anni abbiamo molto incrementato la collaborazione con istituzioni pubbliche e musei concedendo con vero piacere prestiti per importanti mostre che, come accennavo, servono a far conoscere e a valorizzare il nostro patrimonio artistico, come ad esempio la mostra «Art Déco - Il trionfo della modernità», da poco conclusasi a Palazzo Reale di Milano.

Marco Voena

Robilant + Voena

Qual è, secondo lei, lo stato attuale del mercato degli Old Masters? 
I risultati ottenuti da Christie’s e Sotheby’s durante le aste di luglio non possono che delineare uno scenario particolarmente positivo per il mercato degli Old Masters. D’altronde, se è vero che gli ultimi quindici anni sono stati contraddistinti e in parte dominati dalla presenza di speculatori, il cui terreno fertile è stato ed è, di necessità, il segmento contemporaneo, la loro dipartita ha riportato l’attenzione su un elemento, il principale al fine di giudicare un’opera d’arte: la qualità. 

In generale, come vede il momento attuale dell’antiquariato in Italia? Quali sono le tendenze, gli stili o le epoche più richiesti oggi dai collezionisti?
L’abbassamento dell’Iva sulla compravendita e sull’importazione delle opere d’arte rappresenta un traguardo di assoluta importanza: improvvisamente, diventiamo il mercato nazionale più competitivo dell’Unione Europa. L’intero mercato dell’arte, così come il sistema che lo alimenta e da cui trae risorse preziose, gioverà di questa novità; e i risultati saranno ancora più evidenti nel medio-lungo termine. Non vi sono tendenze, stili o epoche più richiesti di altre; il collezionismo è sospinto dalla cultura più che dal denaro. Il gusto cambia nel corso del tempo, muta insieme alla società e ai valori che la dominano, ma se un individuo possiede e matura gli strumenti necessari per cogliere la bellezza che si cela in un determinato oggetto, allora quest’ultimo verrà apprezzato a prescindere dall’autore e dal contesto storico in cui è stato realizzato.

Ritiene che il settore antiquariale necessiti di un rinnovamento? Se sì, quali strategie o idee proporrebbe per renderlo più dinamico e attrattivo, soprattutto verso un pubblico più giovane?
In parte sì, assolutamente. Bisogna però stare attenti a non cedere a superficialità e retorica. L’arte antica, quasi sempre, impone rispetto: se non si è attivi nei confronti dell’opera, bisogna essere disposti ad ascoltare; e laddove scorgiamo significati e messaggi che scuotono il nostro sentire, quello che ci accomuna e caratterizza il secolo che stiamo vivendo, è necessario ricordare che lo spettro di valori che ha dominato una determinata epoca è diverso dal nostro. Importante è inoltre, e mi rivolgo a colleghi e addetti ai settori, evitare di essere autoreferenziali. Aggiungo che il collezionismo moderno deve tornare ai valori del passato, quelli che inducevano a comprare oggetti e opere per il valore culturale ed estetico che essi custodiscono: i collezionisti, molto spesso, erano soliti comprare artisti provenienti dalla loro medesima area geografica, regione, a prescindere da quanto altisonante il loro nome, o il prezzo, fosse. Sono in pochi a potersi permettere i grandi nomi, da Botticelli a Caravaggio, da Rubens a van Dick e molti altri ancora; e allora bisogna tornare a scoprire le grandi scuole italiane, così da coglierne valore e bellezza.

Quali sono, a suo avviso, le principali difficoltà legate alle normative vigenti in materia di commercio antiquario e beni culturali? 
È evidente che la salvaguardia del nostro patrimonio rappresenta un dovere morale ed etico per chiunque scelga di dedicare la propria vita all’arte; tuttavia, l’eccedere in questa direzione danneggia fortemente il mercato. Sono convinto sia giusto che, come in molti altri paesi dell’Unione europea e non solo, lo Stato abbia diritto di prelazione su determinate opere dalla provenienza documentata e non presenti nei nostri musei; se però tale diritto non viene esercitato, allora l’opera dovrebbe essere libera di varcare i confini nazionali. Quando una «nostra» opera entra nella collezione di un museo straniero, è l’arte italiana nel suo intero a trarne beneficio e spesso ciò accade a discapito di altre scuole europee. Infine, sarebbe auspicabile che venisse istituito un fondo esclusivamente riservato all’acquisizione di opere d’arte, un budget annuale che permetta a direttori di musei e istituzioni pubbliche di colmare le lacune artistiche di collezioni da loro presiedute. 

Al di là della fiera Arte e Collezionismo, quali sono i vostri progetti futuri per promuovere l’attività antiquariale, sia in Italia che all’estero?
È una domanda difficile a cui potrei dare risposte diverse, nessuna di esse definitiva, ma di certo è fondamentale vi sia un rapporto sinergico e solido tra istituzioni, mercanti d’arte e collezionisti. Bisogna avere il coraggio di investire in Italia nonostante le innumerevoli difficoltà che ciò comporta. Infine, ritengo prioritario attrarre un pubblico giovane e desideroso di conoscenza, spiegargli che, per citare Mahler, «tradizione» non significa venerazione delle ceneri ma salvaguardia del fuoco. There is no future without past!

Davide Masoero

Secol-Art

Qual è, secondo lei, lo stato attuale del mercato degli Old Masters? 
Per rispondere a questa domanda, la bilancia del mercato è sempre generata da pochi ed eclatanti risultati di vendita delle principali case d’asta internazionali e da innumerevoli invenduti di eccellente qualità. Lo squilibrio rispetto all’arte contemporanea è evidente e clamoroso. L’aspetto culturale e di gusto è fondamentale. Oggi le linee sono in prevalenza dettate da fondi di investimento e art advisor (ben vengano, per carità). Sintetizzando, però, direi «vanità delle vanità» a fronte di «qualità e rarità». Queste ultime genererebbero un virtuoso effetto positivo su quotazioni e mercato anche di quegli Old Masters oggi praticamente dimenticati dai collezionisti.

In generale, come vede il momento attuale dell’antiquariato in Italia? Quali sono le tendenze, gli stili o le epoche più richiesti oggi dai collezionisti?
La crisi del mercato è soprattutto dettata dalla mancanza di gusto e senso del bello che ha trasformato il collezionismo filologico in un collezionismo dallo stile speculativo-azionario. Il nostro compito, come professionisti del settore, è quello di rieducare il gusto. Stili e tendenze collezionistiche dovrebbero essere una logica conseguenza. Se la prima domanda è «quanto vale?» l’approccio è pesantemente deficitario. La domanda dovrebbe essere «quanto è raro e, quindi, prezioso?». Bisogna superare l’idea di compartimentare il mercato secondo epoche e stili. Ogni epoca e stile ha proprie eccellenze. L’essere antiquario generalista è, in questo senso, un vantaggio perchè rende la mente aperta alle novità, per accompagnare al meglio il collezionista di oggi e di domani.

Ritiene che il settore antiquariale necessiti di un rinnovamento? Se sì, quali strategie o idee proporrebbe per renderlo più dinamico e attrattivo, soprattutto verso un pubblico più giovane?
Ho sempre prediletto stand totalmente eclettici, il che non significa un insieme eterogeneo e slegato di beni più o meno antichi, ma opere eccellenti e rare. Dove lo spazio lo consente ho esposto anche auto storiche di straordinari designer del passato divenute iconiche o tavole originali dei più grandi disegnatori del fumetto italiano e internazionali. Posso sostenere, senza timore di smentita, di aver realizzato vendite a un pubblico decisamente sotto la media dei quarant’anni di età. Quanto sopra è facilmente verificabile soprattutto all’estero, in particolare alle fiere Tefaf e Brafa. Per parte mia sto cercando, con fatica, attraverso i miei allestimenti, di portare anche in Italia una ventata di novità.

Quali sono, a suo avviso, le principali difficoltà legate alle normative vigenti in materia di commercio antiquario e beni culturali? 
È una domanda che ricorre, la risposta anche. Tuttavia una fondamentale novità, ottenuta grazie all’impegno del Gruppo Apollo, ha permesso di ottenere l’Iva al 5%. Siamo in Italia, già si sprecano le interpretazioni al provvedimento; esistono coloro che ritengono che per chi commercia arte antica nulla cambierà. Io la penso diversamente. Perché? Il mio commercialista è un bravo interprete: La Cites (Convenzione di Washington) è un provvedimento puramente demagogico e ideologico. Gli elefanti non risusciteranno. Per ciò che riguarda la libera circolazione e la soglia di valore, gli uffici competenti dovrebbero occuparsi di ciò che realmente è da preservare come bene culturale italiano. Spesso la libera circolazione viene negata inspiegabilmente. I nostri musei hanno, fortunatamente, i depositi pieni di opere che nessuno, sfortunatamente, vede. 

Al di là della fiera Arte e Collezionismo, quali sono i vostri progetti futuri per promuovere l’attività antiquariale, sia in Italia che all’estero?
Grazie all’indirizzo praticato, e qui esposto, continuiamo ad avere richieste di prestiti di opere moderne e antiche da parte di istituzioni pubbliche e private, non ultime due importanti opere di Carol Rama, una attualmente esposta presso il Museo Emma di Helsinki e l’altra di ritorno da una mostra itinerante tra Francoforte e Berna. Nondimeno abbiamo richieste di prestiti da colleghi che partecipano a fiere come Tefaf e Brafa. Il nostro obiettivo è infatti promuovere il bello e il raro, che non è necessariamente sinonimo di costoso. Questo è lo stile con il quale siamo cresciuti e con cui continueremo ad esser presenti alle più importanti mostre biennali italiane e non solo.

Nicoletta Biglietti, Jenny Dogliani e Davide Landoni, 17 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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