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Félix Vallotton, «Tramonto nella nebbia», 1911

Photo: Peter Lauri photographie, Berne

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Félix Vallotton, «Tramonto nella nebbia», 1911

Photo: Peter Lauri photographie, Berne

A Losanna uno dei suoi «figli» più celebri, Félix Vallotton

Nel centenario della morte, al Mcba oltre 300 opere ricostruiscono l’intero percorso, dalla formazione alla maturità, del pittore, incisore e scrittore

Luana De Micco

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A cent’anni dalla morte di Félix Vallotton, il Musée cantonal des Beaux-Arts (Mcba) di Losanna dedica, dal 24 ottobre al 15 febbraio 2026, una vasta retrospettiva a uno dei più celebri figli della città svizzera, pittore, incisore e scrittore nato sulle rive del Lemano nel 1865 e morto, a 60 anni, il 29 dicembre 1925, a Neully, presso Parigi: «Vallotton Forever. La retrospettiva». La mostra, organizzata con la Fondation Félix Vallotton, centro di studi e documentazione, curata a quattro mani dalle conservatrici Catherine Lepdor (Mcba) e Katia Poletti (Fondation Vallotton), si articola in due momenti chiave: l’irruzione giovanile nella scena dell’avanguardia grafica e pittorica parigina e la svolta della maturità a cavallo tra ’800 e ’900 quando, conquistata una relativa sicurezza economica (anche grazie al matrimonio con Gabrielle Rodrigues-Henriques, figlia di un mercante d’arte) e intellettuale, Vallotton si dedica esclusivamente alla pittura. 

Il Mcba propone un duplice percorso espositivo, poiché alla retrospettiva si affianca anche una mostra di piccolo formato, più intima, «Vallotton. Il laboratorio ingegnoso», accolta nell’Espace Focus (stesse date), dedicata alla formazione dell’artista e alla genesi del suo approccio al lavoro artistico. Disegni preparatori, matrici, prove di stampa e schizzi mettono in luce la dimensione artigianale e sperimentale del suo lavoro. Losanna custodisce la più ampia collezione al mondo dell’artista e il Mcba ha potuto attingere tanto al proprio fondo quanto a prestiti di prestigio da musei svizzeri ed europei, oltre che a collezioni private: sono più di 300 le opere esposte. Vallotton ha 16 anni quando si trasferisce a Parigi, dove si misura con l’Académie Julian, entra in contatto con i Nabis e costruisce la propria reputazione attraverso il disegno. Sono gli anni delle xilografie, come «La pigrizia» (1896), dei disegni di satira politica e sociale pubblicati su riviste come «La Revue blanche», delle illustrazioni per libri e manifesti. «Se Vallotton svolge un’attività in sintonia con una scena artistica in piena effervescenza, la sua singolarità è sorprendente e tradisce un forte bisogno di indipendenza, scrive il Mcba in una nota. Osservatore distante e critico, si distingue dai suoi contemporanei per il suo sguardo acuto, la sua verve satirica, il suo stile incisivo e i suoi colori virulenti e dissonanti». Di questi anni sono anche i primi dipinti ancora intrisi di ricerca accademica, come «L’autoritratto a 20 anni» (1896). 

Prestato da una collezione privata è «Cinque ore» (1898), una tempera su cartone che rappresenta una scena domestica: un uomo e una donna si abbracciano seduti su una poltrona rossa, dietro un paravento, in un salotto borghese. Il quadro appartiene a uno dei sei dipinti della serie «Interni con figure» (1898-99) ed esposta alla galleria Durand-Ruel di Parigi, ispirata al suo ciclo più noto di incisioni «Intimità». È a questo punto che il disegnatore passa il testimone al pittore, che lascerà più di 1.700 dipinti alla sua morte. Dopo aver coltivato la sua passione per la pittura al fianco di Pierre Bonnard, Edouard Vuillard e gli altri del gruppo Nabis, Vallotton conquista la sua indipendenza e abbraccia una forma di espressionismo descrittivo, solo apparentemente fotografico: «Vallotton si confronta ora con i suoi illustri predecessori: Holbein per il ritratto, Ingres e Manet per il nudo, o ancora Poussin per il paesaggio», scrive ancora il museo. Sono di questi anni «i suoi contributi più decisivi alla modernità»: i paesaggi rarefatti e dalle linee nette e i contorni definiti di «Ultimi raggi» (1911), i nudi enigmatici come la «Bagnante di fronte, sfondo grigio» (1908) e «L’Autunno» (1908), le nature morte come «Peperoni rossi» (1915) e le tele che affrontano temi mitologici e storici, come «Verdun» (1917), prestato dal Musée de l’Armée di Parigi. 

Félix Vallotton, «Autoritratto all’età di vent’anni», 1885. Photo: Mcba, Lausanne

Félix Vallotton, «Bagnante di fronte, fondo grigio», 1908. Photo Courtesy Sammlung Glarner Kunstverein

Luana De Micco, 23 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

A Losanna uno dei suoi «figli» più celebri, Félix Vallotton | Luana De Micco

A Losanna uno dei suoi «figli» più celebri, Félix Vallotton | Luana De Micco