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Antonio Aimi
Leggi i suoi articoliAlle ore 22 del 19 maggio il Monumento 9 di Chalcatzingo (700-500 a.C.) è arrivato all’aeroporto di Cuernavaca, la capitale dello Stato di Morelos. Sette giorni dopo, in un evento ad hoc con il direttore dell’Instituto Nacional de Antropología e Historia (Inah), è stato comunicato che era esposto al pubblico in uno spazio speciale del Museo Regional de los Pueblos de Morelos, dove resterà fino alla fine dell’anno.
Successivamente sarà portato nel Museo de Sitio di Chalcatzingo, che sarà ristrutturato per l’occasione. Poche ore prima lo stesso presidente del Messico, Manuel López Obrador, aveva anticipato queste notizie nella sua conferenza stampa mattutina. L’interesse delle più alte autorità del Paese latinoamericano per il ritorno di quest’opera è ampiamente giustificato, perché il Monumento 9 non è uno dei tanti reperti di scarsa importanza che ogni anno vengono restituiti al Messico, ma un pezzo unico al mondo.
Infatti, è una delle più raffinate e grandi (è alto 180 cm) sculture olmeche, la «madre» delle culture della Mesoamerica, e, a differenza delle altre monumentali realizzazioni degli Olmechi, come, ad esempio, le teste colossali, è una tipologia unica. Inoltre, lo rende particolarmente intrigante il fatto che è stato ritrovato a Chalcatzingo, un sito del Morelos, che si trova a circa 300 km in linea d’aria dall’Area Metropolitana della cultura olmeca e che sulle pendici dei ripidi rilievi che lo circondano presenta alcuni tra i più importanti bassorilievi olmechi che si conoscano.
Il Monumento 9 era stato scoperto, rotto nella tenuta di un contadino negli anni Sessanta e poco dopo era stato portato illegalmente negli Stati Uniti, dove aveva trovato sede presso il Munson-Williams-Proctor Arts Institute di Utica (NY) e dove aveva partecipato a due mostre di primissimo piano come: «Before Cortès» (1970-71) e «The Olmec World» (1996). Recentemente era entrato a far parte di una collezione privata di Denver.

Il Monumento 9 di Chalcatzingo
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