Weyant onirica e sensuale

Da Gagosian l’artista canadese rappresenta con precisione stilistica di matrice iperrealista contraddizioni e idiosincrasie del mondo contemporaneo

«Two Eileens», di Anna Weyant (particolare). © Anna Weyant. Foto Rob McKeever. Cortesia di Gagosian
Elena Franzoia |  | New York

Gagosian ospita fino al 23 dicembre la prima e attesissima mostra dedicata ad Anna Weyant, intitolata «Baby, It Ain’t Over Till It’s Over». In 17 nuove opere (7 dipinti e 10 disegni) l’artista canadese continua a rappresentare con precisione stilistica di matrice iperrealista contraddizioni e idiosincrasie del mondo contemporaneo. Protagoniste sono le donne, colte in situazioni e posizioni inusuali o tramite stranianti sdoppiamenti (come accade nei dipinti «Two Eileens», e «Sophie»), e le nature morte, in cui l’artista immerge gli oggetti in atmosfere oniriche, inquietanti e visionarie.

Così accade, ad esempio, in «It Must Have Been Love» e «She Drives Me Crazy». Il titolo della mostra è un riferimento alla cultura pop statunitense tratto da una canzone di Lenny Kravitz, che a sua volta riprende il celebre aforisma del giocatore di baseball Yogi Berra. All’insegna della teatralità, l’allestimento vede i dipinti, caratterizzati da una palette cupa e smorzata, disposti su uno scenografico velluto verde, fornito dalla celebre ditta specializzata in materiali per l’interior design F. Schumacher & Co.

Nel formato più intimo e contenuto dei disegni spicca il contrasto tra cornici nere e fondali rosa. Weyant affronta con ironia, in un misto di riferimenti storici e contemporanei, che vanno dai maestri del Seicento olandese a Balthus, la società nordamericana e il panorama mediatico, facendo emergere soprattutto nei grandi, sensuali corpi delle figure femminili un misto di fascinazione, imbarazzo e libertà.

«Nelle narrazioni di Weyant», ha scritto Emma Cline nel magazine «Gagosian Quarterly», «la valenza della fiaba assume connotati insieme violenti e luminosi: le tematiche appaiono distorte, astutamente rimaneggiate, rese più inquietanti o sdrammatizzate in modo esilarante».

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Elena Franzoia