Continuando la serie di mostre iniziata con il pittore Ed Ruscha nel 2012 e poi con lo scrittore e collezionista Edmund de Waal nel 2016, il Kunsthistorisches Museum di Vienna ha invitato il regista cinematografico americano Wes Anderson (noto per le sue favole bizzarre e nostalgiche, come «I Tenenbaum» del 2001, «Grand Budapest Hotel» del 2014, candidato a 9 Oscar di cui 4 vinti, e «L’Isola dei Cani», film d’animazione del 2018) e la sua compagna, la scrittrice e costumista libanese Juman Malouf (attiva in teatro, cinema e moda in Europa e negli Stati Uniti), a curare negli spazi del museo una mostra il cui unico filo conduttore sia la libera scelta estetica dei curatori prescelti.
Invito certo fra i più stimolanti, ma anche una sorta di fatica di Ercole perché i «curatori per un giorno» debbono selezionare le loro preferite fra oltre quattro milioni di opere d’arte, sia già in esposizione pubblica nelle sale, sia invece conservate nei labirintici magazzini del museo.
La mostra, intitolata dai curatori «Spitzmaus Mummy in a Coffin and Other Treasures from the Kunsthistorisches Museum» e aperta dal 6 novembre al 28 aprile, comprenderà pertanto oggetti provenienti da tutte le quattordici collezioni del museo (Dipinti antichi, Antichità egizie, Antichità greche e romane, Kunstkammer, Tesoro imperiale, Gabinetto delle monete, Armeria imperiale, Museo delle carrozze imperiali, Collezione di Strumenti musicali, il Weltmuseum, Museo del Teatro, Ephesos Museum, Biblioteca e Schloss Ambras di Innsbruck) e sarà accompagnata da un catalogo completamente illustrato che raccoglierà tutte le opere prescelte di Anderson e Malouf. Scelte e opere sulle quali vige il massimo riserbo fino all’apertura della mostra. Per ora dunque si gioca a «mostra cieca».
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