«Fiumelatte (o Lierna)» (1889) di Vittore Grubicy De Dragon

Image

«Fiumelatte (o Lierna)» (1889) di Vittore Grubicy De Dragon

Vittore Grubicy, artista, cosmopolita e mercante

Al Museo della Città è in mostra l’eredità dell’aristocratico milanese di origine ungherese

È curata da Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini la mostra «Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità», al Museo della Città dall’8 aprile al 10 luglio, promossa dalla Fondazione Livorno in collaborazione con il Comune. Grazie a circa 130 opere ricostruisce la vicenda umana e artistica dell’aristocratico milanese di origine ungherese Vittore Grubicy De Dragon, cosmopolita ed eclettico protagonista della scena culturale fin de siècle nei complementari ruoli di pittore di paesaggio, collezionista e mercante d’arte. «Abbiamo cercato di offrire una lettura nuova, affermano i curatori, entrando nell’intimità del personaggio e ripercorrendone quindi la biografia e le ricchissime relazioni interpersonali anche con letterati, poeti, uomini politici e musicisti tra Milano, città in cui risiedeva, e l’Europa. Grubicy aveva viaggiato soprattutto nei Paesi Bassi ma anche in Inghilterra, e poi a Venezia, Roma e Torino». La mostra si articola in nove sezioni che esplorano per nuclei cronologico-tematici l’esistenza e l’attività dell’artista: la pittura, la vita privata, gli artisti della sua galleria, il rapporto con la Scuola dell’Aja, il giapponismo, le arti decorative, la famiglia artistica, il rapporto con Arturo Toscanini e quello con Benvenuti e Livorno. «Questo “scavo nel personaggio“ è stato reso possibile dalla disponibilità del Mart di Rovereto, che ci ha permesso di studiare l’archivio privato di un artista-grafomane che abbiamo integrato con una nuova fonte mai finora utilizzata: i materiali rimasti agli eredi del pittore livornese Benvenuto Benvenuti, per Grubicy più un figlio adottivo che un allievo, spiegano ancora i curatori. Ci sono infatti pervenuti dalla sua casa milanese oggetti come le ceramiche rinascimentali e arredi firmati dall’ebanista liberty Eugenio Quarti. Spiccano in particolare statue giapponesi di grande pregio, altra grande passione di Grubicy che introdusse tra i primi a Milano il gusto orientalista». Tra le opere da non perdere Rebora segnala «Quando gli uccelletti vanno a dormire», «L’ultima battuta del giorno che muore», ispirata dall’«Ave Maria» di Gounod, e il ritratto di Toscanini, il maggiore collezionista di Grubicy insieme all’altro grande amico, lo scultore Leonardo Bistolfi. «Spero che questa mostra fortemente voluta dalla Città di Livorno, conclude Rebora, possa sollecitare in modo ancora più permanente e diffuso lo studio, la conoscenza e la fruizione del nucleo di opere di Grubicy che Livorno possiede, divise tra Fondazione e Museo Civico Giovanni Fattori».

«Fiumelatte (o Lierna)» (1889) di Vittore Grubicy De Dragon

Elena Franzoia, 07 aprile 2022 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Dipinto negli ultimi mesi della tormentata vita dell’artista, «Il martirio di sant’Orsola» è lo spunto per affrontare il tema della violenza

Gian Guido Grassi e la sua associazione Start Attitude ambiscono a far diventare la città toscana il più vasto museo italiano a cielo aperto dedicato all’arte urbana

«Spaces of Possibility» è il titolo dell’edizione in corso fino al primo settembre. Invitati oltre 50 artisti contemporanei internazionali, tra cui Giuseppe Penone

La vita e l’arte di uno dei grandi fotografi italiani contemporanei in mostra alla Fondazione Ferrero

Vittore Grubicy, artista, cosmopolita e mercante | Elena Franzoia

Vittore Grubicy, artista, cosmopolita e mercante | Elena Franzoia