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Vincitori e vinti

Federico Castelli Gattinara

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L'Italia post-bellica raccontata dai Signal Corps degli Stati Uniti e l'Istituto Luce

Originale nel concetto, «War is over!» – fino al 10 gennaio a Palazzo Braschi (catalogo Contrasto) – mette a confronto l’Italia della Liberazione vista da due ottiche profondamente diverse, i Signal Corps degli Stati Uniti, il servizio di comunicazioni sbarcato al seguito delle truppe americane, e l’Istituto Luce, l’organo ufficiale del regime per la documentazione fotocinematografica.

I 140 scatti (accompagnati da filmati d’epoca) datano dallo sbarco degli Alleati in Sicilia nel luglio del 1943 al 1946 e documentano un’Italia devastata dalla guerra, un popolo povero e affamato, vincitori e vinti, dolore e riscatto, ma anche amori, divertimenti, usi e costumi di quegli anni.

È interessante vedere come lo sguardo e i canoni estetici differiscano profondamente tra i due nuclei. La guerra per il fascismo è drammatica ed eroica fino al sacrificio, l’idealtipo è «serio, tendente al tenebroso, gerarchico, compreso delle proprie funzioni e dei superiori destini», scrive Enrico Menduni che cura la mostra con Gabriele D’Autilia. Quello americano viceversa è vincente e sorridente, solare, intriso di valori hollywoodiani. Non a caso le foto dei Signal Corps sono anche a colori (nella foto, «Un’ausiliaria americana conversa con alcune contadine in abito tradizionale di Aiello del Sabato, villaggio dell’Appennino in provincia di Avellino», 1944. La didascalia originale aggiunge «Le donne italiane e la visitatrice hanno trovato un reciproco interesse nei rispettivi costumi»).

«L’ipotesi che avanziamo è che l’iconografia dell’eroe martire del fascismo non sia quella dell’uomo nuovo che avrebbero voluto Mussolini o il Futurismo, ma piuttosto la prosecuzione del melodramma italiano fatta propria dal nostro cinema», come suggeriscono i baffi alla Amedeo Nazzari di tanti ragazzi. Tra gli scatti italiani ci sono interessantissimi inediti che provengono da un fondo di 2.581 negativi indicato come «Reparto Guerra Riservati», cioè censurati dal regime. E ben si capisce che i soldati mimetizzati da pecora o quello in trincea con le pareti tappezzate di foto di dive non erano funzionali alla propaganda.

Poco conosciuti qui da noi anche gli scatti dei Signal Corps, provenienti da un raro repertorio custodito presso la National Archives and Records Administration (Nara) di Washington. 

Federico Castelli Gattinara, 23 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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