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Vertigini, rovine e poesia

Da Continua Gormley, Gupta e il giovane Alejandro Campins

Federico Florian

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La personale che il londinese Antony Gormley (1950) presenta alla Galleria Continua dal 13 maggio al 28 agosto si configura come un’esplorazione del concetto di spazio attraverso lavori di natura interattiva. Gormley mira a creare un ambiente fisico e psicologico in cui la spazialità divenga esperienza: «La propriocezione (l’insieme delle funzioni deputate al controllo della posizione e del movimento del corpo nello spazio, Ndr) dichiara l’artista, deve sostituire la rappresentazione».
 
Entrando nello specifico di «Co-ordinate» il titolo dell’esposizione, il primo lavoro che accoglie il visitatore è «Mean III» (2016), uno strumento di automisurazione, cui s’accompagna «Into the Light» (1985), una delle prime opere dell’artista, che consiste in una mappatura del corpo attraverso il sistema delle coordinate geografiche. Il fulcro della mostra è rappresentato da una nuova installazione, «Lost Horizon II» (2017), composta da una foresta di 5mila corde elastiche, dentro la quale gli spettatori sono invitati ad addentrarsi: qui il campo visivo si fa confuso, generando vertigini e disorientamento in coloro che cercano di attraversarla.


Nelle stesse date, la galleria ospita la prima personale italiana del giovane artista cubano Alejandro Campins, classe 1981. Il pittore presenta una selezione di dipinti dalla serie «Declaración Pública» (iniziata nel 2015 e ancora in corso di realizzazione): oggetto dei grandi lavori sono teatri e anfiteatri cubani edificati dopo la Rivoluzione e utilizzati principalmente per scopi politico-propagandistici. Le architetture, nei dipinti di Campins, sono raffigurate disabitate e in stato di abbandono, metafora dello svuotamento del messaggio rivoluzionario.


Sempre dal 13 maggio, è in corso una mostra del cinquantatreenne artista indiano Subodh Gupta, una delle punte di diamante della galleria. È esposto un gruppo di nuove opere concepite appositamente: sculture in terracotta della serie «From the Earth but not of it», accompagnate da lavori ispirati agli scritti del poeta mistico quattrocentesco Kabir.

Federico Florian, 09 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

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