Vercruysse dava voce alle sue opere

La mostra dell’artista belga restituisce l’essenza di una ricerca sempre in divenire, dai primi anni Ottanta al 2013

Una veduta della mostra di Jan Vercruysse alla galleria Tucci Russo
Olga Gambari |  | Torre Pellice (To)

Jan Vercruysse (Ostenda, 1948-Bruxelles, 2018) esordì negli anni Settanta come poeta e tale rimase, trasfondendo la parola, il logos lirico e speculativo nelle sue opere. L’omaggio che gli dedica la galleria Tucci Russo fino al 24 settembre è un’antologica che ne rilegge il percorso dai primi anni Ottanta al 2013 restituendone l’essenza spirituale.

La parola viene evocata anche nelle sue sculture mute, come il pianoforte bianco senza gambe che poggia a terra su alcune assi, «M (M11)» del 1993, memento e monumento di sonorità che sembra vibrare nell’aria, oppure nella struttura verticale di una seduta in ferro nero che si erge su una piattaforma di bottiglie e biglie di vetro trasparente, «Les Paroles XXIII» del 1998, di nuovo un potenziale strumento musicale.

La musica, intesa anche come la voce che pronuncia, è infatti materiale eterico capace di aprire uno sguardo sul luogo dell’arte, posto in un altrove che l’artista chiamava «Atopia», opposto all’utopia, a cui dedicò molti lavori come un’installazione in mostra di sagome di legno dove si individuano una porta e uno specchio, «Atopies (XVII)», del 1986-2003. Forme non finite, enigmi concettuali, come l’opera composta da una poltroncina di stoffa nera a cui fanno da corona cornici anch’esse nere e aperte, mancanti della parte superiore («Petite Suite» del 1986-2003) e immagini simboliche che utilizzano codici diversi, oltre al linguaggio.

Un ragionamento che scorre e tiene tutto il suo lavoro, un fieri incarnato dalla coppia di grandi tartarughe in ceramica bianca che fanno rotolare delle sfere nello spazio («La sfera» del 1992) in un moto infinito. Insieme, ci sono molte opere fotografiche, medium prediletto da Vercruysse, con cui ha declinato il tema dell’autoritratto, sé stesso come simulacro della figura dell’artista e dell’arte stessa.

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