«Per me le persone vengono prima di tutto, dichiarava nel 1950. Ho sempre cercato di affermare la dignità e l’eterna importanza dell’essere umano». A parlare è Alice Neel, l’artista americana nata a Filadelfia nel 1900 e morta a New York 84 anni dopo, partigiana di uno spiccatissimo spirito umanista che pervade tutta la sua pittura.
Basta dare uno sguardo ai suoi eccellenti ritratti, il cui stile crudo e viscerale s’ispira all’Espressionismo di Munch e Kirchner, per cogliere immediatamente la straordinaria empatia e l’innata sensibilità visuale con cui l’artista ha trasposto sulla tela per oltre cinquant’anni i volti, i corpi e le emozioni dei residenti della Grande Mela.
Il Metropolitan Museum le dedica ora fino all’1 agosto l’ampia retrospettiva «Alice Neel: People Come First». In mostra un centinaio di dipinti, disegni e acquerelli, i cui soggetti riflettono l’impegno e il coinvolgimento della Neel nella vita sociale e politica dell’epoca. A partire dai ritratti di scrittori, artisti, attivisti antifascisti e antirazzisti e delle vittime della Grande Depressione, realizzati negli anni ’30, quando abitava nel Greenwich Village; sino ai dipinti di membri della comunità portoricana di Harlem, dove la Neel si trasferì nel 1938, fra cui vicini e amici.
L’esposizione presenta anche acquerelli e pastelli di soggetto erotico, raffigurazioni di madri e nudi femminili, unici per candore e irriverenza nella storia della ritrattistica occidentale.
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