Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliVenezia. Quasi mille anni fa piazzetta San Marco, l’area tra la Marciana e Palazzo Ducale, non doveva essere come la conosciamo. E presto, con il via libera di Soprintendenza e Comune a nuovi studi nelle acque prospicienti il molo di San Marco, potrebbero esserci delle novità.
Alle due colonne attuali, quella con in cima la chimera alata (il leone di San Marco simbolo della Serenissima) e quella con il santo guerriero Teodoro, se ne doveva infatti aggiungere una terza. Andata perduta, forse affondata, al momento del trasporto dalla nave alla terra. Queste pesantissime colonne arrivarono nel settembre 1172 da Costantinopoli, come dono per il doge Sebastiano Ziani cui si assegna l’aspetto attuale di San Marco grazie ad alcune operazioni edilizie e urbanistiche nell’area. Ma appunto il doge vide solo le due colonne superstiti, perché la terza durante le operazioni sparì: molti anche oggi pensano che si sia inabissata a non oltre dieci metri di profondità davanti al molo. Ecco dunque che sul quotidiano «La Nuova Venezia» si discute di realizzare una indagine tomografica con sensori posti nel tratto di mare tra il ponte della Paglia e la Biblioteca Marciana, per dragare il fondo e cercare il prezioso reperto. Che, poi, se fosse individuato, andrebbe tirato in superficie con una operazione che si prospetta molto complicata.
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