Venezia a giugno

Da GiòMARCONI le memorie della Biennale di Enrico David

Enrico David, «Zattera Viva», 2020. Foto Fabio Mantegna
Ada Masoero |

Prosegue fino al 20 marzo da GióMARCONI «Cielo di giugno», prima personale in galleria di Enrico David (nato ad Ancona nel 1966, l’artista vive e lavora a Londra, dove si è formato alla Central St. Martins).

In mostra non figurano sculture né installazioni ma solo opere bidimensionali, acrilici su tela e alcuni lavori su carta, disposti in modo da introdurre e guidare lo sguardo verso «Zattera Viva», 2020, un dipinto che, a dispetto delle dimensioni imponenti (oltre 5 metri di base per quasi 3 di altezza), è esemplare di quella ricerca di levità, di spazi indeterminati e di trasparenze luminose che caratterizza il lavoro di David dopo il suo soggiorno a Venezia nel periodo in cui concepiva i lavori per la 58ma Biennale, del 2019 (sue opere erano già state selezionate da Massimiliano Gioni per il «Palazzo Enciclopedico» del 2013).

Non meno lievi e luminose, galleggianti su un fondo chiarissimo, sono le forme dei tre grandi acrilici dedicati al cielo (nei quali appaiono i suoi volti femminili che paiono miraggi), a anche in quelli in cui figurano materie terragne come il fango o le canne, vere protagoniste del dipinto restano le trasparenze dell’aria.

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