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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliTucci Russo festeggia il compleanno
Aperta nell’ottobre 1975 a Torino e trasferita nel 1994 a Torre Pellice in un’ex fabbrica di mille metri quadrati, la galleria fondata e tuttora diretta da Antonio Tucci Russo festeggia il suo quarantesimo compleanno con la collettiva «Basico (III)», aperta sino al 27 marzo.
Dopo inizi nell’ambito della poesia e caratterizzati dall’impegno politico nell’estrema sinistra, Tucci Russo fu fino al ’74 il braccio destro di Gian Enzo Sperone a Torino. Una volta resosi autonomo, aprì una sua galleria prima in via Calandra e poi, con una personale di Sandro Chia, nel Mulino Feyles, un edificio ex industriale dove avevano lo studio Mario e Marisa Merz.
Sono esposte opere storiche e recenti di otto esponenti dell’Arte povera, specialità della casa, e di due artisti internazionali (Richard Long e Daniel Buren) scelti per l’affinità poetica con gli otto colleghi e perché della loro medesima generazione. Il percorso comprende lavori di Giovanni Anselmo come «Untitled» (1967), dove una pietra sospesa tra due pannelli bianchi si oppone alla gravità, e «Untitled» (1968), in cui acciaio, acqua e cotone duellano contro le trasformazioni della materia.
A rendere visibili reazioni e legami chimici e lo scorrere del tempo sono Pier Paolo Calzolari (con una sua personale Tucci Russo inaugurò la sua prima galleria) con «Combustio» (1970), una complessa installazione composta da un materasso, neon, piombo e motore refrigerante, e Gilberto Zorio con «Piombi II» (1968), una scultura basata sull’ossidazione, omaggio a scienza e alchimia.
ùSono rappresentati anche Jannis Kounellis e Mario Merz. Del primo figura «Untitled» (1969), una tela di iuta con soffici masse di lana grezza che si ripiegano verso il basso a causa del proprio peso.
Del secondo è allestito «Untitled (Lumaca Spirale)» (1976), un dipinto ispirato alla progressione di Fibonacci, costante matematica legata alla reiterazione della vita e alle sue forme.
A fondere elementi naturali, tempo e artificio è Giuseppe Penone con «Pelle di cedro edera» (2007), calco in bronzo della corteccia di un grande albero, mentre il versante femminile dell’Arte povera è espresso da dipinti di Marisa Merz con figure arcaiche, intime e oniriche, e quello concettuale, infine, da lavori di Giulio Paolini come «Lo Spazio» (1985), una scultura in cui le lettere della parola «spazio» (in plexiglass trasparente) sono assemblate in un ammasso.
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