Una pittura viscerale

Alla White Cube di Londra, Christine Ay Tjoe trasla l’emotività sulla tela

«Lesser Numerator» (2023) di Ay Tjoe
Gilda Bruno |  | Londra

Grovigli convulsi dalle forme embrionali si stagliano nei quadri al centro di «Lesser Numerator», la nuova mostra dedicata a Christine Ay Tjoe, artista indonesiana classe 1973, in apertura alla White Cube di Londra dal 17 novembre (fino al 13 gennaio). Qui, gli sfondi tenui, prediletti dalla Ay Tjoe, contribuiscono ad accentuare ulteriormente la frenesia carnale che attraversa il suo tratto agitato, catturando gli spettatori emotivamente.

«La verità è che il buio è una parte integrante della natura umana», aveva spiegato in occasione della sua prima presentazione presso la galleria nell’autunno del 2018, «Black, kcalB, Black, kcalB», aggiungendo che «se creiamo una distanza tra questo e noi stessi, e lo trattiamo come qualcosa che può essere calmato, reso docile e rimodellato, rilasciato sebbene comunque parte di noi, questo non è solo un nemico ma anche un eterno compagno di vita». Caratterizzato da un’espressività nervosa e dal prevalere del nero sul bianco della tela, questo corpus d’opere invitava il pubblico a riflettere sulla funzione che il nostro lato oscuro adempie in relazione alle nostre esperienze, evocando così quesiti di natura esistenziale.

Per il suo secondo percorso espositivo nello spazio londinese, sulla scia dell’esperienza a White Cube Hong Kong, «Spinning in the Desert» (2021), Ay Tjoe ha optato per una scelta cromatica più delicata rispetto a quella dei suoi lavori precedenti. Un approccio bilanciato il suo, motivato dal desiderio di «prediligere la moderazione in una cultura di rapacità e appetito illimitati». Ancora una volta, a fare da protagonista dei dipinti a olio dell’artista, la cui produzione oscilla tra pittura, disegno, scultura e installazione mixed-media, è l’esperienza umana che, dichiara Ay Tjoe, «sarà sempre il focus principale delle mie opere».

Ispirate alla spiritualità e alla filosofia, le opere mirano a riconnettere il visitatore con le sue emozioni e paure più profonde. Rimodellando il senso d’ignoto che, molto spesso, scandisce la nostra esistenza, il sopraggiungere di domande e incertezze, l’artista di Bandung, capovolge la sua dimensione interiore per riversarla su tele astratte che evocano viscere umane.

Con «Lesser Numerator», Ay Tjoe riporta l’attenzione sulla maniera in cui la parte più piccola e vitale del nostro essere può venire utilizzata.
Le sue opere «intellettuali» ma anche fortemente psicologiche, invitano a riappropriarsi dell’umanità più profonda e carnale che, nonostante tutto, risiede in ognuno di noi.

© Riproduzione riservata «Lesser Numerator» (2023) di Ay Tjoe
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