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Redazione GdA
Leggi i suoi articoliAbbiamo trasmesso in diretta streaming la conversazione di introduzione alla rassegna tra il curatore Nikita Kadan, che si trova bloccato a Kiev, e la direttrice del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev.
«Maggiori sono le distanze, dichiarano gli artisti partecipanti, più ci sentiamo uniti nella nostra richiesta di fermare l’aggressione russa in Ucraina. Non potremmo essere più solidali di come lo siamo adesso, proprio in questi momenti in cui stiamo realizzando che anni di lotte politiche rischiano di dissolversi e andare in fumo. La selezione delle opere filmiche e delle immagini in movimento presentate in questa occasione non parlano strettamente del conflitto in atto. Si tratta piuttosto di testimonianze degli sforzi fatti (o che pensavamo di aver fatto) per impedire che il conflitto si inasprisse. Queste opere possono essere lette come un presagio della catastrofe evidente e inevitabile, che troppo spesso nella storia dell’Ucraina è stata tangibile».
«Il Museo oggi, afferma il Direttore Carolyn Christov-Bakargiev, è un luogo che deve essere capace di concepire la propria attività a diverse velocità, quella della riflessione che è alla base di progetti espositivi che si programmano nei tempi lunghi e quella della reazione che rapidamente è opportuno avere nelle situazioni limite, come quelle che stiamo vivendo, in cui anche un Museo può e forse deve fare la propria parte, sempre nello spirito della condivisione, della produzione culturale e della pace».
Le opere, visibili al link e qui presentate da una sinossi scritta dalla co-curatrice Giulia Colletti, sono:
Yaroslav Futymsky, «Flag is burning (la bandiera sta bruciando)» 2019, colore, suono, 1:51 min. Courtesy l’artista
Yaroslav Futymsky, «Second attempt (Secondo tentativo)», 2019, colore, suono, 3:28 min. Courtesy l’artista
Le videoperformance di Yaroslav Futymsky sono spesso legate alle tracce della storia politica nascoste in un paesaggio. Allo stesso tempo prendono la forma di manifestazioni politiche in un mondo postpolitico: evocano fantasmi di rivoluzioni passate e presenti.
Katya Libkind, «Where are Your Big Ears Dear Dead Grandma? (Dove sono le tue grandi orecchie, cara nonna?)», 2021, colore, suono, 6:44 min. Courtesy l’artista
La nonna di Libkind morì all’età di 86 anni in Israele, annegando in acqua. Mettendo in scena una fittizia conversazione nel giorno del suo compleanno, l’artista rende omaggio al suo antenato.
AntiGonna, «Enter the War (Entra in guerra)»,2017, colore, suono, 3:57 min. Courtesy l’artista
La guerra risiede nelle profondità della Terra. Le persone stesse la lasciano entrare. La guerra chiede di entrare.
AntiGonna, «Rave on the bones (Rave sulle ossa)»,2017, colore, suono, 6:59 min. Courtesy l’artista
In un periodo in cui laguerra in Ucraina si protrae, si protraggono anche i rave. Rave sulle ossa.
AntiGonna (in collaborazione con Nikita Kadan), «Lucid Skin (Pelle lucida)», 2019, colore, suono, 16:16 min. Courtesy l’artista
Il protagonista è un artista che ripensa la sua identità. Compie atti di autolesionismo come modo per punire la propria «mascolinità».
Yarema Malashchuk & Roman Himey, «Dedicated to the Youth of the World II (Dedicato alla gioventù del mondo II)», 2019, video HD, colore, suono, 9 min. Courtesy gli artisti
Techno-rave Cxema e gioventù, su cui la macchina da presa mette a fuoco la mattina successiva all’evento. Questo è il luogo d’incontro che i giovani di Kyiv stanno aspettando e per il quale si stanno preparando. Questa particolare fuga dalla vita quotidiana e il suo rifiuto evocano forme di rituali moderni.
R.E.P., «Yodler», 2011, colore, suono, 17:59 min. Courtesy gli artisti
Yodler fa parte di una serie di video che documentano le performance che il collettivo R.E.P. ha realizzato in contesti diversi e periferici, secondo le tradizioni popolari locali e le attuali situazioni culturali. Ogni volta, il pezzo interpretato dall’attore prende in prestito il titolo dal linguaggio in cui è realizzato, portando la tradizione di musicisti popolari itineranti, in questo caso austriaci, che scrivono ed eseguono canti religiosi, storici ed epici.
R.E.P., «Smuggling (Contrabbando)», 2007, colore, suono, 10 min. Courtesy gli artisti
La realtà documentaria di coloro che attraversano quotidianamente il confine, di coloro che si recano in un Paese limitrofo nella speranza di vendere un cartone di sigarette o una bottiglia di vodka per un misero profitto e che, in qualche modo miracoloso, corrisponde e non corrisponde alle azioni degli artisti che viaggiano con loro.
Nikolay Karabinovych, «As far as Possible (Il più lontano possibile)», 2020, bianco e nero, suono, 6:23 min. Courtesy l’artista
Un gruppo di turisti viaggia in pullman attraverso l’estuario di Kuyalnitsky alla periferia di Odessa, nelle grotte della quale si rifugiarono alcuni ebrei, inclusa la bisnonna dell’artista, durante l’inizio della seconda guerra mondiale.
Dana Kavelina, «There are no Monuments to Monuments (Non esistono monumenti per i monumenti)», 2021, colore, suono, 34:35 min. Courtesy l’artista
Un gruppo di persone parla di un monumento presumibilmente eretto a memoria della Catastrofe, ma le loro parole si disgregano non permettendo di comprendere né a quale monumento né a quale catastrofe facciano riferimento.
Daniil Revkovsky & Andriy Rachinsky, «Labor Safety in the Region of Dnipropetrovsk (Sicurezza sul lavoro nella regione di Dnipropetrovsk)», 2018, colore, suono, 22:13 min. Courtesy gli artisti
Filmati di vari siti industriali nella regione di Dnipropetrovsk sono assemblati senza un apparente montaggio specifico. Il video presenta un paesaggio di industrie in rovina ma ancora funzionanti, un paesaggio dalla natura e dal lavoro sviliti. Gli eventi che si susseguono sono a un tempo triviali e catastrofi: fanno parte della routine lavorativa ma forieri di uno stato di collasso.
Oleksiy Sai, «The longest, the most productive - Deep cleansing power (Il più lungo è il più produttivo – profondo potere detergente)», 2021, colore, suono, 3:29 min. Courtesy gli artisti
Gli artisti Oleksiy Sai si guadagnano da vivere come registi di spot pubblicitari. I loro video sono collage di spot con slogan ripetuti come «Il più lungo e il più produttivo» o «Potere di pulizia profonda». Come chiosato da un collega: «L’inferno me lo immagino così».
Alina Kleytman, «Responsibility (Responsabilità)», 2017, colore, suono, 6:24 min. Courtesy l’artista
Una ragazza sfoggia un ridicolo travestimento teso a mostrare come le persone «indossino» le aspettative altrui, cucendosele addosso come fossero vestiti.
Lada Nakonechna, «Switch on Red (Passa al rosso)», 2016, colore, suono, 3:02 min.Courtesy l’artista, Galerie EIGEN + ART Leipzig/Berlin
«Propongo di provare posizionarci dentro della Catastrofe e di immaginare modi per parlarne dall’interno. La catastrofe è qualcosa di molto personale, ma d’altro canto non riguarda il singolo, perché la persona non è sola, in questa situazione o in questa guerra. È anche una catastrofe delle relazioni e della sfera sociale, che influenza la politica, gli atteggiamenti generali e le nostre relazioni.

«Flag is burning» (2019) di Yaroslav Futymsky. Cortesia dell'artista