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Federico Florian
Leggi i suoi articoliQuando il poeta W.H. Auden, nella sua splendida Funeral Blues, scriveva «lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est e il mio Ovest», non avrebbe mai potuto immaginare che, quasi ottant’anni dopo, un artista visivo, l’americano David Horvitz, avrebbe creato una app ispirata direttamente alle sue struggenti parole. Si tratta di «The space between us», scaricabile da App Store sul proprio smartphone: una freccia bianca su fondo blu elettrico che, anziché indicare il nord, punta verso l’utente più prossimo in termini di distanza geografica. Una sorta di bussola corporea, fondata su un sistema d’orientamento geografico esclusivamente umano. Niente nord, sud, ovest, est: le coordinate spaziali sono definite da pure presenze digitali.
Commissionata in occasione della collettiva «Transparencies» (Bielefelder Kuntsverein e Kunstverein Nürnberg, fino al 17 gennaio), «The space between us» ci consente di orientarci l’uno verso l’altro. «Attraverso orizzonti, deserti, giorni, notti e reticoli di città, ci possiamo guardare in faccia», recita la descrizione della App. Una velata critica al disorientamento che affligge la società digitalizzata?
Se Horvitz offre un sistema per riconnetterci fisicamente agli altri, l’artista olandese Harm van den Dorpel propone un social network alternativo, fondato sul principio della perdita dell’orientamento. «Il lettore deve essere preparato a un certo senso di smarrimento», recita la pagina iniziale di «Deli Near Info».
A metà tra un Facebook privo di bacheche o profili e un’opera d’arte digitale, il software consente a chiunque possegga un account Twitter di entrare a far parte della comunità di utenti, condividendo Gif, testi, immagini e suoni. Nessuna struttura né organizzazione: un lento fluire d’immagini e icone che invitano a perdersi nelle maglie della Rete. E ancora, no timeline né ordinamento cronologico: scopo dell’artista è quello di generare un confusionario «eterno presente», in cui viene negata ogni possibilità di memoria e direzione.
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