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Un trittico per orientarsi

Federico Castelli Gattinara

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Nelle tre mostre aperte al MaXXI si parla diffusamente di Oriente. «Unedited History. Iran 1960-2014» (fino al 29 marzo) è una sorta di antologia degli ultimi cinquant’anni di questo complesso e affascinante Paese in oltre 200 opere, in gran parte mai viste prima in Italia. La mostra, ideata dal Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e curata da Catherine David, Odile Burluraux, Morad Montazami, Narmine Sadeg e da Vali Mahlouji per la sezione «Archeology of the Final Decade», è un tentativo di analizzare la trama della cultura visiva iraniana moderna cadenzandola, com’è del resto inevitabile, sui grandi rivolgimenti della storia recente del Paese, dalla modernizzazione sotto il regime autocratico dello scià Reza Pahlevi alla rivoluzione islamica del 1979 guidata dall’ayatollah Khomeini, dai lunghi anni di guerra con l’Iraq di Saddam Hussein fino ai giorni nostri. La mostra si compone di materiali e tecniche anche molto diversi (pittura, arti grafiche, caricatura, fotografia, cinema e arti performative) adottati da tre generazioni di artisti. La seconda mostra è incentrata sulla Corea. «The future is now!» (fino al 15 marzo) presenta opere dalla collezione di New Media Art dell’MMCA di Seul, il Museo nazionale d’arte moderna e contemporanea. Sono esposte 41 opere video e installazioni con media vari di 33 artisti differenti, a partire dai lavori pioneristici di Nam June Paik (sue le parole del titolo), Duck Jun Kwak e Hyun Ki Park degli anni Sessanta, e proseguendo con le sperimentazioni degli anni Ottanta, la rivoluzione digitale, i cambiamenti portati dalla rete e dai social network. In calendario, dal 9 al 15 marzo, anche una serie di performance di artisti coreani contemporanei. «Huang Yong Ping. Baton–Serpent» (fino al 24 maggio), a cura del direttore del MaXXI Hou Hanru, presenta infine, per la prima volta in Italia, una serie di opere monumentali del noto artista cinese, che dal 1989 vive e lavora a Parigi. Nella piazza davanti al museo e nella Galleria 3 sono installati lavori datati a partire dal 2000, un minareto lungo oltre dieci metri, una riproduzione in pietra del Pic de Bugarach dei Pirenei, un mulino da preghiera in rame dei buddhisti tibetani e lo scheletro di un serpente lungo una trentina metri. La mostra si sposterà al Red Brick Art Museum di Pechino nel 2015 e al Power Station of Art di Shanghai nel 2016.

Federico Castelli Gattinara, 08 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

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