Un palinsesto di storia del restauro

Nel Battistero di Padova conclusi i lavori agli affreschi di Giusto de’ Menabuoi

«L’Annunciazione», particolare degli affreschi di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero di Padova © Maddalena Santi per concessione Archivio Fotografico Soprintendenza Archeologia Belle Arti  e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso
Veronica Rodenigo |  | PADOVA

Si deve a una donna, Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco I da Carrara, la committenza della decorazione interna del Battistero di Padova. Fu lei, com’è risaputo, a chiamare tra il 1375 e il 1378 Giusto de’ Menabuoi (che la ritrasse con Petrarca e il consorte, allora Signore della città), affinché la fabbrica venisse riadattata a mausoleo e adornata con il ricchissimo programma iconografico che riveste la cupola con il Paradiso, il tamburo con le Storie della Genesi, le pareti laterali con quelle del Battista, della Vergine e di Cristo e il presbiterio con le Storie dell’Apocalisse.

La tomba di Fina e Francesco venne distrutta per damnatio memoriae al termine della Signoria, ma lo straordinario apparato decorativo è fortunatamente giunto sino a noi e continua a essere oggetto di azioni conservative, tanto che può definirsi un palinsesto di storia del restauro.

A fine agosto, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, in virtù di un finanziamento di 810mila euro di fondi ministeriali, ha concluso l’ultimo stralcio d’interventi che ha portato così a compimento il restauro di tutta la decorazione interna comprensiva anche di affreschi staccati e materiali lapidei policromi (direzione lavori Monica Pregnolato; responsabile unico del procedimento Luca Majoli; ditte escecutrici Tecnireco di Spoleto e Tecni.co.r e Conservazione e Restauro di Roma).

Nel 2013 già si era provveduto agli affreschi di cupola e tamburo; ora in 18 mesi di lavori sono state portate a compimento anche pareti laterali, abside e cupola minore mentre in futuro è in programma un intervento nella sagrestia.

Le cause del degrado, riferisce la Soprintendenza, sono quelle storiche, manifestatesi sin da fine Ottocento. Problematiche legate principalmente all’umidità non solo di risalita capillare bensì da infiltrazioni da tetto e finestre delle acque meteoriche che negli anni hanno dato origine a efflorescenze saline, depositi biancastri, abrasioni e perdite di pellicola pittorica, nonché a diffusi distacchi degli intonaci. Fenomeno che ha risentito anche delle ripercussioni dei bombardamenti durante i due conflitti mondiali nella vicina Cattedrale e di eventi sismici in anni più recenti.

L’azione principale è stata dunque il consolidamento degli intonaci mentre l’integrazione pittorica, sebbene diffusa, è stata minima e localizzata solo alle parti più abrase per restituire una maggiore leggibilità, con ritocchi su alcuni pennacchi soggetti a dilavamento o sul registro inferiore della parete nord, e con i riquadri di affreschi staccati dove l’abrasione era più evidente. Per le lacune maggiori da caduta d’intonaco si è scelta l’integrazione al neutro.

Per il futuro, precisano dalla Soprintendenza, a prescindere da un’ineludibile cultura della manutenzione sarebbero necessarie anche una revisione delle murature esterne e dei serramenti, un permanente monitoraggio ambientale e una progettazione illuminotecnica adeguata. Non si deve dimenticare infatti che il Battistero di San Giovanni è al vaglio per il riconoscimento di bene Unesco.

Intanto, con l’occasione di quest’ultimo restauro, sono state eseguite ricognizioni delle lesioni dovute a movimenti sismici e poste così le basi per la predisposizione di un sistema di monitoraggio che tenga conto del comportamento del Battistero in vista di simili eventi.

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