Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliPalestinese, nato a Gerusalemme nel 1961, Khalil Rabah ha inaugurato nel 2003 «The Palestinian Museum of Natural History and Humankind (Museo palestinese di storia naturale e umanità)». È il suo progetto più noto, un’opera concettuale concepita sotto forma di museo nomade con vari dipartimenti, dalla geologia alla botanica, alla paleontologia, tutti destinati a esplorare il contesto sociale e politico palestinese. Non ha una sede fisica vera e propria, ma consiste piuttosto nella presentazione di volta in volta di opere d’arte, reperti e manufatti. Fino al 28 gennaio un’estensione di questo straordinario museo arriva per la prima volta a Torino, nella Fondazione Merz, in una proposta espositiva curata da Claudia Gioia.
I grandi spazi modernisti dell’ex centrale termica delle Officine Lancia, sede dal 2005 della Fondazione intitolata al maestro dell’Arte povera Mario Merz, si trasformano in un cantiere archeologico che il visitatore è invitato a percorrere alla scoperta di oggetti, testimonianze e indizi che insieme confluiscono in un racconto storico aperto alla libera interpretazione di ciascuno di noi, designando il museo non come mero contenitore o espositore di oggetti, ma quale luogo in cui apprendere, comprendere e interpretare correttamente la storia. «La pratica artistica di Khalil Rabah spazia tra pittura, scultura e installazione per costruire un’analisi lu- cida e attenta della storia e delle sue interpretazioni, mettendone in discussione le modalità narrative e la percezione che generano. Tematiche fondamentali come il cambiamento, la memoria e l’identità si intersecano nei suoi lavori, creando nuovi modi di rappresentare le comunità e i rapporti che le compongono», spiegano dal museo.
«Collaborations By Inform», 2022, Cortesia Khalil Rabah
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