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«Buccia di Eva» (1929-30), di Bruno Munari (stima 60-80mila euro). Cortesia Il Ponte Casa d’Aste

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«Buccia di Eva» (1929-30), di Bruno Munari (stima 60-80mila euro). Cortesia Il Ponte Casa d’Aste

Un Munari futurista in vendita da Il Ponte

«Buccia di Eva», riemersa di recente in una collezione privata, è fra i top lot proposti nell’asta milanese del 28 novembre

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Elena Correggia

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L’importante ritrovamento di un’opera futurista di Bruno Munari, la grande tela «Buccia di Eva», costituisce uno dei motivi d’interesse dell’asta di arte moderna e contemporanea che la casa d’aste Il Ponte allestisce a Milano il 28 e 29 novembre. Il dipinto di Munari, stimato 60-80mila euro e datato 1929-30, fu esposto alla «Mostra futurista dell’architetto Sant’Elia e 22 pittori futuristi» organizzata alla galleria Pesaro di Milano nell’ottobre 1930.

Si tratta di una rarità in quanto rappresenta l’unica opera salvata di questo nucleo di lavori. Essi vennero infatti esposti in tutta Europa negli anni ’30 ma poi rimasero bloccati all’estero in seguito alle vicende tumultuose dell’epoca prebellica e furono completamente dispersi. Il dipinto, riemerso da una collezione privata, si rivela quindi un documento interessante, che aggiunge conoscenza alla prima produzione futurista di Munari.
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Il catalogo del 28 novembre segue un percorso cronologico nella storia dell’arte del XX secolo che mette subito in risalto la maestria di Angelo Morbelli, testimoniata da due pastelli su carta: «La sedia vuota» (8-12mila euro) - in cui emerge il protagonismo della luce del sole che irrompe a illuminare un’umile stanza - e «Il Natale dei rimasti» (10-15mila), entrambi eseguiti nel 1902 e dotati di un ricco curriculum espositivo che comprende una mostra a Villa Reale a Milano nel 1905, una al Museo Poldi Pezzoli nel 1970 e un’altra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1982.

Non manca poi De Chirico con un olio su tela del 1932 ca, «Cavallo bianco e zebra in corsa in riva al mare», caratterizzato da un’evocativa tecnica pittorica che si avvale di una materia pittorica trasparente e dai toni pastello (150-250mila euro). È poi presente un nucleo di opere futuriste provenienti da una collezione privata milanese (una seconda parte cronologicamente successiva verrà dispersa nel maggio dell’anno prossimo) in cui si distinguono fra gli altri un carboncino di Severini «Paesaggio urbano con luci artificiali» del 1913 (35-45mila), un «Temporale-città» del 1919 di Dottori (10-15mila) e un «Paesaggio dinamico», olio su tavola del 1917 di Prampolini (20-25mila).
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La corrente informale è ben rappresentata da un’imponente tela di Ennio Morlotti, «Collina a Imbersago (Paesaggio con figure)» del 1956, in passato custodita nelle collezioni di Giovanni Testori e poi Ponti-Loren (60-80mila euro). Fra le opere di Lucio Fontana si fa notare un armadio (50-70mila) commissionato nel 1956 per un’abitazione milanese che traspone nell’arredo il suo linguaggio spazialista, testimoniando la collaborazione che l’artista condusse con vari architetti negli anni Quaranta e Cinquanta.
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La ricerca sulla superficie e sul superamento della bidimensionalità della tela trova esempi pittorici anche nelle opere proposte di Paolo Scheggi del 1966 (70-90mila euro) e del 1968 (60-80mila) e in un’estroflessione rossa di Bonalumi del 1987 (20-30mila). La figura torna invece prepotentemente alla ribalta nella narrazione insita ne «Il bosco d’amore» di Renato Guttuso, una tela di oltre 4 metri di larghezza già nella collezione di Nicola Trussardi (80-120mila), esposta nel 1984 a Milano a Palazzo Reale.

Fra le proposte in asta anche un nucleo selezionato di lavori surrealisti fra i quali un olio di André Masson del 1931, «L’homme à la grenade» (40-60mila euro), proveniente dall’importante collezione Paul Rosenberg di New York.

Elena Correggia, 25 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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